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Attacchi di lupi e pericolo orso: allevatori in piazza

Nell’ultimo anno solo in Trentino ci sono stati 222 attacchi da parte di orsi e lupi a coltivazioni, alveari, greggi e mandrie: allevatori e agricoltori scendono in piazza

Il Piano lupo torna in Conferenza Stato-Regioni il 23 Febbraio

Nell’ultimo anno solo in Trentino ci sono stati 222 attacchi da parte di orsi e lupi a coltivazioni, alveari, greggi e mandrie: allevatori e agricoltori scendono in piazza

Sono già oltre un migliaio gli agricoltori e gli allevatori scesi per la prima volta in città da malghe e pascoli di montagna per far conoscere le drammatiche storie di paura e danni provocati dall’orso M49 e dai lupi, spesso ibridi, che stringono d’assedio abitazioni, famiglie, campi e allevamenti facendo strage di pecore, capre, vitelli, asini, devastando stalle ed alveari e minacciando la sicurezza delle persone.

L’iniziativa è della Coldiretti a Trento in piazza Dante dove è presente anche la capretta Cappuccetto rosso sopravvissuta agli attacchi insieme agli uomini e alle donne che vivono quotidianamente rischi e difficoltà divenuti insostenibili. Sono stati esposti striscioni e cartelli con le scritte #Stoconcappuccettorosso, i nostri animali non sono meno importanti di quelli selvatici, senza l’uomo la montagna muore, agricoltura = presidio del territorio ma anche foto di mucche che dicono: “il Trentino è anche nostro”.

Alcuni mostrano sullo smartphone le immagini dei loro animali sbranati. “Se non si risolve il problema – dicono gli agricoltori – si rischia l’abbandono di interi territori con la fine di un’economia di montagna che da sempre tutela l’ambiente dal dissesto idrogeologico e promuove le produzioni agricole Made in Italy più sostenibili”.

In Trentino oltre 200 attacchi in un anno

Nell’ultimo anno in Trentino ci sono stati 222 attacchi da parte di orsi e lupi a coltivazioni, alveari, greggi e mandrie che hanno colpito pecore, vitelli, mucche e asini, anche all’interno delle aziende vicino agli alloggi degli agricoltori o nei pressi dei centri abitati.

“Una situazione fuori controllo – sottolinea Coldiretti – per la quale le misure ordinarie non bastano più e la resistenza di chi lavora e vive sul territorio è ormai al limite considerato che nel solo territorio del Trentino ci sono quasi 70 orsi fra cui il pericoloso M49 che negli ultimi quattro mesi del 2019 è stato protagonista di 16 tentativi di intrusione in zone abitate e 13 uccisioni di animali da allevamento. Ma in circolazione ci sono poi 7 branchi di lupi o ibridi che mettono a rischio anche l’integrità genetica della specie”.

“Il problema dei grandi carnivori sta diventando insostenibile ed è necessario trovare una soluzione in tempi rapidi – spiega Gianluca Barbacovi, presidente Coldiretti in Trentino -. Una questione delicata che deve tenere in debita considerazione numerosi fattori a partire dalla sicurezza degli agricoltori costretti ad abbandonare i territori montani con la perdita della tradizionale attività di alpeggio nelle numerose malghe con costi economici, ambientali e sociali incalcolabili”.

Agli animali uccisi si aggiungono i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti.

Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi dei lupi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. La resistenza degli agricoltori è al limite è urgente trovare nuove modalità di azione all’interno dei piani di governo della fauna selvatica che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione.

“Sono necessarie misure di contenimento – evidenzia Coldiretti – per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane”.

“Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che – sottolinea Coldiretti – con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città. La Coldiretti ha chiesto che il problema dei predatori sia affrontato ai massimi livelli in un vertice con il Ministero dell’Ambiente e con il Presidente della Regione per stabilire le misure da adottare a tutela delle comunità montane”.

Del resto, questa situazione si somma ai problemi di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali ai caprioli fino alle nutrie che si moltiplicano in una situazione di assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione necessaria per evitare il conflitto con il lavoro agricolo.

Gli animali selvatici che distruggono i raccolti, sterminano gli animali, causano incidenti stradali per un totale di danni nei campi che in Italia raggiunge i 100 milioni di euro, senza contare i casi in cui ci sono state purtroppo anche delle vittime.

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