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Export agroalimentare da record nel 2017: obiettivo 50 miliardi

LIFE MAGIS è il progetto ENEA che prevede la creazione di un marchio green per valorizzare i prodotti made in Italy

La qualità del Made in Italy non frena il calo dell'export dei prodotti agroalimentari nel Regno Unito

Istat registra un +7% nei primi nove mesi dell’anno: Europa e Stati Uniti sono ancora i principali mercati dell’italian food

La qualità del Made in Italy spinge l’export

ROMA – Numeri da record per l’export agroalimentare made in Italy che nei primi nove mesi del 2017 fa segnare una crescita di 7 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Sulla base dei dati Istat sul commercio estero diffusi oggi, l’export agroalimentare italiano ha raggiunto quota 29,8 miliardi di euro. Solo a settembre, come sottolinea il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha toccato quota 3,7 miliardi, il 6,4% in più rispetto a quello del 2016.

“L’obiettivo dei 50 miliardi di euro di export agroalimentare al 2020 – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – è sempre più alla nostra portata. Abbiamo imprese che hanno saputo affrontare la crisi cercando nuovi mercati, proponendo qualità e distintività”.

“I nostri margini sono ancora ampi, guardando soprattutto a quell’area di mercato coperta dai prodotti contraffatti o italian sounding. Per vincere questa sfida dobbiamo essere presenti in squadra all’estero. Abbiamo avviato un percorso che integra tutta la filiera, valorizzando anche il talento dei nostri chef. È questo l’impegno che ci vede protagonisti di oltre mille eventi in più di cento Paesi in occasione della “Settimana della cucina italiana nel mondo” in programma dal 20 al 26 novembre” prosegue.

“Una storia nata in Expo e che è utile a spingere ancora le nostre esportazioni. A chi ancora oggi parla di muri e di dazi, diciamo di leggere questi risultati. 30 miliardi di export in 9 mesi, praticamente quello che esportavamo nel 2014. Senza regole giuste in mercati aperti migliaia di piccole e medie imprese non potrebbero affrontare i mercati internazionali. Protezione e promozione devono andare insieme, soprattutto per loro” conclude Martina.

Boom in Cina: +18% di prodotti agroalimentari italiani

Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentare interessano i Paesi dell’Unione Europea, ma gli Stati Uniti sono di gran lunga il principale mercato dell’italian food fuori dai confini dall’Unione e il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna. Se in Germania le esportazioni alimentari sono rimaste praticamente stabili in Francia si è verificato un balzo dell’8,2% mentre in Gran Bretagna si è registrato un +2,5% e negli Stati Uniti la crescita è del 6,8%. Un vero boom del 18,4% si registra in Cina dove ci sono ancora grandi opportunità di crescita per l’export agroalimentare e in Russia con +31,3%.

“Ma – spiega la Coldiretti – le esportazioni restano fortemente limitate dall’embargo che ha colpito ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, e anche pesce provenienti da tutta l’Unione Europea.”

“A spingere la crescita – sottolinea ancora la Confederazione – sono i prodotti base della Dieta mediterranea a partire dal vino che è il prodotto italiano più esportato e fa segnare un aumento dell’8%, seguito dall’ortofrutta che registra un incremento del 4%”.

Ottime performance si registrano anche per i formaggi con un incremento del 9% in valore. Mai così tanto formaggio italiano è stato consumato all’estero come nel 2017 durante il quale per la prima volta nel 2017 saranno superati i 400 milioni di chili. La dimostrazione più eclatante del successo è il fatto che i francesi sono diventati i principali consumatori di formaggi Made in Italy con le esportazioni che sono praticamente raddoppiate (+94%) in quantità nel decennio.

Il tutto nel Paese più nazionalista del mondo e togliendo spazio sugli scaffali d’Oltralpe a Camembert, Brie, Roquefort e alle altre specialità locali che, come ricordava Charles De Gaulle, sono i prodotti più rappresentativi del Paese.

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