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Cibo a domicilio: la Margherita batte il sushi

Indagine Coldiretti sul food delivery: sono 18,9 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno consumato a casa cibo ordinato tramite una piattaforma web

Sono saliti a 4,4 milioni di italiani che ordinano regolarmente cibo a domicilio online, tramite sito web oppure app mentre sono 11 milioni quelli che usano il telefono in maniera costante per farsi portare a casa piatti e pietanze direttamente da ristorante e/o pizzeria

Inchiesta Adoc sulle consegne a domicilio: il 65% delle famiglie ordina la cena a casa almeno una volta al mese. Spesa media di 34 euro

 

La pizza rimane il cibo preferito dagli italiani, anche nella versione “a domicilio”. Il 43% delle famiglie che ordina la cena a casa, infatti, sceglie la “margherita” piuttosto che i “ravioli al vapore” o il “sushi”.

Complessivamente, il 65% circa delle famiglie ordina a casa almeno una volta al mese, per una spesa media di circa 34 euro, secondo un’indagine dell’Adoc.

Oltre alla comodità di riceverla a casa, la preferenza per la pizza take-away è dovuta anche ai costi, in media inferiori del 30% rispetto alla classica pizzeria.

“Le consegne a domicilio di cibo stanno registrando un boom tra le famiglie italiane, circa il 65% la ordina almeno una volta al mese, una su quattro almeno una volta a settimana – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc –. La pizza rimane il cibo favorito, scelto dal 43% delle famiglie, mentre il 26% opta per il cibo cinese, il 21% per quello giapponese, solo il 6% sceglie di mangiare panini e hamburger”.

“Oltre al gusto e alla tradizione, a far propendere i consumatori italiani per la pizza a domicilio è il costo più contenuto, sia rispetto ai concorrenti (una cena per una famiglia di tre persone a base di cibo cinese costa 42 euro, al giapponese ben 63 euro, contro i soli 24 euro di una cena a base pizza) sia rispetto alla variante classica della cena fuori: per una pizza consegnata a casa si spende in media il 30% in meno rispetto a quella consumata in un locale”.

“Differenze percentuali simili anche per i fritti, che a casa costano in media il 26,5% in meno rispetto alla pizzeria. Ad ogni modo, sia a domicilio, sia al locale, la pizza rimane il cibo preferito dagli italiani, nonostante l’aumento medio di poco meno il 10% dal 2007, inizio della crisi, ad oggi. Undici anni fa una pizza in un locale costava in media 5,85 euro, oggi si spendono mediamente 6,40 euro” aggiunge.

Rider e Gig Economy

Legato a doppio filo con le consegne a domicilio è il discorso concernete i fattorini e, più in generale, la Gig Economy, la cosiddetta economia dei lavoretti.

“Come consumatori dobbiamo chiederci se prezzi bassi e comodità siano barattabili con diritti e dignità dei lavoratori – continua Tascini –. Secondo noi, no. Il consumo deve essere sostenibile e non ledere i diritti altrui e così la pensa più di un italiano su due, considerando che il 57% sarebbe ben disposto a corrispondere un prezzo più alto, sia per i prodotti che per il servizio di consegna, se il fattorino fosse regolarizzato e tutelato. Noi riteniamo che i cosiddetti “riders”, sia che lavorino tramite le app sia che lavorino direttamente per il locale, debbano avere maggiori tutele e diritti. Diritti che non possiamo e non dobbiamo comprimere in nome del low cost. Così il sistema non è sostenibile né eticamente accettabile”.

Cartone della pizza: attenzione alla differenziata

Se pulito e privo di residui di cibo va gettato insieme alla carta, come un normale cartone da imballaggio. Se invece è visibilmente sporco di cibo le operazioni che si possono fare sono due: il coperchio pulito – solitamente non intaccato dalla pizza – va tolto e messo nel contenitore della carta, mentre la parte imbrattata di cibo va spezzettata e avviata a riciclo insieme alla frazione umida, ove presente. Se nel proprio comune la raccolta dell’umido non è ancora attiva, allora il contenitore sporco di cibo va messo nel sacco dell’indifferenziato.

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