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Esofago di Barrett: diagnosi solo con endoscopia

Tumore dell’esofago: pembrolizumab più chemioterapia ha dimostrato un vantaggio in termini di sopravvivenza globale e sopravvivenza libera da progressione

Esofago di Barrett: l’unico modo per diagnosticare la patologia è l’endoscopia. Tra i nuovi trattamenti la termo-ablazione della mucosa con radiofrequenze

L’esofago di Barrett è una delle complicanze della malattia da reflusso gastroesofageo cronico. In un paziente su 10, che soffre di questo tipo di problema, la parte terminale dell’esofago, quella più vicina “all’ingresso” dello stomaco, può andare incontro ad una particolare trasformazione della mucosa di rivestimento. Questo cambiamento è una condizione da tenere monitorata negli anni perché può essere un fattore di rischio per il tumore gastrico. Ciò non significa che tutte le persone che soffrono di esofago di Barrett sviluppano il tumore. Questo succede circa nel 2-5% dei casi. Per questo motivo i pazienti che soffrono di reflusso gastroesofageo cronico dovrebbero eseguire nella loro vita controlli endoscopici ogni 5 anni  per valutare l’eventuale persistenza,  la severità dell’infiammazione della mucosa esofagea e l’eventuale presenza di esofago di Barrett.

Diagnosi

Il paziente generalmente accusa i disturbi tipici del reflusso gastroesofageo, ma oltre a questi non ci sono altri sintomi specifici. L’unico modo per diagnosticare l’esofago di Barrett è l’endoscopia, utile per identificare la mucosa anomala nel tratto finale dell’esofago. La conferma della diagnosi, quindi, si ottiene prelevando alcuni campioni tramite biopsie, durante l’endoscopia, da sottoporre all’esame istologico.

Terapie

Inizialmente si punta sui farmaci che azzerano la secrezione acida (gli inibitori della pompa protonica – PPI). L’inibizione della secrezione acida può in alcuni casi portare alla scomparsa della malattia. Ma se non dovesse bastare, spiegano gli esperti dell’Ospedale Niguarda, una tecnica emergente per il trattamento del Barrett è rappresentata dalla termo-ablazione della mucosa con radiofrequenze. Tra le opzioni chirurgiche vi è la rimozione della mucosa patologica con speciali procedure di dissezione endoscopica.  In alcuni casi l’intervento va inoltre considerato per curare il reflusso gastro-esofageo mediante delle tecniche di chirurgia plastica del giunto esofago-gastrico.

Controlli

Nella maggior parte dei casi la terapia con gli anti-acidi cerca di limitare la comparsa dell’alterazione cellulare a livello della mucosa gastrica, chiamata displasia.
La presenza o l’assenza di questa anomalia imposta il “calendario” della sorveglianza.
Nei pazienti con esofago di Barrett senza displasia i controlli endoscopici consigliati dalle linee guida internazionali prevedono degli ampi intervalli, dai 3 ai 5 anni.
In presenza di segni di displasia i controlli vanno, invece, resi più frequenti e, soprattutto, può essere considerata la possibilità di trattare il Barrett.

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