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Dalle bottiglie gioiello alle oche in vigna: a Vinitaly le curiosità sul vino

Vinitaly: le novità e tendenze 2019 del vino saranno protagoniste della grande esposizione a Casa Coldiretti dove arriverà anche il vicepremier Di Maio

Dal vino ammuffito a quello fatto coi piedi fino alle bottiglie gioiello: ecco alcune delle novità presentate all’inaugurazione del Vinitaly allo stand Coldiretti

Si apre oggi l’edizione 2018 di Vinitaly e nei padiglioni della kermesse non mancano le curiosità sul vino. Dal ritorno della pigiatura con i piedi alle oche che concimano il vigneto fino al vino ottenuto da uve “ammuffite” o quello vinificato in antiche anfore dell’isola di Creta.

Ma ci sono anche le bottiglie gioiello con cristalli e oro e quelle hi-tech che consentono di ricostruire con lo smartphone la storia e le caratteristiche del vino tra le curiosità del vino 2.0 presentate dalla Coldiretti al Centro Servizi Arena – stand A (tra il padiglione 6 e 7) in occasione del Vinitaly 2018.

“L’innovazione nella tradizione è l’elemento che caratterizza l’edizione di quest’anno anche con esperienze creative che puntano alla distintività” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “a spingere il cambiamento è la crescente richiesta di naturalità della produzione”.

In Liguria una piccola azienda di Dolceacqua (Imperia) produce il vino come una volta con l’uva che viene pigiata con i piedi per poi mettere tutto il prodotto, dal mosto ai raspi fino alle bucce, a fermentare in botti di legno da cui durante l’anno viene tolto più volte e ritorchiato prima di arrivare all’imbottigliamento finale.

Ma al Vinitaly sono arrivate anche le prime bottiglie hi-tech del progetto sperimentale del Ministero delle Politiche Agricole e di Agea che si basa sulla tecnologia blockchain e attraverso lo smartphone consente di tracciare l’identikit del vino, al quale hanno aderito 6 aziende associate alla Coldiretti.

In Sardegna una cantina ha sperimentato una nuovo vino, la Malvasia di Bosa Botrytis Cinerea, ottenuto da acini in cui si è sviluppata una muffa particolare, la “Botrytis Cinerea”, un marciume nobile che nasce in condizioni climatiche particolari e riprogramma il metabolismo dell’uva provocando un sostanziale accumulo di aromi e sapori. L’altra curiosità di questa malvasia isolana è che una volta prodotta, le bottiglie vengono interrate in vigna per maturare.

Ma nei vigneti c’è anche chi si fa aiutare dalle oche per pulire e concimare il suolo in maniera totalmente naturale e biodinamico, aiutando la crescita delle viti e la qualità dei grappoli come a Cannara, in Umbria, dove a un iniziale gruppo di poche decine di volatili, attualmente ce ne sono circa 400 che collaborano con il viticoltore nella cura di 4 ettari di vigna.

Mentre in Campania ci sono vini che nascono da vitigni storici antichissimi come quello coltivato fra i resti della Pompei distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Un viaggio nella storia che riguarda i luoghi ma anche le tecniche di lavorazione e di conservazione, infatti dal campo al bicchiere, il viaggio del vino non è solo in bottiglia.

In Friuli Venezia Giulia a San Floriano del Collio (Gorizia) nell’azienda Paraschos, il cui titolare è di origine greca, una parte della produzione viene vinificata in anfore di terracotta provenienti direttamente dall’isola di Creta e dalla zona di Micene, foderate all’interno con cera d’api del Collio e poi utilizzate per le fermentazioni con un affinamento prolungato a contatto con le bucce: le varietà prodotte sono “Amphoreus Bianco” dalle viti più vecchie di Ribolla Gialla e “Amphoreus Malvasia” dalle viti più vecchie di Malvasia istriana.

In Piemonte a Castiglione Tinella (Cuneo) c’è anche chi, grazie a un artigiano locale, le anfore per la fermentazione del vino se le crea a km zero con la terra delle proprie vigne come l’azienda agricola Icardi che produce biologico e biodinamico. Ma per i tesori delle cantine italiane non ci sono solo l’argilla o il vetro, ma si usano anche bottiglie con decorazioni in oro come quelle ideate a Imola in Emilia Romagna.

“Nella produzione enologica del ventunesimo secolo – evidenzia la Coldiretti – si trovano molte altre particolarità: dallo spumante con polvere d’oro a quello con l’argento, dal vino dei ghiacciai a quello degli abissi, dalle bottiglie con cristalli Swarovsky a quelle realizzate con etichette in braille che consentono anche ai non vedenti di leggere le informazioni del vino per conoscerne meglio le caratteristiche a quello con etichette realizzate da ragazzi diversamente abili o dipinte a mano da artisti locali che raggiungono tutto il mondo”.

Al Vinitaly i dati sul vino italiano

Il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce del 5% e raggiunge nel 2017 il valore record di oltre 10,6 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 6 miliardi (+6%) mentre sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,6 miliardi, per effetto anche dell’aumento dei consumi familiari (+2%). È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly di Verona dove al proprio stand, nel Centro Servizi Arena (corridoio tra i padiglioni 6 e 7) le novità del vino Made in Italy sono protagoniste con la mostra delle esperienze più originali dalla vigna alla cantina, dall’imbottigliamento all’etichettatura ed è stata esposta la prima top ten dei vini che hanno messo a segno il maggior tasso di crescita delle vendite nel 2017.

Come spiegato dalla Confederazione a Vinitaly 2018, nel 2017 rispetto all’anno precedente le vendite hanno avuto un incremento in valore del 4% negli Usa che si confermano il primo cliente, seguiti dalla Germania dove la crescita è dell’1% e dal Regno Unito dove l’export aumenta del 6%. A preoccupare per il futuro sono le eventuali misure neoprotezionistiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che potrebbero scaturire dalla guerra dei dazi ma anche dalla Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Anche se i valori sono ancora limitati, a far ben sperare sono i mercati dove la crescita è percentualmente maggiore come la Cina con un +29%, ma è da segnalare la Francia che, con un aumento del 9%, si colloca al sesto posto tra i maggiori acquirenti, anche a conferma del livello di qualità raggiunto dal vino italiano. L’export di vino italiano in Francia sfiora i 170 milioni di euro nel 2017 e praticamente raddoppia (+92,3%) negli ultimi 10 anni mentre nello stesso periodo al contrario gli arrivi nella Penisola dai cugini d’oltralpe sono crollati del 14% in valore spingere il successo del Made in Italy è soprattutto la riscossa, contro lo champagne, delle bollicine nazionali con le esportazioni in Francia letteralmente esplose del 276% in valore nel decennio, per un importo attuale di oltre 45 milioni di euro.

Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero con le esportazioni che, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente, hanno raggiunto il record di 1,36 miliardi di euro. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Per quanto riguarda le destinazioni, la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 410 milioni di euro e un incremento del 12% nel 2017 ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 296 milioni e un aumento del 16% in valore. In ogni caso l’aumento più importante tra i primi dieci importatori è in Russia dove le bollicine Made in Italy crescono del 33%.

L’Italia, nonostante una produzione stimata intorno ai 40 milioni di ettolitri cioè il 26% in meno rispetto all’anno precedente, ha conquistato nel 2017 il primato mondiale davanti ai cugini francesi. Si sta realizzando un riposizionamento globale della produzione tricolore che diminuisce in quantità ma aumenta in qualità con oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.

Vino e occupazione

Al Vinitaly Coldiretti si è focalizzata anche su vino e occupazione. Il calo della produzione e l’addio ai voucher ha inciso pesantemente sull’occupazione anche se si stima che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentomila persone (-8%) tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).

Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.

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