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Ipercolesterolemia: inclisiran supera la fase 3

Lerodalcibep, inibitore di PCSK9 di terza generazione, può ridurre i livelli di colesterolo LDL del 56% in più in pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari

Ipercolesterolemia, l’anti PCSK9 inclisiran, frutto della tecnologia della RNA interference, supera la fase III. Basteranno due iniezioni l’anno

E’ positivo il primo dei tre studi che serviranno per determinare il ruolo clinico di inclisiran, il nuovo anti PCSK9 frutto della tecnologia della RNA interference. A differenza dei due anticorpi monoclonali già in commercio, evolocumab e alirocumab, non agisce bloccando la proteina PCSK9 (che a sua volta blocca l’assorbimento del colesterolo dal torrente ematico) bensì impendendo la sua espressione attraverso l’azione sull’RNA che la codifica.

The Medicines Company con un comunicato ha reso noto che il farmaco ha centrato tutti gli end point primari e secondari dello studio registrativo ORION-11. L’azienda per ora fa sapere che il farmaco ha dimostrando un’efficacia coerente con gli studi precedenti e un profilo di sicurezza “almeno altrettanto favorevole” di uno studio di Fase 2 e della sua estensione open-label.

Gli end point primari valutati nello studio sono la variazione percentuale delle LDL-C dal basale a 17 mesi e la variazione percentuale delle LDL-C al basale, dopo 3 mesi e a 18 mesi. Gli end point secondari chiave comprendevano la variazione assoluta media a 17 mesi, la riduzione assoluta media a 3 mesi e a 18 mesi, e cambiamenti in altri lipidi e lipoproteine.

I dati completi del trial saranno resi noti il 2 settembre, nel corso del congresso ESC di Parigi, il più importante al mondo per la cardiologia.

Nello studio ORION-11, circa 1.600 pazienti sono stati randomizzati per ricevere inclisiran o placebo. I partecipanti alla sperimentazione dovevano avere una malattia cardiovascolare aterosclerotica o un rischio equivalente con alti livelli di colesterolo, nonostante la terapia con statine alla massima dose tollerata.

Entro la fine dell’anno, l’azienda intende presentare il dossier registrativo alle autorità regolatorie americane e nella prima parte del 2020 anche in Europa.

Inclisiran è il capostipite di una nuova classe di farmaci che agiscono disattivando la sintesi della PCSK9 nel fegato. Pur avendo come target la PCSK9, il meccanismo d’azione di inclisiran è diverso rispetto a quello degli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 attualmente disponibili sul mercato. Inclisiran, infatti, è un oligonucleotide sintetico a doppio filamento (PCSK9si), che viene assorbito selettivamente a livello epatico e attiva un complesso di silenziamento in grado di degradare l’RNA messaggero responsabile della sintesi della PCSK9.

Se approvato, il farmaco sarà in concorrenza con altri due farmaci che hanno come bersaglio PCSK9: Repatha di Amgen e Praluent di Sanofi.

Umer Raffat, analista di Evercore ISI, ha definito il successo  di ORION-11 una “pietra miliare”, dicendo che inclisiran potrebbe essere visto come il primo “vaccino” nel trattamento del colesterolo alto. Il farmaco viene assunto due volte all’anno.

In una popolazione di pazienti simili, Repatha (evolocumab) ha abbassato le LDL in media del 57% in più del placebo dopo 72 settimane, mentre Praluent (alirocumab) ha portato ad un calo del 55% dopo 48 settimane.

Il successo di inclisiran dipenderà notevolmente dai risultati provenienti dagli studi ORION-11 e da altri due studi di fase 3, chiamati ORION-9 e ORION-10. Medicines Co. ha ottenuto inclisiran da Alnylam Pharmaceuticals nel 2013, pagandolo 25 milioni di dollari in anticipo e concordando altri 180 milioni di dollari in pietre miliari predefinite.

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