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La Lombardia traina l’occupazione di qualità

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Il terzo rapporto nazionale “Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”, realizzato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro promuove il sistema occupazionale della Lombardia

Se si osserva il punto massimo raggiunto dal numero di occupati fra i 15 e i 64 anni, sia la Lombardia (66,9%), sia il Nord-Est (66,1%), sia l’Italia (58,6%) fanno segnare nel 2008 il massimo tasso d’occupazione del primo decennio del secolo. L’effetto della crisi economica e finanziaria ha, poi, prodotto negli anni successivi un calo del numero di occupati.

Questa fase per la Lombardia è, tuttavia, finita un anno prima rispetto alle altre regioni. La Lombardia ha, quindi, guidato la risalita dell’occupazione nazionale ed oggi vanta un tasso di occupazione storico, fra i 15 e 64 anni, del 67,3% (1,4 punti percentuali in più del 2008), mentre il tasso nazionale sconta un ritardo di 0,6 punti percentuali. È quanto emerge, fra le altre cose, dal terzo rapporto nazionale “Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”, realizzato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, che sarà presentato il 29 giugno a Milano durante il Festival del Lavoro 2018.

I dati sulla Lombardia sono stati anticipati durante la conferenza stampa di presentazione della manifestazione che domani aprirà i battenti – fino a sabato – presso Milano Congressi (Piazzale Carlo Magno, 1), alla presenza dei rappresentanti dei Consulenti del Lavoro che organizzano l’evento, del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, di accademici, direttori risorse umane, studenti ed esponenti del nuovo Governo come Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ministri del lavoro e dell’interno (il programma completo su www.festivaldellavoro.it).

Va precisato che l’aumento dell’occupazione in Lombardia non è dovuto alla crescita dei fenomeni di precarizzazione con stipendi inferiori alla media. Infatti, sia il tasso di occupati standard (che comprendono i dipendenti assunti con un contratto a tempo indeterminato, compresi i part-time volontari) sia gli stipendi medi dei dipendenti vedono le province lombarde nei primi posti delle classifiche 2017. Il tasso più elevato di occupati standard, anche rispetto a tutte le altre province italiane, è Varese (il 73%). Seguita da Monza e Brianza (72,8%), Lecco (71,5%), Lodi (71%), Pavia (70,9%), Bergamo (70,4%), Cremona (69,5%).

Il mercato del lavoro lombardo si distingue per essere anche molto inclusivo. Tutte le province hanno un tasso di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) al di sotto del 20%, con punte di eccellenza del 12,7% a Cremona e dell’11,9% a Lecco. I buoni risultati conseguiti dalle province lombarde sono in gran parte riconducibili alla organizzazione efficiente e innovativa che la Lombardia si è data nella gestione delle politiche attive e nella rete di attori pubblici e privati che operano in sinergia da oltre 10 anni. Infatti, nella regione che per prima ha introdotto la “Dote Lavoro” e dove il sistema pubblico dei servizi per l’impiego è coadiuvato da un’ampia rete di soggetti privati accreditati, Garanzia Giovani ha trovato un contesto già collaudato, che è stato in grado di dare risposte efficaci al contenimento della disoccupazione giovanile.

Altro elemento positivo del lavoro in Lombardia è il livello medio delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Nella top ten delle province italiane dove si guadagna di più ben sette posizioni sono occupate dalle lombarde. Si va dai 1.459 euro di Varese (seconda posizione) ai 1.442 euro di Como (quarta), passando ai 1.431 euro di Milano (quinta). C’è poi Lodi (sesta) con 1.430 euro, Monza e Brianza (settima) con 1.427 euro, Bergamo (ottava) con 1.422 euro e, infine, Pavia (decima) con 1.420 euro.

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