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Primo trapianto di fegato dopo metastasi da cancro al seno

A Roma il primo trapianto di fegato in Italia dopo metastasi da cancro al seno: intervento eseguito da equipe interdisciplinare del San Camillo-Spallanzani

A Roma il primo trapianto di fegato in Italia dopo metastasi da cancro al seno: intervento eseguito da equipe interdisciplinare del San Camillo-Spallanzani

A Roma il primo trapianto di fegato in Italia dopo metastasi da cancro al seno: intervento eseguito da equipe interdisciplinare del San Camillo-Spallanzani

È tutto italiano il primo trapianto di fegato effettuato su una paziente già colpita da metastasi epatica da carcinoma mammario trattata con chemio e radioterapia. È questo lo straordinario risultato raggiunto lo scorso 12 luglio dal Centro Polo Interaziendale Trapianti (Poit) dell’ospedale San Camillo-Forlanini insieme all’Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani Irccs di Roma, dove dall’inizio dell’anno sono stati effettuati 19 trapianti di fegato, 13 di reni e 2 di pancreas. 

“Ci riempie di orgoglio che questo sia il Servizio sanitario nazionale- ha commentato alla Dire (www.dire.it) Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, in occasione oggi a Roma della conferenza stampa organizzata per spiegare i dettagli del trapianto- Senza questo lavoro interdisciplinare e di squadra, che ha coinvolto più persone, più ospedali e più province, tutto questo non sarebbe stato possibile. Sono qui per dimostrare questo orgoglio”.

LA STORIA DI LEILA BIZZICCARI

La paziente, Leila Bizziccari, aveva sviluppato un carcinoma mammario operato nel 2000. “Le lesioni del carcinoma- ha spiegato il professor Giuseppe Maria Ettorre, direttore dell’equipe che si è occupata del trapianto presso il Poit- sono state trattate a più riprese con terapia oncologica dal professor Enrico Cortesi del Policlinico Umberto I e la radioembolizzazione con Yttrio-90 è stata seguita, invece, dal direttore di Radiologia Interventistica del San Camillo-Forlanini, Roberto Cianni riuscendo ad ottenere una stabilità oncologica”.

A seguito di chemio e radio la paziente ha sviluppato insufficienza epatica, la malattia di Leila ha avuto quindi “un lungo intervallo, di circa 10 anni”, ha spiegato Fabrizio D’Alba, dg del San Camillo. “All’età di 30 anni è arrivata la malattia del seno e a 40 l’insufficienza epatica- ha precisato il professor Ettorre- Vista la stabilità oncologica mantenuta, questo ci ha spinto a proporre alla paziente un trapianto di fegato, pratica solitamente inusuale per questo tipo di patologia”.

Secondo l’assessore D’Amato, si tratta di un’operazione che potrà aprire “nuove chance di trattamento per una categoria di pazienti che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di cura”. Una pratica che apre “con molta prudenza una nuova strada- ha aggiunto Ettorre- e vedere che la paziente sta molto meglio ci riempie di gioia”. L’intervento è il risultato di un protocollo sperimentale che “oggi intanto è la risoluzione di un fatto specifico e apre anche a nuove possibilità”, ha voluto ribadire il dg D’Alba. Il protocollo, infatti, è stato accolto dal comitato etico della Regione Lazio a testimonianza che “le capacità si possono sostanziare in speranza per i pazienti”.

La paziente Leila ha infine raccontato: “Sono molto commossa, diciamo che il mio secondo compleanno ormai è il 12 luglio. Sono grata di quest’occasione perché non avrei potuto averne altre. Lo studio, la ricerca prima dell’intervento, hanno avuto un valore fondamentale, mi hanno salvato la vita due volte, ma quest’epilogo non me l’aspettavo. È stato stupendo. È un’emozione continua e non posso che dire grazie perché per me è davvero una seconda vita”.

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