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Lifeline: la nave “pirata” della Ong rischia grosso

Il Ministero dei Trasporti apre un'inchiesta di bandiera sulla nave della Ong Lifeline. Il Codacons chiede processo per l'equipaggio

Il Ministero dei Trasporti apre un'inchiesta di bandiera sulla nave della Ong Lifeline. Il Codacons chiede processo per l'equipaggio

Il Ministero dei Trasporti apre un’inchiesta di bandiera. Il Codacons chiede processo per l’equipaggio

Dopo il caso della Aquarius, altre due navi delle Ong impegnate nel recupero di migranti nel Mediterraneo infiammano la politica italiana. Si tratta della Lifeline e della Seefuchs, che ora rischiano grosso.

Nel mirino delle autorità italiane c’è in particolare la Lifeline, battente bandiera olandese, e sulla quale il Ministero dei Trasporti ha aperto un’indagine per verificare la corrispondenza fra bandiera e nazionalità. Un procedimento necessario, come ha spiegato il Ministro dei Trasporti Toninelli, dopo le ammissioni dell’Olanda che ha dichiarato che la Lifeline naviga illegalmente e illegittimamente sotto bandiera olandese.

“Salvare le vite in mare è una missione fondamentale, rispetto alla quale l’Italia non si tirerà mai indietro. Ma va fatto in sicurezza e legalità. Cosa che non accade con la nave Ong Lifeline. Ho quindi chiesto alla Guardia Costiera di avviare un’inchiesta di bandiera, dato che il governo olandese ci ha comunicato di non riconoscere la nazionalità della Lifeline. Continueremo a tenervi aggiornati” ha scritto su Facebook Toninelli.

Perché è scoppiato il caso Lifeline

La nave della Ong Lifeline ha imbarcato circa 250 naufraghi in acque libiche “ fuori da ogni regola, fuori dal diritto internazionale, senza avere i mezzi tecnici per poter garantire l’incolumità degli stessi naufraghi e dell’equipaggio. Non stanno collaborando con la guardia costiera Libica che, dalle prime informazioni acquisite, stava intervenendo per salvare i migranti e riportarli su suolo libico. Operazione di sua stretta competenza, trattandosi di eventi accaduti in mare libico” ha spiegato Toninelli.

La nave, inoltre, aveva ricevuto indicazione di non intervenire anche dalla Guardia costiera italiana.

Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo aver appreso del salvataggio di migranti, aveva affermato che “queste navi non fanno volontariato, questa Lifeline usa centinaia di disperati come merce”. L’Italia ha scritto anche alla Tunisia a proposito della vicenda della nave della ong Lifeline, battente bandiera olandese, attualmente in acque maltesi.

“La NAVE FUORILEGGE Lifeline (Ong tedesca che usa finta bandiera olandese e mi diede del “fascista”) è ora in acque di Malta, col suo carico illegale di 239 immigrati.
Per la sicurezza di equipaggio e passeggeri abbiamo chiesto che Malta apra finalmente i suoi porti. Chiaro che poi quella nave dovrà essere sequestrata, ed il suo equipaggio fermato. Mai più in mare a trafficare, mai più in Italia. Sento il Popolo vicino, grazie per l’affetto!” ha scritto su Facebook il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Codacons chiede sequestro della nave e processo per l’equipaggio

Sequestro della nave pirata Lifeline e arresto dell’equipaggio che dovrà essere sottoposto a processo in Italia. A chiederli il Codacons, che interviene a sostegno del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

“Il comportamento della nave non solo è inqualificabile ma rappresenta una palese violazione delle norme internazionali in materia di navigazione, e sta mettendo a grave rischio la vita dei migranti ospitati a bordo – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Un atteggiamento criminale che deve essere fermato immediatamente, anche per impedire la prosecuzione dei reati: per questo chiediamo al Governo italiano di provvedere al sequestro della Lifeline e all’arresto dell’equipaggio che dovrà essere processato, oltre che per il mancato rispetto delle norme, anche per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Il Codacons invierà inoltre oggi stesso una richiesta al Pm di Catania, Carmelo Zuccaro, che come noto ha aperto una delicata indagine sulle Ong, chiedendo di ascoltare l’associazione in merito all’inchiesta in corso, considerate le ripercussioni dei reati commessi dalle Ong per la collettività italiana e le casse pubbliche.

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