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Scompenso cardiaco: cura da un farmaco per diabete

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Scompenso cardiaco: dapagliflozin, un farmaco utilizzato nel diabete, si è dimostrato efficace nel trattamento della patologia. I risultati al congresso dell’European Society of Cardiology

Pensato per il diabete, molto utile nello scompenso cardiaco. Parliamo di dapagliflozin, un farmaco approvato per il trattamento del diabete che nel prossimo futuro rivoluzionerà la cura dello scompenso cardiaco. In uno studio presentato al recente congresso della European Society of Cardiology, la molecola si è dimostrata efficace nel ridurre mortalità e ricoveri ospedalieri nelle persone affette da questa patologia. Un risultato straordinario che cambierà la pratica clinica nella gestione di questa grave condizione.

Lo scompenso cardiaco è un’alterazione della struttura e della funzione cardiaca che porta a un’insufficiente funzione di pompa del cuore. Come conseguenza, gli organi e i tessuti ricevono una quantità inadeguata di ossigeno per le loro esigenze metaboliche. Se all’inizio della malattia l’affanno si manifesta soltanto in una condizione di sforzo intenso, con l’aggravarsi della patologia il respiro difficoltoso inizia a intaccare anche le attività più semplici, come lavarsi o camminare, fino ad arrivare a un punto in cui il paziente convive con l’affaticamento persino quando è a riposo. Lo scompenso rappresenta la prima causa di ricovero ospedaliero dai 65 anni di età.

Il trattamento dello scompenso cardiaco prevede varie opzioni. L’obiettivo è quello di rallentare la progressione della patologia, ridurre l’ospedalizzazione, aumentare la sopravvivenza e ridurre i sintomi al fine di migliorare la qualità della vita. La terapia per lo scompenso cardiaco è principalmente farmacologica. In base alle caratteristiche della patologia e alla storia clinica del paziente si procede alla somministrazione di diuretici che contribuiscono all’eliminazione dei liquidi in eccesso accumulati dall’organismo. In aggiunta possono essere prescritti ACE inibitorisartani e beta-bloccanti che riducono la pressione e migliorano nel tempo la funzionalità cardiaca.

DAPAGLIFLOZIN RIDUCE MORTALITA’ E COMPLICANZE

Negli ultimi anni, nei pazienti con diabete, i cardiologi hanno notato che l’utilizzo di dapagliflozin -oltre a trattare efficacemente il diabete- portava ad un notevole miglioramento dei sintomi dello scompenso cardiaco. Partendo da questa osservazione sono nati i primi studi volti a valutare l’efficacia della molecola nello scompenso anche in assenza del diabete. Uno di essi è lo studio PARADIGM-HF, presentato ad ESC. Lo studio, che ha coinvolto oltre 4700 pazienti con scompenso cardiaco a ridotta eiezione, ha dimostrato che l’utilizzo di dapagliflozin in associazione alla classica terapia anti-scompenso, ha portato ad una riduzione del 26% della mortalità e dei ricoveri.

CAMBIA LA PRATICA CLINICA

L’analisi, che doveva inizialmente essere presentata nei prossimi mesi al congresso dell’American Heart Association, è stata illustrata ad ESC su precisa richiesta dell’autore dello studio, il professor John McMurray. “Quando ho cominciato a vedere i risultati definitivi qualche settimana fa -racconta- ho capito che non sarebbe stato etico aspettare altri tre mesi. Lo dovevo a quelle migliaia di pazienti che nel frattempo sarebbero morti di scompenso cardiaco, era un’importante questione di salute pubblica. E così ho chiesto all’ESC di poter presentare questi dati qui a Parigi”. Per quanto riguarda il nostro Paese ora la molecola in questione, approvata e commercializzata da AstraZeneca per il diabete, sarà oggetto di domanda di registrazione anche per lo scopenso cardiaco. Grazie a questo studio cambierà la pratica clinica della gestione dello scompenso cardiaco.

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