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La violenza sulle donne è una malattia: tra provocazione e verità

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Violenza sulle donne: per l’avvocato Maria Luisa Missiaggia, esperta di diritto di famiglia, è una malattia per la quale bisogna cercare soluzioni pragmatiche e veloci

La violenza sulle donne è una malattia. So che questa affermazione scatenerà un grande polverone e non è un modo per deresponsabilizzare, ma per concentrarsi sulla cura” di questi uomini violenti. A parlare, per cercare “soluzioni pragmatiche e veloci”, quelle che spesso mancano in questo Paese “poco concreto”, è l’avvocato Maria Luisa Missiaggia, esperta di diritto di famiglia, intervistata dall’agenzia Dire (www.dire.it).

“E’ venuto nel mio studio un uomo con questo problema e non sapevo dove inviarlo” spiega l’avvocato che, per questa ragione, ha promosso un progetto dedicato alla cura dell’uomo violento dal titolo #Perteuomo. “Non se ne occupa nessuno e i centri dedicati a questo, i CAM, sono poco conosciuti ed essendo pubblici lottano con i centri antiviolenza per avere finanziamenti. Con questo progetto, promosso dall’onlus Studiodonne e con fondi privati, mi dedico con diverse figure specialistiche alla cura dell’uomo violento in difesa delle donne. Il percorso seguito è quello spirituale dei 12 passi, che viene adottato, ad esempio, negli Stati Uniti, per il superamento di tutte le dipendenze“. Per questo serve “un cambio della legge, come nei paesi anglosassoni, per dare possibilità a questi uomini di curarsi, anche con un sistema di auto-aiuto” in cui altri uomini che sono nel percorso testimonino per gli altri.

Sulle separazioni, con o senza figli, secondo l’avvocato Missiaggia, rimane “il tempo” il fattore di maggiore criticità della magistratura italiana e “la differenza la fanno gli accordi. In questo caso le coppie, con o senza figli, possono separarsi in sette giorni e divorziare in sei mesi. In assenza di accordo, invece, c’è un ricorso da depositare e a Roma passano addirittura sei mesi prima di avere un’udienza. In questo tempo le parti possono continuare a vivere sotto lo stesso tetto e i bambini rimangono esposti a questi conflitti. Dopo questa prima udienza abbiamo solo provvedimenti provvisori, sulla casa e sul mantenimento. Se necessario si procede con CTU e solo dopo inizia il processo, dopo quasi un anno che dura in media 2-3 anni”.

Quando c’è conflittualità la questione diventa ancora più complessa. “La PAS– cita l’avvocato a questo proposito- non è stata riconosciuta come una malattia, è vero però che esistono bambini alienati ed è un danno che viene fatto al bambino che ha diritto alla bigenitorialità. Ci sono anche molte madri maltrattanti”. Tranne nei casi di maltrattamenti violenza in cui non puo’ essere mai prevista l’avvocato chiarisce che “la mediazione familiare preventiva e obbligatoria prevista dal Ddl Pillon potrebbe ridurre i tempi del conflitto come avviene in altri Paesi. In Norvegia è così da 40 anni. In Inghilterra, ad esempio, viene fornito un servizio alle coppie cosi da evitare anche i costi alti dei processi. In Italia abbiamo al momento un invito della magistratura a trovare un accordo”.

Non può mancare un riferimento alla cronaca degli ultimi giorni, all’inchiesta ‘Angeli e Demoni’ e alla discussione che inizierà oggi per l’avvio di una commissione parlamentare d’inchiesta sulle case famiglia. Parliamo di “80mila bambini maltrattati in Italia, non solo nelle case famiglie. Sta nascendo una presa di coscienza generale anche sulla necessità di un monitoraggio e di un intervento legislativo che non deferisca automaticamente a terzi questi bambini. Come è possibile- si domanda Missiaggia- che in un percorso come quello di affido si sia arrivati a tutto questo? Qui- sottolinea- parliamo di diritti indisponibili”.

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