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Iraq: dopo la guerra oltre 4 milioni di minori vivono in povertà

In Iraq oltre 4 milioni di bambini hanno subito le conseguenze di estreme violenze in diverse aree, comprese quelle di Ninewa e al-Anbar e vivono in povertà

A woman carries her child through the debris of buildings and vehicles destroyed during intense fighting as they flee the Old City for safe areas in Mosul, Iraq, Thursday 6 July 2017. Partially visible at left is the destroyed Great Mosque of al-Nuri. The end of the violence in Mosul in July 2017 is likely to be a turning point for Iraq, but it will not bring the guns to silence as the battle will soon turn to Tal Afar, West Anbar and Hawija. Three years of traumatic experiences and months of intense fighting have left children and families in Mosul struggling with the physical and psychological wounds of war, with childhoods turned into nightmares of brutality, displacement and loss. Many are being treated in trauma centres in west Mosul with bullet and shrapnel wounds are children and many children who fled the intense fighting between government and non-government actors are severely distressed and need psychosocial care. Warring parties actively recruited children into the fighting, depriving them of a normal childhood and the chance of a better future.Some children are being held in detention centres. UNICEF is providing these children with legal representation, education, psychosocial assistance, vocational training, and helping to improve the conditions of the facilities where children are held. Providing schools, water, sanitation and health services will be crucial for all Iraqi children and their families to return home. Otherwise, the risk is not only of a lost generation, but also severely restricted opportunities to build a solid foundation for coexistence, tolerance and peace in the future.

Allarme dell’UNICEF: oltre un milione di bambini sono stati costretti a lasciare le loro case

In Iraq oltre 4 milioni di bambini hanno subito le conseguenze di estreme violenze in diverse aree, comprese quelle di Ninewa e al-Anbar. Solo lo scorso anno, 270 bambini sono stati uccisi. A molti è stata sottratta l’infanzia, costretti a combattere. Alcuni porteranno per tutta la vita cicatrici sia fisiche sia psicologiche perché esposti a livelli di violenza senza precedenti. Oltre 1 milione di bambini sono stati costretti a lasciare le proprie case.

Anche se in diverse aree i combattimenti sono terminati, continuano a verificarsi episodi di violenza. Solo questa settimana, si sono verificati 3 bombardamenti a Baghdad.

“La violenza non sta solo uccidendo e causando mutilazioni ai bambini, ma sta anche distruggendo scuole, ospedali, case e strade. Sta lacerando il tessuto sociale e la cultura della tolleranza che tiene unite le comunità” afferma Geert Cappelaere, Direttore regionale UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa.

In Iraq l’UNICEF sta svolgendo una delle sue più grandi operazioni per rispondere ai bisogni delle ragazze e dei ragazzi più vulnerabili del Paese, con assistenza umanitaria e per lo sviluppo.

“Nella parte settentrionale della città di Mosul, luogo di orribili distruzioni, ho incontrato bambini colpiti duramente da 3 anni di violenza. In una delle scuole che l’UNICEF ha recentemente riaperto nella parte occidentale di Mosul, ho incontrato in una classe Noor, una ragazza di 12 anni. Mi ha raccontato di come la sua famiglia abbia vissuto in città anche quando i combattimenti sono stati più intensi. Ha descritto la paura che ha provato quando ha dovuto rifugiarsi. Ha perso 3 anni di scuola e ora si sta impegnando per recuperarli, imparando l’inglese con altri ragazzi e ragazze” prosegue Cappelaere.

“L’umanità ha dimostrato ancora una volta a Mosul e in altre parti din Iraq di poter causare grande distruzione, ma un’altra forza, più grande, può lasciare un’impronta ancor più profonda: la determinazione di ricostruire e andare avanti. I bambini erano così emozionati nel parlare delle loro aspirazioni, condividere la loro felicità di poter giocare e studiare ancora. La povertà e il conflitto hanno interrotto il percorso scolastico di 3 milioni di bambini in Iraq. Alcuni non sono mai entrati in una scuola. Oltre un quarto di tutti i bambini in Iraq vive in povertà, in particolare quelli nelle aree meridionali e rurali, tra le più colpite negli ultimi anni” aggiunge.

“Adesso che l’Iraq si prepara alle elezioni e al Vertice Internazionale, è il momento migliore per dare priorità all’interesse dei bambini, fermare le violenze e interrompere il ciclo di povertà e deprivazione. A nome di Noor e di milioni di bambini e di persone che se ne prendono cura, l’UNICEF chiede alle autorità in Iraq e alla comunità internazionale l’adozione di alcune misure.

Tra queste:

Il Vertice Internazionale per l’Iraq, ospitato dallo Stato del Kuwait dal 12 al 14 febbraio rappresenta un’altra grande opportunità per il Governo iracheno e la comunità internazionale per rafforzare ulteriormente gli impegni per i bambini dell’Iraq. L’impegno più forte non è un altro piano, ma l’impegno ad aumentare i fondi stanziati per sostenere i bambini, con un impatto positivo sulla loro vita.

Gli Stati membri e il settore privato dovrebbero trasformare gli impegni finanziari in impegni concreti per i bambini. Ciò è fondamentale per ricostruire un Iraq pacifico e prospero, lontano dai cicli viziosi della violenza e della povertà intergenerazionale.

L’UNICEF e i suoi partner continueranno a collaborare con le ragazze e i ragazzi iracheni per garantire il rispetto e la realizzazione dei loro diritti sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia dell’adolescenza e dal diritto umanitario.

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