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Glaucoma: nuovo device riduce complicanze chirurgiche

Non solo colliri, contro il glaucoma ci sono anche laser o chirurgia mininvasiva. L'Associazione Italiana dei Medici Oculisti e Società Italiana Glaucoma a confronto sulle "terapie di mezzo"

Un nuovo device testato all'Università di Pisa promette di abbattere le complicanze chirurgiche negli interventi per il glaucoma

Un nuovo device testato all’Università di Pisa promette di abbattere le complicanze chirurgiche negli interventi per il glaucoma

Nuove frontiere per chi soffre di glaucoma. Un interessante nuovo device per la chirurgia filtrante ab-externo permette di ottenere una bozza filtrante sottocongiuntivale, senza la necessità di creare uno sportello sclerale. Il device, di forma cilindrica con due alette posizionate a 3 mm dall’estremità distale, ha una lunghezza complessiva di 8mm ed un lume di 70µ, ed è composto da materiale biocompatibile denominato SIBS (polystyrene-block-iso- butylene-block-styrene), che ha dimostrato una tollerabilità biologica molto superiore ai normali materiali biomedici. Il rapporto tra lume e lunghezza del device permettono di prevenire l’ipotono post-operatorio anche in assenza di un vero e proprio meccanismo valvolare. I dati di efficacia e sicurezza appaiono molto promettenti.

“Tra gli ultimi dispositivi che sono arrivati sul mercato – ha commentato all’Agenzia Dire (www.dire.it) il professor Marco Nardi, direttore della U.O. Oculistica Universitaria di Pisa, in occasione di un simposio sul tema al XVII Congresso internazionale della SOI- il più interessante è sicuramente il ‘Preser flo MicroShunt’ (prima noto con il nome di ‘Innfocus’). Come gruppo universitario di Pisa abbiamo avuto il privilegio di poter partecipare allo studio per l’approvazione da parte della Food and Drug Administration”.

“Ormai a due anni di distanza, anche se i dati non possono ancora essere resi noti, possiamo dire che l’efficacia di questo dispositivo viene considerata pari a quella degli interventi tradizionali, con una netta riduzione delle complicanze. Abbiamo quindi ragione di ritenere che il device possa in buona parte sostituire la chirurgia tradizionale, rendendo più sicuro l’intervento per i pazienti – ha concluso Nardi – permettendo di intervenire più precocemente nel decorso naturale della malattia”.

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