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Quote tonno rosso: piccole imbarcazioni ancora penalizzate

Pesca del tonno rosso dell'Atlantico: il WWF attacca il Marine Stewardship Council che vorrebbe concedere la certificazione di sostenibilità

In Italia previsto un incremento delle quote di pesca

Coldiretti Impresapesca chiede una redistribuzione equa dopo il sì all’incremento del pescato in Italia

In Italia previsto un incremento delle quote di pesca

ROMA – Ridistribuire ai piccoli pescatori le quote di pesca di tonno rosso in aumento per l’Italia. A chiederlo è la Coldiretti Impresapesca in occasione dell’apertura in Marocco dell’incontro annuale dell’Iccat, la Commissione internazionale per la tutela del tonno dell’Atlantico, che presenterà il nuovo Piano triennale.

Il documento, sulla base di un’analisi del Comitato scientifico dell’Iccat, prevede un incremento delle quote di pesca, che passeranno dalle 23.500 tonnellate attuali fino ad un massimo di 36.000 tonnellate nel 2020 (nell’arco del triennio 2018-2020), con un aumento di 12.500 tonnellate, equivalenti al 54%.

“Un provvedimento importante – sottolinea Coldiretti Impresapesca – che darà un’opportunità a molte delle imprese italiane di evitare il dramma delle catture accidentali che comportano problemi non indifferenti per i divieti incrociati di cattura e rigetto e sbarco. La cattura di un tonno oggi per molte barche della nostra flotta non è più una risorsa, ma un vero problema”.

“L’aumento delle quote tonno a livello nazionale – chiede Coldiretti Impresapesca – deve però essere ridistribuito alle imbarcazioni delle piccola pesca artigianale, per uscire da una situazione inaccettabile che vede oggi appena 15 imprese di pesca gestire circa l’88% della quota tonno rosso nazionale”.

“Non a caso – annota Coldiretti Impresapesca – la stessa UE è intervenuta per reclamare una ripartizione più equa della risorsa. Spetterà ora al Ministero delle Politiche agricole e della pesca – conclude Coldiretti Impresapesca – concretizzare il nuovo corso, invertendo una rotta che vede oggi premiare i “ricchi” e penalizzare i “poveri”, al punto che le lobby si sono inventate anche i diritti delle imprese sul tonno, un bene che è patrimonio delle collettività internazionale che si faceva passare per proprietà privata, nel silenzio generale”.

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