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Venditore a domicilio: lavoro sicuro e soddisfacente

Vendita a domicilio: su un fatturato annuo complessivo di 1 miliardo e 306 milioni di euro, la Lombardia rappresenta il 16,1%, seguita da Campania (9,9%) e Veneto (9,5%)

Vendita a domicilio di generi alimentari in crescita dello 0,7%: sempre più richieste le eccellenze del Made in Italy come le specialità tutelate DOP e IGP

Il venditore a domicilio è un lavoro sicuro, adatto a tutte le età e capace di dare molte soddisfazioni. Questi i risultati dell’indagine condotta da Univendita

La vendita a domicilio come “ultima spiaggia” alla quale guardare in attesa di trovare un’occupazione diversa? È un’immagine falsa. A rivelarlo è un sondaggio condotto da Univendita, la maggiore associazione di categoria del settore, su 750 incaricati rappresentativi delle aziende associate, e dal quale emerge prima di tutto che la vendita a domicilio offre un’occupazione sicura: il 59,2% degli incaricati dichiara di svolgere questo lavoro da più di 6 anni. Non solo, fa notare il presidente di Univendita Ciro Sinatra: «La maggioranza degli incaricati delle aziende di Univendita arriva a intraprendere questa strada per una scelta consapevole: solo una persona su tre era senza occupazione prima di diventare venditore, e addirittura il 44,5% aveva un contratto da dipendenteSenza pentirsene poi: l’indice di soddisfazione degli incaricati supera il 91%».

Solitamente ci si avvicina alla vendita a domicilio perché in precedenza c’è stato un contatto positivo con questo mondo: un suggerimento di un amico o familiare che fa questo lavoro (35,5% delle risposte), la proposta di un incaricato conosciuto durante un appuntamento di vendita (26,7%), la voglia di trasformarsi da clienti a venditori (10.3%).
«Ma è significativo notare che il 39% dei giovani under 25 ha scelto questo lavoro senza averne avuto prima una conoscenza diretta» sottolinea Sinatra. Se si guarda invece agli over 55, c’è un dato che spicca: il 25% svolge questo lavoro da meno di 10 anniprova evidente del ruolo anticiclico che la vendita a domicilio ha avuto, negli anni della crisi, per i cosiddetti “esodati”.

Fra le motivazioni che spingono a entrare nel mondo della vendita a domicilio, quelle economiche (disoccupazione o necessità di guadagnare di più) sono agli ultimi posti.Molto più forti sono la voglia di collaborare con un’azienda che si apprezza (20% delle risposte), la ricerca di autonomia (18,2%) e conciliazione famiglia-lavoro (17,5%) e la propensione ai rapporti umani (16,2%). «La flessibilità è uno dei punti di forza del nostro settore – commenta il presidente di Univendita –. Se pensiamo che in Italia, secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, oltre 30mila madri lavoratrici nell’ultimo anno hanno lasciato la propria occupazione, principalmente per ragioni riconducibili all’incompatibilità tra lavoro e cura dei figli, la vendita a domicilio rappresenta una valida alternativa, perché dà la possibilità di organizzare orari e impegni di lavoro in base alle proprie esigenze familiari».

E le aspettative risultano centrate: infatti, se si chiede agli incaricati cosa apprezzano di più della professione, al primo posto fra le risposte troviamo proprio contatto umano e autonomia, seguite dalle opportunità di crescita professionale. «Quest’ultimo è un dato molto significativo – conclude Sinatra  –. Non è raro avvicinarsi alla vendita a domicilio con l’idea di fare una prova, magari nel tempo libero o part-time. Sono molti però i casi in cui diventa un’occupazione a tempo pieno, con la possibilità di ricoprire anche ruoli di coordinamento di altri incaricati. Le aziende di Univendita seguono i venditori con grande attenzione, offrendo formazione gratuita e qualificata e strumenti sempre in linea con l’evoluzione del mercato: e così, per molti, la vendita a domicilio diventa il lavoro della vita».

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