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Afghanistan: metà dei bambini del Paese fuori dalla scuola

Secondo il nuovo studio “Global Initiative on Out-of-School Children: Afghanistan Country Study” circa la metà dei bambini fra i 7 e i 17 anni – 3,7 milioni – in Afghanistan non va a scuola.

Girls study at a ‘tented school’ on the outskirts of Jalalabad town, eastern Afghanistan. The majority of girls have been displaced by conflict at least once and / or returned from Pakistan. UNICEF supports the school through the provision of tents, text books and teacher training. Some 3.7 million children are out of school in Afghanistan, with 75 percent of those being girls.

Allarme dell’UNICEF sull’istruzione in Afghanistan: 3,7 milioni di bambini, la metà di quelli che vivono nel Paese, non vanno a scuola. Le ragazze che non frequentano istituti sono il 60%

Secondo il nuovo studio “Global Initiative on Out-of-School Children: Afghanistan Country Study” circa la metà dei bambini fra i 7 e i 17 anni – 3,7 milioni – in Afghanistan non va a scuola.

Il conflitto in corso e le condizioni di sicurezza del paese, in peggioramento – insieme a una povertà e a una discriminazione profondamente radicate contro le ragazze – hanno fatto aumentare il numero di bambini che non frequentano la scuola per la prima volta dai livelli del 2002 secondo l’UNICEF.

Le ragazze rappresentano il 60% della popolazione che non va la scuola, il che le espone a un particolare svantaggio e aggrava la discriminazione di genere. Nelle provincie maggiormente colpite – fra cui Kandahar, Helmand, Wardak, Paktika, Zabul e Uruzgan – fino all’85% delle ragazze non sta andando a scuola.

Lo studio evidenzia che lo sfollamento e i matrimoni precoci colpiscono in modo significativo anche le possibilità di andare a scuola di un bambino, mentre la carenza di insegnanti donne, le scarse strutture scolastiche e l’insicurezza che colpisce il settore dell’istruzione nelle aree coinvolte nel conflitto, sono inoltre fattori che portano i bambini – in particolare le ragazze – lontano dalle aule.

“Fare come se niente fosse non è un’opzione se vogliamo garantire il diritto all’istruzione per ogni bambino in Afghanistan”, ha dichiarato Adele Khodr, rappresentante dell’UNICEF in Afghanistan. “Quando i bambini non vanno a scuola, sono esposti a un rischio maggiore di abusi, sfruttamento e reclutamento”, ha aggiunto la Khodr.

I numeri sono preoccupanti, ma vediamo anche progressi e speranze. Lo studio evidenza che i tassi di abbandono scolastico sono bassi, visto che l’85% dei ragazzi e delle ragazze che iniziano la scuola primaria vanno avanti e completano il percorso, e anche il 94% dei ragazzi e il 90% delle ragazze che cominciano la scuola secondaria inferiore completano tutti gli anni. La sfida è dunque quella di fare in modo che i bambini comincino il percorso scolastico.

“Apprezziamo che il governo dell’Afghanistan abbia posto il tema come prioritario e abbia dichiarato il 2018 ‘l’anno dell’istruzione’”, ha dichiarato la Khodr. “È arrivato il momento di un impegno rinnovato per fornire alle ragazze e ai ragazzi le importanti opportunità di apprendimento di cui hanno bisogno per progredire nella vita e per giocare un ruolo positivo nella società”, ha aggiunto la Khodr.

Per superare questa sfida, le opportunità d’apprendimento precoce e l’istruzione basata sulle comunità, fra cui i programmi di apprendimento rapido, danno alle famiglie maggior controllo sull’istruzione, attraverso classi organizzate in edifici comunitari e, in alcuni casi, nelle case. Questo è fondamentale soprattutto per le ragazze, visto che riduce l’insicurezza lungo il percorso verso la scuola, causata per esempio da molestie e incidenti legati al conflitto.

Il sondaggio sulle condizioni di vita in Afghanistan 2016-2017, pubblicato questo maggio, ha anche evidenziato miglioramenti significativi nei tassi di alfabetizzazione dei giovani e degli adulti nei due decenni passati. Il tasso di alfabetizzazione dei giovani (15-24 anni) è aumentato dal 31% del 2005 al 54% del 2017.

“Portare le ragazze e i ragazzi a scuola significa molto più che farli sedere in un’aula”, ha dichiarato la Khodr. “Significa offrire loro una routine e una stabilità nella vita, che è un saggio investimento, data l’insicurezza in diverse parti del paese”, ha aggiunto.

Lo studio chiede un impegno continuativo del governo e della società civile e un’azione per rispondere al problema dei bambini che non frequentano la scuola, soprattutto le ragazze, riconoscendo allo stesso tempo che c’è bisogno di tempo e investimenti per sviluppare istituzioni forti e capacità per la raccolta di dati. In aggiunta alla protezione dei bambini e delle scuole dai pericoli, lo studio identifica quattro punti d’azione principali:

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