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Valli Cupe diventa terapeutica grazie al volume di Etnobotanica

Valli Cupe diventa terapeutica grazie al volume di Etnobotanica

Presentata la prima pubblicazione della Riserva Naturale Valli Cupe

 È tutto racchiuso in un volume scritto a sei mani, dal titolo “Etnobotanica in Calabria” che può essere un osservatorio per i ricercatori e studiosi nel mondo, viste le centinaia di specie fitoterapiche, catalogate in un habitat dove sono misteriose alcune varietà residenti e altre ancora al vaglio di studi.

Finalmente ci troviamo delle scritture che parlano di usi e costumi popolari, affollate da una vegetazione indigena che ha delle proprietà curative, ma dove si sono create anche superstizioni, perfino riti e formule da erbe di cui la Calabria ne racchiude un tesoro inestimabile. Valli Cupe custodisce specie erboriste uniche al mondo. E la fauna trova benessere.

È stato presentato dal Sindaco Salvatore Torchia, ha moderato la seduta Chiara Fera, presso la Sala Consiliare del Comune di Sersale il volume di “Etnobotanica in Calabria” – Viaggio alla scoperta di antichi saperi intorno al mondo delle piante, la prima pubblicazione della Riserva Naturale Valli Cupe curata da Antonella Lupia (laurea in scienze fisiopatologiche e specializzata in biochimica clinica). Raffaele Lupia, agronomo forestale, Carmine Lupia botanico studioso, direttore della Riserva delle Valli Cupe.

Antonella, Raffaele e Carmine non sono neppure parenti tra di loro, nonostante i loro cognomi, ma li accomuna anche una grande passione: amore per la loro terra e rispetto per il patrimonio che li circonda. Apprezzandolo da sempre, il quale racchiude una cultura contadina che è stata importante per l’evoluzione socio-economica. Loro sono riusciti a raccogliere le testimonianze della gente del posto e ottenere il formulario per l’utilizzo delle piante, creando una vera e propria farmacopea. Antichi erbari mai letti perché mai scritti. Mentre oggi, grazie ai Lupia è preparato il prontuario, una guida con 530 specie.

Le erbe, conosciute dal popolo agreste sono l’eredità che è stata tramandata da genitore a genitore, da figlio a figlio. Ne’ streghe e neppure sciamani, solo conoscenze popolari tramandate nel tempo. Custodi le donne: nonne che hanno gelosamente difeso l’eredità, mogli che hanno saputo mantenere il retaggio culturale che non è mai stato scritto da nessuna parte se non grazie agli autori sersalesi che hanno voluto immortalare la tradizione, per consegnare ai posteri ciò che gli avi hanno saputo minuziosamente preservare. Al fine di non disperdere nulla di ciò che stato fatto, detto, narrato. In pratica, un manuale di sopravvivenza di etnobotanica trattasi. Tra passato e futuro., Raffaele Lupia (esperto di materie agrarie e forestali, si occupa di gestione sostenibile del territorio) e Carmine Lupia (botanico e direttore della Riserva). Modera la giornalista Chiara Fera.
Il libro affronta con rigore metodologico lo schedario scientifico-divulgativo delle 530 piante rassegnate con l’obiettivo di sollecitare una maggiore sensibilità ecologica e di attualizzare la relazione uomo-mondo vegetale. Ha l’ambizione di essere un’opera tra le più complete del panorama etnobotanico italiano e uno speciale “tributo di riconoscenza al mondo rurale calabrese, depositario di un sistema di saperi di altissimo livello, anche se sprezzantemente e sbrigativamente liquidato – nel recente passato e sull’onda di un vuoto intellettualismo di maniera – come apparato residuale di superstizioni e credenze popolari privo di qualsivoglia spessore culturale”.

Memoria orale e scienza indagate e mixate con rigore e intelligenza da professionisti di solida formazione, ma soprattutto mossi da una strenua passione per il proprio habitat.
Il Centro studi di etnobiologia della Riserva mette così a disposizione un formidabile strumento per saperne di più sul rapporto uomo-natura e cultura-natura, che, come le piante, affonda le radici in una tradizione euro-mediterranea millenaria. I fiori e le erbe rappresentano la cronaca di un’antica storia quotidiana raccontata dagli alberi, dagli uomini, dalle mani, dagli strumenti di lavoro e di svago, dagli oggetti di un’archeologia agricola che si fa ripensare nel presente. Scienza e non solo. Sapevate che nei boschi c’è una pianta (l’erva do perdimìantu/l’erba dello smarrimento) che nessuno è mai riuscito a identificare e che è capace, se calpestata inavvertitamente, di far perdere l’orientamento anche alle persone più esperte nella conoscenza dei luoghi?

Tantissimi gli anni che si attribuiscono a questo considerevole lavoro. Un regalo da parte degli autori al mondo scientifico della città di Sersale, ma è anche la conferma di uno sviluppo ecosostenibile del più importante volume che racchiude ricchezze calabre. È il patrimonio della Calabria che descrive anche quel sud di una penisola che ha sottovalutato le mille risorse che appartengono all’Italia meridionale.

Il Centro studi di etnobiologia della Riserva mette così a disposizione un formidabile strumento per saperne di più sul rapporto uomo-natura e cultura-natura, che, come le piante, affonda le radici in una tradizione euro-mediterranea millenaria. I fiori e le erbe rappresentano la cronaca di un’antica storia quotidiana raccontata dagli alberi, dagli uomini, dalle mani, dagli strumenti di lavoro e di svago, dagli oggetti di un’archeologia agricola che si fa ripensare nel presente. Scienza e non solo. Sapevate che nei boschi c’è una pianta (l’erva do perdimìantu/l’erba dello smarrimento) che nessuno è mai riuscito a identificare e che è capace, se calpestata inavvertitamente, di far perdere l’orientamento anche alle persone più esperte nella conoscenza dei luoghi?

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