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Trombosi: la diagnosi precoce è fondamentale

Le vene varicose non sono un problema di salute solo al femminile ma riguardano anche il 25% degli uomini: per trattarle anche l’uso di prodotti d’origine vegetale

Conoscere la trombosi significa curarla e salvare delle vite: per questo la diagnosi precoce è fondamentale contro la patologia

Nei giorni scorsi si è celebrato in tutto il mondo il World trombosis day: la trombosi, coagulo che ostruisce il circolo sanguigno in una vena o in un’arteria, è la terza malattia cardiovascolare più comune dopo l’ischemia miocardica e l’ictus cerebrale ed è connessa a due gravi complicanzel’embolia polmonare e la sindrome post-trombotica.

Conoscere la trombosi significa curarla e salvare delle vite e per questo la diagnosi precoce è fondamentale.

Come si fa la diagnosi

Oggi è possibile diagnosticare la trombosi con un ecocolordoppler, esame non invasivo che fornisce informazioni precise sullo stato di salute delle pareti venose, sul funzionamento delle valvole e l’eventuale presenza di reflusso (ritorno venoso) ed è in grado di valutare la presenza di ostruzioni e coaguli.

Come si cura

La strategia terapeutica va studiata sulla base delle esigenze cliniche del paziente. Alla terapia con eparina e farmaci anticoagulanti orali, che contribuiscono a sciogliere il trombo, in alcuni casi, si può abbinare la tromboaspirazione cioè un intervento mininvasivo eseguito per via percutanea che ripulisce il vaso ostruito con cateteri endovascolari.

Anche i pazienti con sindrome post-trombotica e trombosi croniche con occlusioni già stabilizzate dei vasi iliaci e femorali oggi possono beneficiare di nuove tecniche che permettono di ricanalizzare le vene occluse (riaprire) con stent (retine metalliche) che dilatano il trombo contro le pareti in modo da permettere il passaggio del sangue.

«Oggi, tra tecniche chirurgiche innovative e nuovi farmaci abbiamo la possibilità di curare la trombosi in modo da restituire al paziente la qualità di vita che aveva prima, nel più breve tempo possibile» afferma Domenico Baccellieri, chirurgo vascolare e coordinatore del Vein Center dell’Unità di Chirurgia Vascolare, diretta dal professor Roberto Chiesa.

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