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Foibe, Serracchiani: “Ferma condanna per i cori a Macerata”

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La governatrice del Friuli Venezia Giulia attacca i manifestanti per i cori intonati al corteo: “Scandalosi, calpestano morti innocenti e tradiscono gli ideali della Resistenza”

“I cori che si sono sentiti inneggiare alle foibe sono scandalosi, calpestano morti innocenti e tradiscono gli ideali della Resistenza”. Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che ieri ha parecipato alle celebrazioni del Giorno del Ricordo alla Foiba di Basovizza, commentando quanto avvenuto a Macerata, dove sono stati intonati cori in favore delle foibe da parte di alcuni manifestanti.

Per Serracchiani “è agghiacciante che, proprio nel Giorno del Ricordo, qualcuno abbia il coraggio di esibire approvazione per un massacro. L’antifascismo su cui si fonda la nostra Repubblica è democrazia e tolleranza, non violenza cieca e furore ideologico”.

“Da presidente di una Regione che ha sofferto in carne e sangue la tragedia delle foibe e dell’esodo – ha sottolineato Serracchiani – condanno fermamente queste manifestazioni incompatibili con i principi della Costituzione”.

“È giusto dare volti al dolore, sapere che ci furono persecutori e vittime, conoscere i nomi di chi subì gli oltraggi peggiori, come accadde alla giovane Norma Cossetto, stuprata e uccisa dai titini in un miscuglio di odio ideologico e bestiale violenza. Né bisogna nascondersi che, come accadde altre volte nella storia, la barbarie ebbe i suoi complici e chi ne trasse profitto” ha affermato la governatrice partecipando alla cerimonia solenne del Giorno del Ricordo alla Foiba di Basovizza, sul carso triestino.

“Bisogna guardare gli occhi di chi visse quei drammi – ha continuato Serracchiani – saper leggere nella commozione dei nostri esuli, per intuire l’abisso di dolore che hanno varcato. Qui c’è il vero Giorno del Ricordo, nelle vite strappate dalla loro terra e disperse per il mondo, nei nomi degli scomparsi, nelle tombe rimaste abbandonate”.

Per la presidente della Regione “le foibe e il disperato esodo che spopolò a più riprese l’Istria, Fiume e la Dalmazia, sono atti di una tragedia che deve ancora entrare nella coscienza popolare della Nazione. Per questo le Istituzioni devono adoperarsi con più impegno, continuità e coerenza, svolgendo opera di custodia e divulgazione e, ove necessario, condannando tentazioni negazioniste o indebite strumentalizzazioni”.

“Non basta venire a Basovizza una volta l’anno per mettersi in pari con la propria coscienza, con i doveri istituzionali e soprattutto – ha concluso – con gli insulti della storia”.

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