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Asma, mepolizumab riduce riacutizzazioni

La risposta ai broncodilatatori (BDR) non si associa né al controllo né ai sintomi dell'asma nei pazienti con asma scarsamente controllato secondo uno studio

Asma, mepolizumab riduce le riacutizzazioni della malattia indipendentemente dal peso e dall’indice di massa corporea

Il trattamento con mepolizumab si associa a miglioramenti clinici nei pazienti con asma severo eosinofilico appartenenti ad un ampio range di categorie di peso corporeo e di indice di massa corporea (BMI). Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc di studi registrativi sull’impiego del farmaco nell’asma severo eosinofilico, pubblicata su Respiratory Research.

Qualche informazione su mepolizumab
Mepolizumab è un anticorpo monoclonale che diminuisce la maturazione e la sopravvivenza dell’eosinofilo legandosi all’interleuchina-5 (IL-5) e impedendogli di interagire con il recettore dell’IL-5, riducendo così gli eosinofili nel sangue.

L’asma grave è definito come quello che richiede un trattamento con corticosteroidi inalati ad alte dosi (ICS) più un secondo farmaco (e/o corticosteroidi sistemici) per evitare che diventi “incontrollato” o che rimanga “incontrollato” nonostante questa terapia. I pazienti affetti da asma grave sono spesso classificati anche in base all’uso a lungo termine di corticosteroidi orali (OCS). In un sottogruppo di pazienti affetti da asma grave, la sovrapproduzione di eosinofili (un tipo di globuli bianchi) è nota per causare infiammazione nei polmoni.

L’interleuchina-5 (IL-5) è il principale promotore della crescita, dell’attivazione e della sopravvivenza dell’eosinofilo e fornisce un segnale essenziale per il movimento dell’eosinofilo dal midollo osseo al polmone. Gli studi suggeriscono che circa il 60% dei pazienti con asma grave hanno infiammazione eosinofilica delle vie respiratorie.

Il farmaco è disponibile nel nostro Paese ormai da 2 anni per il trattamento dell’asma severo eosinofilico nell’adulto; l’indicazione al trattamento in pediatria, invece, è stata ottenuta esattamente un anno fa.

Obiettivi e disegno dello studio
“L’adozione di regimi di trattamento a dose fissa rappresenta un’opzione da preferire in quanto riduce sensibilmente la probabilità di errori di dosaggio e di spreco di principi attivi rispetto a quanto osservato con l’impiego di regimi di trattamento dove la posologia è determinata sulla base del peso corporeo – ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro”.

Ciò detto, i pazienti in sovrappeso, o francamente obesi, potrebbero mostrare una riduzione della risposta ad alcuni trattamenti in ragione di una alterata biodisponibilità del farmaco. Per questo si è ritenuto importante esplorare la risposta al trattamento con regimi farmacologici a dose fissa in un ampio spettro di valori ponderali e di indici di composizione corporea.

L’analisi post-hoc appena pubblicata si è proposta l’obiettivo di fare una metanalisi dei dati di due studi registrativi di fase 3 sull’impiego di mepolizumab nell’asma severo (studio MENSA –  Mepolizumab as adjunctive therapy in Patients with Severe Asthma  – e studio MUSCA – Mepolizumab adjUnctive therapy in subjects with Severe eosinophiliC Asthma) -, valutando l’efficacia della dose approvata per l’impiego del farmaco (100 mg sottocute) vs. placebo in pazienti con asma severo eosinofilico in base al peso corporeo e al BMI.

Nello studio MENSA, i partecipanti al trial erano stati randomizzati al trattamento con 75 mg di mepolizumab endovena, 100 mg di mepolizumab sottocute o con placebo per 32 settimane a cadenza mensile.

Nello studio MUSCA, invece, i partecipanti al trial erano stato randomizzati a trattamento con 100 mg di mepolizumab sottocute o a placebo (in aggiunta allo standard di cura) per 24 settimane a cadenza mensile.
L’analisi post-hoc in questione si è limitata a considerare i dati provenienti dai pazienti sottoposti a trattamento con mepolizumab 100 mg sottocute o con placebo in pazienti di età ≥12 anni con asma severo eosinofilico (conta eosinofili ≥300 cellule/µL nel corso dell’anno precedente l’avvio del trial o 150 cellule/µL allo screening), sulla base del BMI e del peso corporeo.

L’endpoint primario dello studio era rappresentato dal tasso annuale di riacutizzazioni clinicamente significative (peggioramento della condizione asmatica necessitante del ricorso a corticosteroidi sistemici e/o ospedalizzazione o visita al Pronto Soccorso).

Tra quelli secondari, invece, vi erano:
la proporzione di pazienti con riacutizzazioni non clinicamente significative nel corso dello studio
la valutazione delle funzione polmonare, mediante FEV1
la variazione dei punteggi SGRQ  (St. George’s Respiratory Questionnaire) e ACQ-5 (Asthma Control Questionnaire-5)
la conta di eosinofili nel sangue

Tutte le analisi sono state condotte in base al peso corporeo iniziale (categorie per tutti gli endpoint considerati: a) ≤60 kg; b) >60-75 kg; c) >75-90 kg; >90 kg; soglie valide solo per endpoint primario: a) <100 kg; b) ≥100 kg) e ai valori di BMI (categorie per tutti gli end point considerati: a) ≤25 kg/m2; b) >25-30 kg/m2; c) >30 kg/m2; soglie valide solo per endpoint primario: a) <36 kg/m2 b) ≥36 kg/m2).

Risultati principali
Indipendentemente dal peso corporeo e dalle soglie fissate nell’analisi, è emerso che il trattamento con mepolizumab 100 mg sottocute era associato a riduzioni comprese tra il 50% e il 70% del tasso annuale di riacutizzazioni clinicamente significative rispetto al placebo. Inoltre, il trattamento con il farmaco anti-IL5 è risultato associato a riduzioni comprese tra il 49% e il 62% del tasso annuale di riacutizzazioni clinicamente significative rispetto al placebo, indipendentemente dai valori di BMI e dalle soglie fissate nell’analisi.

Passando agli endpoint secondari, sono stati documentati miglioramenti della funzione polmonare (FEV1) con mepolizumab, rispetto al placebo, indipendentemente dal peso corporeo (eccezion fatta per gli individui di peso >90 kg) e dal BMI, come pure un vantaggio del farmaco rispetto al placebo in termini di miglioramento dei punteggi SGRQ e ACQ-5, indipendentemente dal peso e dal BMI dei pazienti.

Riassumendo
L’analisi post-hoc in questione ha suffragato l’appropriatezza d’impiego del regime a dose fissa di mepolizumab nel trattamento dell’asma severo eosinofilico, non risultando necessaria l’operazione di adattamento della posologia al peso e alla composizione corporea.

Restano da approfondire, tuttavia, le ragioni alla base del ridotto miglioramento della funzione polmonare (FEV1) rilevato nella categoria di pazienti a maggior peso corporeo.

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