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Il progetto Savemedcoasts all’EGU 2018

L’Italia è al primo posto tra i Paesi mediterranei e al secondo in Europa per finanziamenti pubblici all’energia dal mare. A rivelarlo è il primo rapporto del progetto europeo OceanSET 2020

Un mini parco marino da 3 MW, realizzato con gli attuali dispositivi offshore al largo di Alghero, potrebbe produrre oltre 9,3 GWh/anno

A Vienna fino al 13 aprile il convegno European Geosciences Union: sul tavolo anche gli sviluppi del progetto Savemedcoasts sull’allagamento marino

I recenti avanzamenti del progetto Savemedcoasts saranno illustrati al prossimo convegno European Geosciences Union (EGU) che si terrà a Vienna dall’8 al 13 aprile. A presentare i risultati giovedì 12 aprile alle 11.30 alla conferenza stampa – Press Centre of the Austria Center Vienna, Marco Anzidei ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e coordinatore del progetto.

Finanziato dalla comunità europea attraverso la DG-ECHO (European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations), Savemedcoasts sta fornendo nuovi scenari sul potenziale allagamento marino fino al 2100 per zone specifiche delle coste del Mediterraneo, supportando gli stakeholders ad affrontare adeguate politiche territoriali.

Nel Mediterraneo sono state classificate 163 piane costiere principali, poste a meno di 2 metri al di sopra del livello del mare, che sono maggiormente esposte agli effetti indotti dai cambiamenti climatici, tempeste e tsunami. L’aumento del livello di quasi 1 metro atteso per il 2100, come stimato da IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), interessa una superficie costiera del Mediterraneo pari a circa 38.529 km2, corrispondente a circa 5.5 milioni di campi di calcio. Alcune di queste piane potrebbero quindi sparire o ridursi sensibilmente nei prossimi 80 anni.

Gli effetti sono già ben visibili in alcune zone, come a Venezia dove l’aumento del livello marino viene ulteriormente aumentato dalla subsidenza. Un altro chiaro esempio, per rimanere in Italia, è l’isola di Lipari dove studi congiunti con gli archeologi della Soprintendenza del Mare della Sicilia hanno permesso di individuare la costa di epoca romana a oltre 12 m di profondità grazie alle rovine del porto. A causa della subsidenza e dell’aumento del livello marino, le abitazioni e le infrastrutture di Lipari stanno subendo un crescente allagamento marino, con conseguenti disagi per la popolazione locale.

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