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Colangiocarcinoma: nuovi risultati per pemigatinib

In Italia si stima un totale di circa 130mila pazienti affetti da patologie autoimmuni con difficoltà di accesso ai farmaci biologici

Colangiocarcinoma, presentati i risultati di Fase II di pemigatinib: entro la fine dell’anno è prevista la domanda di approvazione del farmaco negli Stati Uniti

Al Congresso 2019 della European Society for Medical Oncology (ESMO), sono stati presentati i positivi risultati dello studio clinico di Fase II FIGHT-202, che ha valutato la sicurezza e l’efficacia del farmaco pemigatinib – un inibitore selettivo del recettore del fattore di crescita dei fibroblasti (FGFR, fibroblast growth factor receptor) – come terapia per i pazienti affetti da colangiocarcinoma in stadio localmente avanzato o metastatico già trattati in precedenza.

“Siamo entusiasti di poter condividere dati aggiornati su pemigatinib, una molecola che può offrire un approccio terapeutico promettente e mirato ai pazienti con colangiocarcinoma con fusioni o riarrangiamenti di FGFR2”, ha affermato Peter Langmuir, MD, Group Vice President, Targeted Therapeutics, Incyte. “I pazienti con colangiocarcinoma in stadio avanzato affrontano una prognosi sfavorevole; attualmente, inoltre, non esiste uno standard di cura oltre la chemioterapia di prima linea. Siamo impegnati nello sviluppo di pemigatinib, una potente e selettiva terapia ‘target’, mirata a un fattore chiave di questa malattia, e prevediamo di sottomettere tra breve tempo alla US Food and Drug Administration (FDA) una domanda di registrazione di nuovo farmaco”.

Il colangiocarcinoma è un tumore raro che si forma nel dotto biliare. Viene classificato in base alla sua origine: il colangiocarcinoma intraepatico (iCCA, intrahepatic cholangiocarcinoma) si verifica nel dotto biliare all’interno del fegato, mentre il colangiocarcinoma extraepatico si verifica nel dotto biliare all’esterno del fegato. I pazienti con colangiocarcinoma vengono spesso diagnosticati in una fase tardiva o avanzata della malattia, quando la prognosi è già scarsa. L’incidenza del colangiocarcinoma cambia a livello regionale, e nel Nordamerica e in Europa varia tra 0,3 e 3,4 casi per 100.000 abitanti. Le fusioni o i riarrangiamenti di FGFR2 si verificano quasi esclusivamente nell’iCCA, dove vengono osservati nel 10-16% dei pazienti.

Lo studio multicentrico, in aperto, di Fase II, FIGHT-202 ha valutato la sicurezza e l’efficacia di pemigatinib in pazienti adulti (età ≥18 anni) con colangiocarcinoma in stadio localmente avanzato o metastatico già trattato in precedenza e con stato FGF/FGFR documentato. I pazienti sono stati suddivisi in tre coorti: Coorte A (fusioni o riarrangiamenti di FGFR2), Coorte B (altre alterazioni genetiche FGF/FGFR) o Coorte C (nessuna alterazione genetica FGF/FGFR). Tutti i pazienti hanno ricevuto 13,5 mg di pemigatinib per via orale una volta al giorno (QD) per un ciclo di 21 giorni (due settimane di assunzione/una settimana senza assunzione) fino alla progressione radiologica della malattia o a una tossicità inaccettabile.

I dati aggiornati presentati al Congresso ESMO dimostrano che, nei pazienti della Coorte A (n=107), con colangiocarcinoma in stadio localmente avanzato o metastatico già trattato in precedenza e con fusioni o riarrangiamenti di FGFR2 (Coorte A, n=107), pemigatinib in monoterapia ha determinato un tasso di risposta globale (ORR, overall response rate) del 36%, confermato sulla base di un esame radiografico centrale indipendente, ivi inclusi 3 pazienti con risposta completa (CR, complete response) e 35 pazienti con risposta parziale (PR, partial response). In questi pazienti, il tasso di controllo della malattia (DCR, disease control rate) è stato dell’82%, la durata mediana della risposta (DOR, duration of response) è stata di 7,5 mesi e la sopravvivenza mediana libera da progressione (PFS, progression free survival) è stata di 6,9 mesi. I dati preliminari sulla sopravvivenza globale (OS, overall survival) sono stati incoraggianti (mediana: 21,1 mesi), e il follow-up continuerà, poiché questi dati non sono ancora maturi.

L’analisi di sicurezza, che ha incluso 146 pazienti, ha dimostrato che pemigatinib è stato generalmente ben tollerato. L’iperfosfatemia di grado 1 o 2 – l’evento avverso correlato al trattamento (TEAE) più comune (60%) – è stata gestita con una dieta a basso contenuto di fosfati, leganti dei fosfati e diuretici, con una riduzione della dose o con la sospensione del trattamento. Il TEAE di grado ≥3 più comune è stato l’ipofosfatemia (12%); nessuno dei casi è stato considerato clinicamente significativo o grave, e nessuno ha determinato una riduzione della dose o la sospensione del trattamento. Nel 4% dei pazienti è stato osservato distacco di retina secondario (grado ≥3: 1%), senza che alcuno dei casi comportasse sequele cliniche.

“I pazienti con colangiocarcinoma devono affrontare una sfida significativa, rappresentata da una patologia potenzialmente fatale che viene spesso diagnosticata solo dopo la sua progressione in stadi più avanzati”, ha dichiarato Arndt Vogel, MD, Senior Consultant e Professore presso la Hannover Medical School. “Come medico, mi sento incoraggiato nell’osservare i dati dello studio FIGHT-202, che dimostrano come pemigatinib abbia il potenziale per diventare un’opzione terapeutica importante ed estremamente necessaria per questa popolazione di pazienti”.

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