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Fecondazione assistita: trasmessa al Parlamento la relazione 2018

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I cicli di trattamento con fecondazione eterologa sono 2.800, pari al 2,9%, con 601 bambini nati vivi, pari al 4,7% dei nati totali dall’applicazione della PMA

I dati del 2017 sulla procreazione medicalmente assistita: aumentano i trattamenti di fecondazione eterologa, +15% di donne con più di 40 anni che accedono a queste tecniche

E’ stata trasmessa al Parlamento la Relazione annuale sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita (PMA), relativamente all’attività di centri PMA nel 2016 e all’utilizzo dei finanziamenti nel 2017.

Il quadro relativo all’applicazione della legge offre poche variazioni rispetto alla situazione dell’anno precedente per quanto riguarda la fecondazione omologa. Mentre si registra un incremento dei trattamenti di fecondazione eterologa. Si conferma la tendenza secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati.

Infatti, nonostante i centri PMA privati siano in numero superiore a quelli pubblici (101 vs 64), nel privato si effettuano meno cicli di trattamento; il 35,0% dei centri è pubblico ed effettua il 37,1% dei cicli; il 9,8% è privato convenzionato ed effettua il 28,8% dei cicli; il 55,2% è privato ed effettua il 34,1% dei cicli. Inoltre, un consistente numero di centri PMA svolge un numero ridotto di procedure nell’arco dell’anno: solo il 24,6% dei centri di II e III livello ha fatto più di 500 cicli, contro una media europea di oltre 500 cicli del 41,0%.

Considerando tutte le tecniche – omologa ed eterologa, sia di I livello (inseminazione), che di II e III (fecondazione in vitro) – dal 2015 al 2106 aumentano le coppie trattate (da 74. 292 a 77.522), i cicli effettuati (da 95.110 a 97.656) e i bambini nati vivi (da 12.836 a 13.582).

L’aumento è fondamentalmente correlato alla fecondazione eterologa e alle tecniche omologhe con crioconservazione di gameti. Diminuiscono, infatti, le coppie, i cicli iniziati e i nati da tecniche di II e III livello omologhe a fresco e da inseminazioni semplici omologhe; mentre si registra un significativo aumento dell’applicazione delle tecniche con donazione di gameti, sia per l’inseminazione semplice che nelle tecniche di fecondazione di II e III livello, in totale aumentano le coppie (da 2.462 a 5.450, +121%), aumentano i cicli (da 2.800 a 6.247, +123%) e aumentano i nati (da 601 a 1.457, +142%).

Dei 6.247 cicli con donazione di gameti, 1.611 cicli iniziati sono con donazione di seme, pari al 25,8%; 2.901 sono quelli con donazione di ovociti (freschi e congelati), pari al 46,4%, 1.735 sono quelli con embrioni, precedentemente formati da gameti donati e crioconservati, pari al 27,8%. I cicli che hanno utilizzato seme donato importato (“eterologa maschile”) sono 1.369, pari al 84,4% del totale dei cicli con donazione di seme, e i cicli con ovociti importati (“eterologa femminile”) sono 2.727, pari all’94% del totale dei cicli con donazione di ovociti.

Diminuiscono le gravidanze gemellari e anche le trigemine, queste ultime in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Rimane costante la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate, per la fecondazione in vitro sia da fresco che da scongelamento.

Si conferma l’aumento progressivo delle donne con più di 40 anni che accedono a queste tecniche: sono il 35,2% nel 2016, erano 20,7% del 2005, e resta costante l’età media delle donne che si sottopongono a tecniche omologhe a fresco: 36,8 anni. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,4 anni) e minore se la donazione è di seme (35,2). La maggiore età di chi accede alla “eterologa femminile” (rispetto all’omologa) sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto all’età della donna, e non per patologie specifiche.

Le percentuali di successo delle tecniche omologhe restano sostanzialmente invariate: se si considera come indicatore la percentuale di gravidanze ottenute su cicli iniziati, per le tecniche di I livello si ha un valore del 10,9% (era 10,5% nel 2015), per le tecniche di II e III livello diminuisce la percentuale di gravidanze per ciclo a fresco (da 18,2% nel 2015 a 17,3% nel 2016), aumenta per le tecniche da scongelamento di embrioni (da 26,2% a 27,5%) mentre diminuisce per le tecniche da scongelamento di ovociti (da 16,6% a 16,3%). All’aumentare dell’età il rapporto tra gravidanze ottenute e cicli iniziati subisce una progressiva flessione mentre il rischio che la gravidanza ottenuta non esiti in un parto aumenta. Infatti i tassi di successo diminuiscono linearmente dal 23,9% per le pazienti con meno di 35 anni al 4,5% per quelle con più di 43 anni.

Per consultare la relazione www.salute.gov.it.

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