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Molestie sessuali: Parlamento europeo chiede nuove leggi

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Il Parlamento europeo chiede leggi europee contro il mobbing e le molestie sessuali sul lavoro e in Rete. Ecco le misure illustrate dall’europarlamentare Pina Picierno

Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulle misure per combattere le molestie sessuali in Europa. Per saperne di più sulle proposte l’ufficio stampa dell’Europarlamento ha parlato con la relatrice, la deputata italiana Pina Picierno (Socialisti e Democratici).

Dopo lo scandalo Weinstein si parla di più di molestie sessuali. Quanto è diffuso il problema nell’UE e perché è necessario un approccio europeo?

Il movimento #metoo ci ha mostrato che il problema è più grande di quanto molti immaginavano, ce lo dicono anche i numeri: il 55% delle donne nell’UE sono state molestate sessualmente e più del 20% delle giovani donne (fra i 18 e i 29 anni) nell’UE sono state vittime di molestie in rete almeno una volta. Considerando che la maggior parte delle ragazze e delle donne non denuncia le molestie, i numeri reali sono ancora più alti. Ecco perché abbiamo bisogno di un approccio europeo: abbiamo bisogno di una chiara definizione di molestia. Senza una definizione valida in tutta l’UE sarà difficilissimo sradicare questo problema, perché la percezione varia. Una volta stabilito cosa costituisca molestia sessuale e cosa no, potremo affrontare meglio il problema e aiutare meglio le vittime.

Le molestie spesso non vengono denunciate. Perché? Quali sono le possibili soluzioni?

Le donne e le ragazze hanno spesso paura di denunciare la molestia subita. Provano vergogna o temono di essere loro stesse accusate o, visto che molti episodi accadono sul posto di lavoro, hanno paura di perdere il lavoro o di venire penalizzate. Una soluzione è quindi la formazione per le forze di polizia e giudiziarie. Bisogna anche sviluppare procedure sicure e indipendenti sul posto di lavoro, nelle scuole e nelle università, affinché le donne possano più facilmente denunciare.

Internet e in particolare i social media creano possibilità per comunicare ma anche per le molestie. Cosa possiamo fare contro le molestie in rete?

Abbiamo bisogno di una chiara definizione di “spazio pubblico” che includa nelle leggi anche gli spazi virtuali come i social media, i blog, le chat e via dicendo, dove le molestie e lo stalking si verificano. Questo renderebbe più facile alle autorità perseguire i criminali e aiutare le vittime. La pubblicazione di immagini intime per vendetta (o porno di vendetta, dall’inglese “revenge porn”), che implica la distribuzione di materiale esplicito senza il consenso, ha conseguenze psicologiche terribili, che possono arrivare anche al suicidio nei casi più estremi. Ecco perché propongo di includere nel prossimo bilancio UE un progetto pilota per uno sportello online di facile accesso per aiutare chi è vittima di stalking, molestie o porno di vendetta.

Chiediamo inoltre alla Commissione di ampliare la definizione di discorso d’odio affinché includa la misoginia. Nella relazione chiediamo anche una rilevazione sistematica dei dati, che siano comparabili, e disaggregati per genere e età per avere una visione chiara sull’evoluzione del fenomeno delle molestie sessuali.

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