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Sindrome di Turner: ormone della crescita ed estrogeni efficaci

1 caso ogni 147.000 persone, la storia di Letizia e di una malattia rara dal nome impronunciabile: il deficit di fruttosio 1,6-difosfatasi

Sindrome di Turner: da bambini si possono prendere farmaci per aumentare la statura, poi in adolescenza il ciclo può essere indotto con estrogeni. Fondamentale il supporto psicologico

Bassa statura, disgenesia ovarica e alterazioni fenotipiche. Sono alcuni dei principali sintomi della sindrome di Turner, malattia genetica rara – nota anche come monosomia X – causata dall’assenza totale o parziale di uno dei due cromosomi X (in tutte le cellule o solo in un certo numero percentuale), che colpisce esclusivamente la popolazione femminile con una casistica di una bambina ogni 2.500 nate vive. Riscontrabile nel periodo prenatale, la sindrome di Turner mostra le prime avvisaglie all’inizio dell’età puberale, quando il malfunzionamento delle ovaie o la loro totale assenza porta le bambine affette da questa patologia ad avere problemi nel periodo dello sviluppo, spesso accompagnati da infertilità in età adulta.

Ma come si convive con la sindrome di Turner e qual è il giusto approccio? “Il primo passo è rivolgersi all’endocrinologo pediatra che può aiutare queste bambine a crescere a livello di statura”, spiega alla Dire (www.dire.it) Cinzia Sacchetti, presidente nazionale dell’Associazione famiglie di soggetti con deficit dell’ormone della crescita ed altre patologie (Afadoc), l’unica associazione italiana che si occupa delle problematiche croniche e rare caratterizzate in età infantile da una rilevante bassa statura e della terapia con Gh (ormone della crescita). È proprio iltrattamento farmacologico con l’ormone della crescita che può permettere alle bambine affette da Sindrome di Turner di recuperare “quei 6-8 centimetri che, in stature di un metro e 35 di media, sono importanti per arrivare al metro e 50”.

In una seconda fase, invece, l’intervento farmacologico consisterà nell’”indurre la pubertà con estrogeni“. Importante anche il supporto psicologico, specie in età adolescenziale. Aiuta “a superare le problematiche relative alla femminilità di queste ragazze” e le fragilità legate al fatto che “la bassa statura può far sentire inferiori“, chiarisce la presidente di Afadoc che, tra i materiali informativi prodotti, ha realizzato una ‘Guida pratica’ per le famiglie che devono affrontare la sindrome, offrendo una panoramica clinica, diagnostica e terapeutica esaustiva sulla patologia.

Alla fine del libretto, agile e colorato, le ‘Esperienze di vita‘ di Stefania, Elettra, Sabina e Domenico, Roberta e Giacomo, Annita, Veronica, genitori di bambine con Sindrome di Turner o pazienti adulte che raccontano storie di speranza perché, osserva Sacchetti, si tratta di una patologia “con la quale si può convivere in maniera molto dignitosa. Molti medici spesso consigliano l’aborto terapeutico alle giovani mamme a cui in periodo prenatale viene diagnosticata la patologia sul feto. Noi come associazione – conclude – vorremmo rassicurare queste madri perchè una bambina con Sindrome di Turner può avere una buona qualità di vita”.

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