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Pere abate devastate dalla cimice: allarme in Emilia

Emilia-Romagna senza pere abate, le aziende lanciano l'allarme: “Milioni e milioni di danni”. L'incubo cimice asiatica prosegue

Emilia-Romagna senza pere abate, le aziende lanciano l’allarme: “Milioni e milioni di danni”. L’incubo cimice asiatica prosegue

Raccolto di pere abate dimezzato in Emilia-Romagna, con la varietà ‘regina’, Abate Fetel, che riduce drasticamente la sua produzione crollando da 247 a 106 mila tonnellate. Il comparto pere, spiega l’Agenzia Dire (www.dire.it) chiude il 2019 registrando una perdita di produzione di 98 milioni di euro e un danno di oltre 22 milioni di euro per decadimento qualitativo, che va ad aggiungersi alla debacle dell’indotto (post raccolta, confezionamento, logistica e manodopera) stimata intorno agli 87 milioni di euro.

Adesso l’obiettivo è la campagna 2020, alla vigilia dell’arrivo del ministro Teresa Bellanova (lunedì a Ferrara) nella regione simbolo del settore pericolo italiano (243.000 tonnellate prodotte su un totale nazionale di 365 tonnellate), e Confagricoltura si aspetta segnali concreti.

Del resto, “sono 5.000 le aziende agricole, nella nostra regione, che necessitano di veloci interventi finalizzati a un sostegno economico adeguato, se si vuole scongiurare il pericolo di una inevitabile perdita dell’intero comparto produttivo, con ricadute socio-economiche difficilmente calcolabili- avverte il presidente regionale dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Albano Bergami- serve un tavolo di coordinamento tecnico che riunisca tutte le regioni assediate da cimice asiatica e maculatura bruna, per dettare una linea di difesa delle produzioni che sia efficace”. E di pari passo viene sollecitata la “lotta chimica più mirata, per questo chiediamo di tenere attive le poche molecole ancora disponibili -tra queste alcune in corso di revisione- cioè una sorta di moratoria affinché non siano poste ulteriori limitazioni al loro utilizzo, perlomeno fino al termine di questa fase emergenziale”.

Un aiuto al comparto delle pere abate e non solo potrebbe arrivare anche dalla Regione Emilia-Romagna con cui si sta condividendo la proposta di ampliare il contributo per l’installazione delle reti anti-insetto all’80% per abbattere ulteriormente il costo d’acquisto. Per riuscire a limitare i danni si guarda anche alla lotta biologica.

Soprattutto, entro la prossima primavera– sottolinea il presidente dei frutticoltori- dobbiamo essere in grado di effettuare i primi lanci degli insetti antagonisti (vespa samurai), a tal fine siamo in attesa che il ministero dell’Ambiente emani le linee guida all’introduzione”.

Priorità di Confagricoltura Emilia Romagna è rivedere anche l’approccio alle nuove tecnologie. “Non possiamo fare a meno della scienza, della ricerca e della sperimentazione- prosegue Bergami- l’introduzione delle nuove tecnologie di miglioramento dei vegetali, come l’editing del genoma col sistema Crispr, è una risposta concreta non solo alle esigenze della produzione, nell’ottenere piante più sane e di conseguenza più produttive, ma allo stesso tempo alle sempre più elevate esigenze di sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare”. Rimarca Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna: “Vogliamo davvero sostenere l’agricoltura italiana? E farlo magari in maniera ecosostenibile, a basso impatto ambientale quindi con poca chimica? Allora non abbiamo altra scelta che ricorrere alla ricerca scientifica e sperare in un nuovo indirizzo politico capace di intercettare investimenti anche importanti da dedicare al settore. Climate change e parassiti hanno cambiato il modo di coltivare. Una missione impossibile se continuiamo ad adottare le tecniche d’un tempo”.

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