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Staminali del cordone ombelicale: come avviene la raccolta e conservazione

Dermatite atopica nei neonati, crisaborolo sicuro ed efficace secondo uno studio di fase IV pubblicato sull'American Journal of Clinical Dermatology

Come avviene la raccolta e conservazione delle staminali del cordone ombelicale: un procoedimento utile per i trattamenti di numerose patologie

Quando una coppia sta per avere un bambino, spesso ha le idee confuse sull’argomento raccolta e conservazione cordone ombelicale. Le domande che vengono poste con maggiore frequenza riguardano infatti la procedura di raccolta delle cellule staminali cordonali, se causerà delle conseguenze per le condizioni di salute del neonato, e se davvero garantisce la conservazione delle staminali a lungo termine.

Dubbi di questo tipo vanno tolti fin da subito, chiarendo, come prima cosa, che il prelievo del sangue cordonale può avvenire solo al momento del parto ed è un’operazione sicura e indolore sia per la mamma che per il bimbo.

Per raccogliere il sangue dal cordone ombelicale si adopera un ago di grosso calibro, che viene inserito all’interno della vena ombelicale per prelevare il sangue. In seguito il sangue aspirato è introdotto in un’apposita sacca ematica provvista di una sostanza che ne impedirà la coagulazione. Questa procedura è compiuta da personale qualificato. Il sangue viene sottoposto ad analisi per controllare alcuni parametri (volume e cellularità) e per verificare che non ci siano batteri o sostanze contaminanti che potrebbero danneggiare il campione, impedendone una corretta conservazione.

Il campione di sangue subisce anche altri trattamenti, tra cui l’eliminazione del plasma o dei globuli rossi, affinché possa essere crioconservato presso una biobanca. Per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio all’interno del campione, cosa possibile in quanto la temperatura nelle strutture di conservazione chiamate biocontainers è di -196°C (si usa azoto liquido o gassoso), di solito si inietta nel sangue il dimetilsolfossido al 10% (DMSO)1, una sostanza crioprotettiva.

I biocontainers sono dei contenitori appositi adibiti alla crioconservazione dei campioni. Sono dotati di sistemi di allarme, progettati per segnalare alterazioni della temperatura che potrebbero mettere a repentaglio l’intero processo di conservazione. Come precauzione aggiuntiva, i biocontainers hanno una riserva di azoto, che all’occorrenza viene rilasciata (es. mancanza di corrente a causa di un black out).

Grazie a queste tecniche è possibile garantire la conservazione delle cellule staminali cordonali per un lungo periodo. Alcune ricerche condotte recentemente hanno evidenziato come sia possibile conservare le staminali cordonali per più di 24 anni, e come restino inalterate le caratteristiche di moltiplicazione e differenziazione che le contraddistinguono2,3. In una sperimentazione è stato analizzato il comportamento di cellule staminali che erano state crioconservate per più di 24 anni. Queste cellule sono state infuse in un modello murino, e dopo il trapianto ne hanno ripopolato il midollo osseo. Inoltre, dopo appena 6 mesi dall’infusione, ne sono state raccolte altre che hanno rigenerato anche il midollo osseo di un secondo modello murino3.

Questi risultati eccezionali sono la dimostrazione di come la conservazione delle staminali cordonali sia importante per predisporre trattamenti per un numero sempre maggiore di patologie.

Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

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Note bibliografiche

1. Moise, K.J., Jr., Umbilical cord stem cells. Obstet Gynecol, 2005. 106(6): p. 1393-407.

2. Broxmeyer, H.E., et al., Hematopoietic stem/progenitor cells, generation of induced pluripotent stem cells, and isolation of endothelial progenitors from 21- to 23.5-year cryopreserved cord blood Blood. 117(18): p. 4773-7.

3. Broxmeyer, H.E., Cord blood hematopoietic stem cell transplantation in StemBook, T.S.C.R. Community, Editor. May 26, 2010.

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