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Spondilite anchilosante: secukinumab non guarda al sesso

Spondilite anchilosante: il trattamento con upadacitinib mantiene un'efficacia sostenuta fino a 2 anni secondo nuovi studi

Spondilite anchilosante, secukinumab efficace su uomini e donne: l’inibitore di IL-17 assicura pari efficacia fino ad un anno, si amplia la platea di pazienti

Stando ai risultati di un’analisi post-hoc degli studi registrativi MEASURE sull’impiego di secukinumab nella spondilite anchilosante (SA), resi noti a Madrid, in occasione del congresso annuale EULAR, l’inibitore di IL-17 è in grado di assicurare pari efficacia nella spondilite anchilosante (SA) fino ad un anno, ampliando, in tal modo, la platea di pazienti che possono trarre beneficio da questo trattamento.

L’appartenenza al sesso femminile condiziona l’efficacia dei farmaci anti-TNF per la spondilite anchilosante

In letteratura è stato documentato da tempo come le pazienti affette da SA presentino un impatto di malattia più elevato, come pure un ridotto miglioramento della sintomatologia rispetto ai pazienti con SA di sesso maschile. Ciò è stato osservato nonostante le donne, solitamente, presentino un’insorgenza più tardiva di malattia, e i meccanismi che stanno dietro questa osservazione non sono stati ancora completamente chiariti.

I risultati di una metanalisi pubblicata di alcuni trial clinici randomizzati sull’impiego di un farmaco anti-TNF (etanercept) hanno mostrato, inoltre, come le pazienti con SA non solo presentino livelli di risposta (AS Disease Activity Score: ASDAI) inferiori ai farmaci anti-TNF, ma anche percentuali di pazienti donne “non-responder” superiori rispetto ai pazienti di sesso maschile. Non solo: le pazienti con Spondilite anchilosante interrompono il trattamento con farmaci anti-TNF più spesso rispetto ai pazienti dell’altro sesso.

Infine, il rischio di effetti collaterali (ad esempio le infezioni) è ben noto e sembra avere anch’esso una prevalenza più elevata nelle pazienti con SA.

Secukinumab è un anticorpo monoclonale totalmente umano che neutralizza selettivamente l’interleuchina 17A (IL-17A) circolante. Il farmaco è il primo inibitore di IL-17A che ha conseguito risultati positivi negli studi di Fase III per il trattamento della  PsA e della SA, ed è approvato in Europa e negli USA per queste patologie.

L’assenza di dati disponibili sull’efficacia di secukinumab in pazienti con SA di ambo i sessi ha sollecitato la messa a punto di un’analisi post-hoc dei dati provenienti dai trial registrativi MEASURE (MEASURE 1-4) sull’impiego del farmaco in questa condizione clinica, al fine di valutarne, soprattutto, le performance nel sesso femminile.

I risultati dello studio

L’analisi ha valutato, a 16 e a 52 settimane, alcuni outcome di efficacia, dalla risposta al trattamento (ASAS20, ASAS40), all’attività di malattia (ASDAS-ID, BASDAI), al dolore (BASMI), alla limitazione funzionale (BASFI), allo stato di salute legato alla componente fisica [SF-36 relativo al dominio fisico (PCS)] e alla fatigue (FACIT-F).

I ricercatori sono ricorsi, invece, all’analisi di regressione logistica multivariabile per valutare l’impatto del sesso di appartenenza sugli indici ASAS40, ASDAS-ID e BASDAI ad un anno, previo aggiustamento dei dati per la presenza di fattori confondenti.

L’analisi ha preso in considerazione 647 pazienti con Spondilite anchilosante di sesso maschile e 322 di sesso femminile, trattati con secukinumab 300 mg (fase di carico endovena) (n=76), secukinumab 150 mg (fase di carico endovena) (n=199), secukinumab 150 mg (fase di carico sottocute) (n=188), secukinumab 150 mg (no fase di carico sottocute) (n=117) e placebo (n=389).

Al basale, i ricercatori hanno documentato l’esistenza di differenze significative, tra i 2 sessi, relative all’impiego di farmaci anti-TNF, alla sieropositività per l’antigene HLA-B27 e allo status di fumatore. Mentre i punteggi MASES (relativi all’entesite) erano significativamente più elevati nel sesso femminile, i livelli di CRP, al contrario, come i punteggi BASMI relativi al dolore percepito alla deambulazione, erano significativamente più elevati in quello maschile.

I risultati degli outcome di efficacia rilevati a 16 e a 52 settimane sono, invece, risultati sovrapponibili nei 2 sessi. In particolare, non è emerso un impatto significativo del sesso di appartenenza come predittore indipendente di efficacia di secukinumab ad un anno, come è emerso dalle valutazioni degli indici ASAS40 (Odds ratio [OR] 1,1; p=0,50), ASDAS-ID (OR=1,32; p=0,16) o dalla variazione dell’indice BASDAI (effetto del trattamento= -0,17; p=0,82).

I dati di efficacia di secukinumab nella SA, dunque, sono indipendenti dal genere di appartenenza. Pertanto, è possibile ipotizzarne un impiego precoce in presenza di condizioni di intolleranza/refrattarietà ai farmaci anti-TNF.

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