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Sud Sudan: emergenza alimentare per 7 milioni di persone

Allarme di FAO, Unicef e WFP: in Sud Sudan quasi 7 milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare al culmine della stagione magra

On 18 January 2018 in South Sudan, women receive food aid in Ganyiel, a rural community in Unity State. UNICEF, the World Food Programme (WFP) and other partners are delivering an integrated package of life-saving humanitarian relief to Ganyiel and other hard-to-reach locations as part of a rapid response mechanism (RRM) mission. From 17 to 19 January 2018, newly appointed UNICEF Executive Director Henrietta H. Fore travelled to South Sudan to view first-hand UNICEF-supported programme sites and to review the organization’s work in the Eastern and Southern Africa region. UNICEF, with the Government and partners, is supporting interventions to provide and improve access to essential services across the country, where prolonged conflict has led to an intensifying economic crisis, massive displacements and to food and nutrition insecurity. Executive Director Fore met with other heads of United Nations agencies and UN representatives, bilateral partners, senior government officials, NGO representatives, children and families, and UNICEF staff. Ms. Fore also visited displacement and protection sites and health, nutrition, water, sanitation and hygiene (WASH) and education sites during her trip. This is Ms. Fore’s first field visit as UNICEF Executive Director. Her tenure as UNICEF’s seventh Executive Director began on 1 January 2018.

Allarme di FAO, Unicef e WFP: in Sud Sudan quasi 7 milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare al culmine della stagione magra

Secondo le tre agenzie delle Nazioni Unite, quasi 7 milioni di persone in Sud Sudan potrebbero dover affrontare un’insicurezza alimentare acuta al culmine della stagione magra (maggio-luglio), per questo motivo chiedono di incrementare gli aiuti e di facilitare l’accesso all’assistenza umanitaria.

Il rapporto sulla Classificazione integrata delle Fasi della sicurezza alimentare IPC, pubblicato oggi a Juba dal governo del Sud Sudan in collaborazione con l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e il Programma alimentare mondiale (WFP) dimostra che il numero di persone che sono gravemente insicure dal punto di vista alimentare è già aumentato del 13% da gennaio dell’anno scorso.

Tra queste, circa 30.000 persone stanno già vivendo un’insicurezza alimentare estrema (a livello di catastrofe o IPC5, il più alto livello d’insicurezza alimentare) negli stati di Jonglei e dei Laghi, nel Sud Sudan orientale e centrale.

Il rapporto mostra che l’insicurezza alimentare continua a essere causata dagli effetti combinati del conflitto, da una produzione alimentare insufficiente e dallo sfollamento di popolazione di grandi dimensioni. La produzione locale di cereali nel 2019 fornirà solo il 52% del fabbisogno del paese, rispetto al 61% del 2018.

Il conflitto continua a minare la produzione alimentare, impoverisce il bestiame e limita l’accesso delle persone a fonti alimentari alternative. Lunghi periodi di siccità, inondazioni, malattie delle coltivazioni e infestazioni parassitarie hanno gravemente colpito la produzione agricola, che dipende in gran parte dalle precipitazioni. Le persone povere sono state particolarmente vulnerabili agli alti prezzi dei generi alimentari e alla limitata disponibilità di cibo nei mercati.

C’è urgente bisogno di più fondi per aumentare l’assistenza umanitaria al fine di salvare vite umane e proteggere i mezzi di sostentamento. Con l’attuale livello di assistenza, secondo il rapporto, tra maggio e luglio circa 50.000 persone vivranno in una situazione di catastrofe (estrema insicurezza alimentare). Senza alcuna assistenza, questo numero potrebbe salire a 260.000.

“Le proiezioni sono allarmanti e la sicurezza alimentare continua a peggiorare. Insieme alla popolazione del Sud Sudan, dobbiamo agire con urgenza per invertire questa tendenza. La nostra priorità è sostenere le famiglie per mantenere e aumentare la loro produzione e aiutare le comunità agro-pastorali a preservare i propri mezzi di sostentamento. L’anno scorso, la distribuzione di sementi e di attrezzi agricoli da parte della FAO ha avuto un impatto positivo sulla sicurezza alimentare del Paese, ma questo non basta”, ha dichiarato Pierre Vauthier, Rappresentante della FAO in Sud Sudan. “Se l’accordo di pace firmato lo scorso settembre sarà pienamente rispettato, la FAO potrà continuare a sostenere i rimpatriati a ricostruire i propri mezzi di sussistenza e contribuire alla ripresa della nazione”, ha aggiunto.

Esiste un rischio reale di carestia in aree che sono già molto insicure nel settore alimentare, nel caso in cui la situazione generale nel paese deteriorasse e si dovesse verificare una prolungata assenza di assistenza umanitaria. Le zone del paese particolarmente a rischio sono Unity, Jonglei, Upper Nile e Lakes.

“L’insicurezza alimentare è in aumento nel 2019 “, ha dichiarato Simon Cammelbeeck, Direttore ad interim del WFP in Sud Sudan.  “Se non s’incrementano con urgenza le attività umanitarie e di recupero, sempre più persone saranno a rischio. Ciò è particolarmente preoccupante in quanto i più bisognosi di assistenza sono donne e bambini malnutriti. Ci stiamo attrezzando per rispondere a questo grande aumento delle esigenze alimentari”.

I livelli di malnutrizione rimangono critici in molte aree, con circa 860.000 bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti. Tuttavia, è probabile che in molte parti del paese durante la prossima stagione magra ci sia un ulteriore aumento della malnutrizione acuta.

“Poiché l’accesso alle comunità che ne hanno maggior bisogno è migliorato grazie al processo di pace, abbiamo fatto progressi significativi nel trattamento della malnutrizione grave dei bambini con un tasso di recupero superiore all’80%”, ha dichiarato Andrea Suley, Rappresentante dell’UNICEF nel Sud Sudan. “Tuttavia, il nostro programma di nutrizione ha un deficit di finanziamento dell’88%, vale a dire di 55,4 milioni di dollari.  Se i finanziamenti non saranno garantiti in tempo, i bambini che sappiamo come salvare potrebbero non farcela”.

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