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Bollette a 28 giorni, compagnie telefoniche pronte a fare marcia indietro

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Ma le associazioni dei consumatori non ci stanno: “Devono restituire il maltolto”

L’Agcom ha chiarito che le fatture dovranno essere mensili

ROMA – Continua a tenere banco la questione delle fatturazioni a 28 giorni delle compagnie telefoniche (a cui si è aggiunta anche Sky per la pay-tv). Dopo la dura presa di posizione del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, sostenuto anche dalle associazioni dei consumatori nella sua battaglia contro la novità introdotta dai gestori, e il divieto imposto dall’Agcom, qualcosa bolle in pentola.

Le compagnie telefoniche sembrano infatti pronte a fare un passo indietro dopo l’incontro tra il numero uno di Tim, Amos Genish, e Calenda. Tim, in particolare, sarebbe disponibile a svolgere un ruolo di mediazione per convincere lealtre compagnie telefoniche a innestare la retromarcia.

Al Codacons, però, non basta la mossa di Tim per giungere ad una soluzione condivisa.

“Si tratta di una operazione che non convince i consumatori, tesa solo ad evitare provvedimenti normativi che potrebbero arrecare danni economici alle compagnie telefoniche – afferma il presidente Carlo Rienzi –. Il Codacons e gli utenti italiani non accetteranno alcun passo indietro sulle bollette a 28 giorni che non prevederà anche il rimborso ai consumatori delle maggiori somme pagate a causa dell’illegittima prassi sulle fatturazioni”.

“Nello specifico le società devono non solo ritornare alle bollette mensili, ma anche restituire agli utenti i soldi che questi hanno speso per effetto della fatturazione a 28 giorni, 1,19 miliardi di euro all’anno solo per la telefonia fissa e gli abbonamenti Sim. In tal senso – avvisa Rienzi – siamo pronti ad una class action se gli operatori telefonici non accoglieranno a nostra richiesta”.

Intanto l’associazione ha inviato a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia un esposto in cui si chiede di indagare per truffa aggravata e appropriazione indebita in merito alle bollette a 28 giorni vietate dall’Agcom.

Dall’associazione arriva anche pieno appoggio al Ministero dello Sviluppo economico che, in riferimento alla nota diffusa da Asstel, ha fatto sapere che la tariffazione a 28 giorni rappresenta una pratica commerciale scorretta che verrà esplicitamente vietata attraverso appositi strumenti legislativi nelle prossime settimane.

Intanto tutti gli utenti danneggiati possono avviare la richiesta di risarcimento scaricando il modulo sul sito www.codacons.it.

Adoc: “Consumatori in trappola”

Se tutti gli operatori di telecomunicazioni adottano lo stesso sistema di fatturazione, a danno dei consumatori, questi ultimi sono letteralmente in trappola, non avendo alternative valide se non quella, provocatoria, di rinunciare all’uso dello smartphone. È questa la posizione dell’Adoc, espressa dal presidente Roberto Tascini.

“I consumatori non sono né pigri né disattenti, ma sono intrappolati in un mercato non concorrenziale, dove tutti gli operatori applicano la stessa tipologia di fatturazione” aggiunge.

“L’unica arma a disposizione del consumatore, quando subisce una modifica unilaterale del contratto, è esercitare il diritto di recesso per passare ad un altro operatore. Ma se tutti gli operatori hanno provveduto ad aumentare i costi del servizio, mascherandoli dietro al cambio di fatturazione, quest’arma è spuntata, per non dire inutile” spiega Tascini.

“Noi crediamo che se almeno uno dei principali operatori fosse rimasto alla vecchia tariffazione su base mensile, i consumatori avrebbero scelto di cambiare. Ma nella situazione attuale è impossibile. L’unica risposta, senza dubbio provocatoria, da parte dei consumatori sarebbe quella di rinunciare completamente all’uso del telefono, sia fisso che mobile. Ma, ovviamente, non è percorribile”.

Che fare allora per convincere le compagnie telefoniche a ripristinare le bollette mensili?

“È pertanto necessario un intervento legislativo che sancisca innanzitutto il principio dell’invarianza di spesa per il consumatore a fronte di ogni modifica della tempistica di fatturazione. Un cambio di fatturazione dovrebbe, infatti, essere necessariamente basato su una riproporzione delle precedenti condizioni economiche: il consumatore non deve subire variazioni dei costi sostenuti” spiega Tascini.

“Altrimenti, come in questo caso, stiamo parlando di un aumento nascosto. Occorre poi allargare la platea di operatori nel mercato, al fine di stimolare la concorrenza e favorire i consumatori. Il fatto che il mercato delle telecomunicazioni sia in mano a poche aziende rende estremamente complicato per il consumatore cambiare operatore ed estremamente facile per questi ultimi porre in essere una sorta di “cartello” e godere di rendite di posizione” afferma ancora.

Per Adoc occorre anche prevedere un nuovo e maggiore potere d’intervento per l’Agcom.

“Non solo deve poter sanzionare in modo più incisivo gli operatori ma deve poter intervenire prima che gli stessi mettano in atto comportamenti penalizzanti i consumatori. Ad esempio sarebbe opportuno che l’Autorità possa esprimere un parere vincolante prima dell’applicazione delle modifiche unilaterali del contratto da parte degli operatori, in modo da bloccare sul nascere ogni danno a carico degli utenti. Altrimenti ci troviamo come nella situazione attuale, con i consumatori danneggiati e intrappolati”.

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