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A Vinci l’Angelo Annunciante attribuito a Leonardo

Angelo Annunciante attribuito dal professor Carlo Pedretti a Leonardo sarà esposto a Vinci, al Centro Leo-Lev. La scultura è stata restaurata di recente

Angelo Annunciante attribuito dal professor Carlo Pedretti a Leonardo sarà esposto a Vinci, al Centro Leo-Lev. La scultura della pieve di San Gennaro a Capannori è stata restaurata di recente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze

Arriva in esposizione a Vinci (Firenze) l’‘Angelo Annunciante’, scultura della pieve di San Gennaro a Capannori (Lucca) che il professor Carlo Pedretti aveva attribuito a Leonardo da Vinci. La presunta opera giovanile del genio del Rinascimento è stata restaurata di recente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Nel 1773 l’opera fu danneggiata perché, secondo le cronache del tempo, fu colpita accidentalmente con una scala. La scultura policroma in terracotta, alta 131 centimetri, raffigura l’Arcangelo Gabriele ed era stata attribuita già nel 1958 alla scuola del Verrocchio dallo storico d’arte Carlo Ludovico Ragghianti, per poi essere attribuita nel 1999 da Pedretti come opera giovanile leonardiana.

L’opera viene esposta da oggi al Centro Leo-Lev di Vinci che, per l’occasione, verrà inaugurato assieme alla piazza antistante, dedicata allo stesso Carlo Pedretti. Il nuovo spazio espositivo è stato ricavato all’interno di una villa padronale novecentesca nel centro di Vinci.

La mostra con Angelo Annunciante aprirà al pubblico lo stesso sabato alle 15.00 e resterà visitabile tutti i giorni fino al 2 febbraio 2020 (orario: lun-ven 10-17, sab-dom 10-18; ingresso 8 € / 6 €). Il catalogo illustrato a colori edito da Polistampa (pp. 152, euro 28), oltre ad analizzare l’opera da un punto di vista storico e iconografico, documenta l’attento intervento di restauro che è stato accompagnato da indagini diagnostiche e dallo studio della tecnica esecutiva.

Info sull’opera

La scultura policroma in terracotta alta 131 cm e raffigurante l’Arcangelo Gabriele era stata attribuita già nel 1958 alla scuola del Verrocchio dallo storico d’arte Ludovico Ragghianti, per poi essere riconosciuta nel 1999 da Pedretti come opera giovanile di Leonardo da Vinci. Eseguita alla fine del Quattrocento e collocata nella Pieve di San Gennaro a Capannori (Lucca), l’opera subì un grave danno nel 1773 quando, secondo alcuni documenti, cadde in frantumi dopo essere stata colpita da una scala. Il restauro, finanziato dal Centro Leo-Lev e durato meno di un anno, è stato effettuato dal settore dei Materiali Ceramici, Plastici e Vitrei dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, sotto la direzione di Laura Speranza.

L’Opificio ha anche realizzato una copia fedele dell’angelo in terracotta, attraverso la scansione in 3D dell’opera e con l’analisi e il recupero dei pigmenti originari e l’utilizzo della stessa tecnica pittorica, ottenendo una scultura che replica l’opera come se fosse appena uscita dalle mani dell’artista che la produsse. L’angelo e la sua replica sono esposti al primo piano del complesso, dove i visitatori possono usufruire di contributi multimediali dedicati alla statua, al suo restauro e alla creazione della copia. Uno speciale filmato illustra il percorso di ritorno dell’angelo da Vinci attraverso la Valdinievole fino alla pieve romanica di San Gennaro, dove sarà ricollocato a mostra conclusa.

Il piano terreno ospita la mostra parallela Skyline. Le Città di Leonardo, dedicata ai luoghi che hanno accompagnato il percorso di vita dell’artista. Le opere grafiche di Oreste Ruggiero, riprodotte su pannelli murali di grandi dimensioni, raffigurano i panorami urbani di Vinci, Firenze, Milano, Roma, Amboise: cinque città che rappresentano altrettante tappe nel cammino umano e artistico di Leonardo, dalla sua nascita e formazione artistica fino agli ultimi anni di vita trascorsi in Francia. Sempre al piano terra si trova una sezione dedicata a quei motivi decorativi noti come “nodi vinciani”, che hanno ispirato una serie di elaborazioni grafiche originali e ricche di spunti per un approccio innovativo all’opera e al contesto leonardiano.

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