Site icon Corriere Nazionale

L’etichetta a semaforo boccia l’85% del cibo italiano

Il rapporto JRC consegnato alla Commissione Europea apre la strada all'introduzione delle etichette a semaforo sulle confezioni dei prodotti alimentari

A Cibus 2018 Coldiretti espone i simboli del made in Italy, dal prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano fino all’extravergine, marchiati dal bollino rosso dell’etichetta a semaforo nei supermercati europei

“L’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in Europa boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop) che la stessa Unione Europea dovrebbe invece tutelare e valorizzare”. È quanto ha affermato Roberto Moncalvo, il presidente della Coldiretti che ha esposto i prodotti simbolo del Made in Italy “marchiati” all’estero nei supermercati dal bollino rosso, dal prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano fino all’extravergine di oliva, nello stand C 124 di FILIERA ITALIA al Padiglione 7 del Cibus 2018.

L’Unione Europea deve intervenire per impedire un sistema di etichettatura a semaforo, fuorviante discriminatorio ed incompleto che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”, ha affermato Moncalvo nel denunciare “le distorsioni provocate dal sistema di informazione visiva che fino a ora è stato adottato con formule diverse in Gran Bretagna e Francia”.

Per l’Italia ad essere bocciati dal semaforo rosso inglese ci sono tra gli altri le prime tre specialità Dop Made in Italy più vendute in Italia e all’estero come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma, ma si arriva addirittura a colpire anche l’extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea.

Si invita di fatto a non consumare alimenti con secoli di storia mentre al contrario viene dato il via libera, con il semaforo verde, a bevande artificiali edulcorate delle quali non è nota neppure la ricetta completa.

“Con l’inganno delle etichette a semaforo – ha continuato Moncalvo – si rischia di sostenere, attraverso un approccio semplicistico, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo, non solo la salute dei cittadini italiani ed europei ma anche un sistema produttivo di qualità che si è affermato pure grazie ai riconoscimenti dell’Unione Europea”.

“In gioco per l’Italia – ha precisato – c’è la leadership italiana in Europa nelle produzioni di qualità con 293 riconoscimenti di prodotti a denominazione (Dop/Igp). Rischia pero’ di essere messo all’indice solo nelle produzioni a denominazione di origine (Dop) un sistema di eccellenza del Made in Italy che genera un volume di affari al consumo di 14,8 miliardi di euro, con 70 mila operatori, ma il conto è in realtà ben piu’ salato e riguarda interi settori chiave che vanno dai salumi ai formaggi fino all’olio di oliva”.

Il bisogno di informazioni del consumatore sui contenuti nutrizionali deve essere soddisfatto nella maniera più completa e dettagliata, ma anche con chiarezza, a partire dalla necessità di adoperare segnali univoci e inequivocabili per certificare le informazioni più rilevanti per i cittadini mentre sistemi come il “traffic light” inglese e il “nutriscore” francese non informano ma cercano di condizionare in modo fuorviante se non ingannevole la scelta del consumatore.

“Non è un caso – ha concluso Moncalvo – che con l’entrata in vigore in Gran Bretagna nel 2017 sono calate in quantità del 12% rispetto all’anno precedente le esportazioni italiane di olio di oliva considerato unanimemente un elisir di lunga vita”.

L’etichetta a semaforo inglese indica con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti come il ‘Nutri-score’ francese che classifica gli alimenti con cinque colori secondo il loro contenuto di ingredienti considerati “cattivi”’ (grassi, zuccheri) ma anche buoni” (fibre, frutta, verdura).

Exit mobile version