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La Cina rimuove il bando sulla carne bovina italiana

Gli anziani non dovrebbero mangiare carne al sangue: il sistema digestivo degli over 65 farebbe fatica ad assorbire e a scomporre le proteine

Dopo 16 anni di blocco arriva il via libera di Pechino all’importazione di carne disossata di bovini con meno di 30 mesi

Dopo il via libera del Giappone alle importazioni di bresaola dall’Italia, per il nostro Paese arriva anche l’apertura del mercato cinese alla carne bovina italiana.

Dopo oltre 16 anni infatti la Cina ha rimosso il bando sulla carne bovina italiana come ha annunciato il Ministero dell’Agricoltura cinese e dall’Amministrazione per il Controllo della Qualità, l’Ispezione e la Quarantena (AQSIQ) a conclusione dei lavori del Comitato Governativo Italia-Cina presieduto dal Ministro degli Esteri Alfano e dal suo omologo Wang Yi.

A seguito di questo sviluppo le Autorità dei due Paesi potranno concordare un protocollo sui requisiti sanitari per l’esportazione verso la Cina di carne disossata di bovini con meno di 30 mesi.

Il Ministero dell’Agricoltura cinese e AQSIQ hanno anche comunicato la rimozione del bando sul seme bovino italiano per il virus di Schmallenberg imposto nel 2012.

“Nel settembre scorso una delegazione di esperti cinesi aveva compiuto una visita ispettiva in Italia per verificare le garanzie sanitarie offerte dal sistema produttivo italiano. Questo risultato così importante per il nostro sistema produttivo è frutto dell’eccellente lavoro di squadra tra il Ministero della Salute e l’Ambasciata a Pechino” si legge in una nota del Ministero della Salute.

La Coldiretti parla di “una decisione positiva da parte del governo di Pechino che assicurerà nuove opportunità agli allevamenti Made in Italy”.

Il via libera che riguarderà la carne disossata di bovini con meno di 30 mesi è una buona notizia per le stalle tricolori dove si producono carni più sane, perché magre, non trattate con ormoni (a differenza di quelle americane) e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali.

“L’annuncio di Pechino è solo l’ultimo di una serie di segnali positivi sul versante del commercio internazionale – ricorda Coldiretti – che nelle settimane scorse hanno già visto il dimezzamento dei dazi all’importazione su alcuni prodotti cardine del made in Italy a tavola. Si segnalano in particolare le riduzioni previste per: parmigiano reggiano, grana e altri formaggi stagionati e per il gorgonzola (da 15/12% a 8%); per formaggio grattugiato e fuso e acquaviti di vino (da 10 al 5%); vermouth (da 65 a 14%); pasta e salsicce/salami (da 15 a 8%)”.

“Ma ad ottobre la Cina aveva anche disposto la rimozione del blocco alle importazioni di Gorgonzola, taleggio e agli altri formaggi erborinati,a crosta fiorita o muffettati che era stato deciso a fine agosto per un improvviso irrigidimento nell’applicazione delle norme sull’import dall’Unione europea, mentre a maggio c’era stata la decisione di aprire il mercato del gigante asiatico a limoni, arance e mandarini italiani” conclude la Confederazione.

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