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Al Niccolini per Eduardo ci sono “I Nuovi”

Imparato I Nuovi

Gianfelice Imparato durante le prove con I Nuovi

Quattro atti brevi comici di De Filippo recitati in italiano per la regia di Gianfelice Imparato

Eduardo recitato in italiano, come a svelare i meccanismi più puri della comicità, sfrondandoli della connotazione forte data loro dal dialetto. La sfida va in scena domani, martedì 2 ottobre, al Teatro Niccolini di Firenze con “Eduardo per I Nuovi”, diretto da Gianfelice Imparato. Dove I Nuovi sono i giovani diplomati della Scuola per Attori “Orazio Costa” della Fondazione Teatro della Toscana, che dallo scorso anno gestiscono in toto il Niccolini, dalla programmazione al budget, all’apertura e chiusura della sala, e adesso sono impegnati a mettere in scena quattro atti brevi di Eduardo De Filippo, “Pericolosamente”, “I morti non fanno paura”, “Amicizia”, “Uomo e galantuomo” ((fino al 7 ottobre, info e prevendite 055/0763333).

La comicità basata su una drammaturgia è sempre meno praticata e, ai più giovani, sempre più sconosciuta. Far conoscere la ‘grammatica’ di questo genere, i suoi meccanismi, la sua poesia, è l’obiettivo che si è posto Gianfelice Imparato incontrando iNuovi. “Tempo fa – racconta il regista, che come attore ha lavorato a lungo con Eduardo – osservando alcuni programmi televisivi comici, consideravo che questo genere, nobilissimo nelle sue origini, si era degradato fino a essere riconosciuto nella declinazione che ne danno i sedicenti comici, i quali riducono tutto a battutine e barzellette tenute insieme da un misero fil rouge. Il mio lavoro è consistito nel far conoscere a questi giovani la grammatica di questo genere, i suoi meccanismi, la sua poesia, i tempi musicali che lo percorrono, la necessaria sobrietà che lo esalta”.

Gli atti unici scelti hanno in comune la drammaticità delle situazioni di cui la scrittura di Eduardo ha saputo mostrare il risvolto comico. La disperazione, il cinico egoismo, il bisogno, il tradimento, la morte: sono queste le condizioni e i sentimenti che producono le azioni di tali atti brevi.

In “Pericolosamente”, scritto da Eduardo De Filippo nel 1938, Michele, appena tornato dall’America, chiede una stanza in affitto al suo amico Arturo. Ma appena si reca a casa dell’amico per prendere accordi, scopre che Arturo tenta di “domare” la moglie, quasi fosse una leonessa da circo, in un modo assai bizzarro.

Ne “I morti non fanno paura” del 1926 la morte improvvisa di don Gennaro raccoglie amici e parenti in una veglia dai risvolti improbabili. Come reagirà don Enrico, affittuario della vedova Amalia, quando al suo rientro scoprirà la sua stanza trasformata in una camera ardente?

“Amicizia”, datato 1952, inizia con Alberto Califano che da tanti anni non fa visita al suo amico Bartolomeo Ciaccia. Quando lo incontra, viene a sapere che l’uomo è ormai alla fine dei suoi giorni. L’amico si ritrova a dover interpretare diversi ruoli per venire incontro alle esigenze del malato. Nel finale sarà proprio Alberto a essere colpito da una confidenza inaspettata.

Infine, “Uomo e galantuomo”, composto nel 1922, racconta le avventure di una scalcagnata compagnia teatrale che si incrociano con le vicende amorose del gestore dell’albergo in cui lavorano, dando vita a una serie di equivoci che si risolveranno tra una prova e l’altra.

Eduardo per I Nuovi

La messa in scena di Eduardo per I Nuovi è deliberatamente scarna, a voler sottolineare che la buona drammaturgia, anche quella comica, non ha bisogno di molti orpelli. Lo spazio è occupato principalmente dagli attori, dalle loro essenziali movenze, che risuonano delle battute composte da Eduardo.  I protagonisti sono Francesco Grossi, Filippo Lai, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Luca Pedron, Laura Pinato, Nadia Saragoni, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe. Le scene e i costumi sono del Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola, le luci di Loris Giancola, la musica del finale del Maestro Fiorenzo Carpi

Con questo spettacolo la Fondazione inaugura anche un progetto speciale dedicato a persone speciali. Il 2018, infatti, ci sta portando un dono: i primi “figli del millennio”, i nati nel 2000, compiono 18 anni e diventano maggiorenni. Il Teatro della Toscana vuole rendere omaggio a questa contingenza accendendo una luce particolare su questo passaggio epocale, accompagnandoli anche nel loro processo di avvicinamento al teatro, quello visto, ma anche quello praticato. Un’azione in linea con l’intervento svolto negli ultimi due anni grazie anche a IlTeatro?#BellaStoria!, il progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze dedicato ai giovani (14 – 19 anni).

Quale modo migliore di festeggiare che invitare quelli che hanno compiuto o compiono 18 anni nel 2018 allo spettacolo basato su quattro atti brevi di chi 18 anni li aveva esattamente un secolo fa, come Eduardo? Anche lui era figlio di un anno con molti zeri, il 1900, e questo marchio di passaggio se lo è portato dietro come un segno indelebile per tutta la sua carriera.

 

 

 

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