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Un anno fa il terremoto a Norcia: i territori feriti ripartono dalle tipicità

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Castelluccio di Norcia è stato distrutto dalla scossa di terremoto del 30 Ottobre 2016

Dalla lenticchia di Castelluccio al prosciutto Igp: produzione salva grazie alla tenacia di agricoltori e allevatori

Il terremoto ha provocato 23 miliardi tra danni e costi. Il settore turistico è in difficoltà

PERUGIA – Un anno fa, era il 30 ottobre 2016, una scossa di terremoto di magnitudo 6.5 devastò Norcia e la Valnerina, da Cascia a Preci. Erano le 7:41 e la scossa causò ulteriore distruzione dopo quella, altrettanto forte, di pochi giorni prima (26 ottobre).

Stamani a Norcia rappresentanti istituzionali e volontari, ancora impegnati nella fase post sisma, si sono ritrovati in piazza San Benedetto per commemorare quei drammatici momenti.

Intanto nelle aree ferite dell’Umbria il ritorno alla normalità passa anche dalla salvaguardia delle tipicità, motore economico di queste terre.

Secondo un’indagine della Coldiretti, nelle aree terremotate la produzione di latte è calata del 20% anche per stress, decessi e chiusura delle stalle crollate.

Le difficoltà non hanno però scoraggiato la maggioranza degli agricoltori e allevatori i quali, al prezzo di mille sacrifici, non hanno abbandonato il territorio e sono riusciti a garantire la produzione della maggior parte delle tipicità.

Oltre al terremoto, anche le condizioni climatiche hanno costituito una difficoltà aggiuntiva: si registra un crollo del 15% del raccolto di grano e il caldo e la siccità hanno tagliato del 20% la produzione della lenticchia di Castelluccio di Norcia.

Ma la semina, grazie anche alle proteste per la chiusura delle strade, alla fine è partita, seguita poi dal raccolto. Poco distante, nel territorio marchigiano, è salva anche la produzione del ciauscolo, il caratteristico salame spalmabile marchigiano, seppur con un calo di produzione stimato nel 15%, a causa del crollo dei laboratori di trasformazione.

Lo stesso discorso vale per il pecorino dei Sibillini, per il quale le quantità sono ridotte del 10-15% a causa soprattutto della diminuzione nella produzione di latte determinata dallo stress al quale sono stati sottoposti gli animali rimasti per lunghi mesi all’aperto.

Ma non mancano all’appello neppure altre specialità, come la patata rossa di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo, il prosciutto di Norcia Igp o la cicerchia. A sostenere la produzione è stata la solidarietà degli italiani con una richiesta senza precedenti dei prodotti tipici delle aree terremotate dopo il crollo del mercato locale a causa dello spopolamento.

“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, conclude la Coldiretti.

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