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Duchamp, Magritte, Dalì: i rivoluzionari del ‘900 a Bologna

Miró! Sogno e colore mostra

Joan miro. Woman and Birds, ca. 1940. india ink, gouach, and oil wash on paper, 27.9 X 30.5 B70.0195

A Palazzo Albergati fino all’11 Febbraio in mostra capolavori dall’Israel Museum di Gerusalemme

Marcel DuchampL.H.O.O.Q., 1919/1964, Rectified readymade: pencil on reproduction, 30X23. Collection the Israel Museum, Jerusalem, The Vera and Arturo Schwarz Collection of Dada and Surrealist Art B99.0575

BOLOGNA – Una grande anteprima internazionale con la straordinaria mostra dedicata a quei nomi del mondo dell’arte che hanno rivoluzionato il Novecento.

Duchamp, Magritte, Dalì, Ernst, Tanguy, Man Ray, Calder, Picabia e molti altri, tutti insieme per raccontare un periodo di creatività geniale e straordinaria a Palazzo Albergati a Bologna da oggi fino all’11 Febbraio.

La determinazione a rivoluzionare l’arte, a rompere col passato e inventare un mondo nuovo, è raccontata con grande ricchezza narrativa nella mostra: sono infatti oltre duecento le opere esposte, tutte provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme che, con grande generosità, per l’occasione ha svuotato oltre mille metri quadri del proprio percorso espositivo mettendo a disposizione dei visitatori bolognesi le proprie incredibili collezioni.

Tra i capolavori: Le Chateau de Pyrenees (1959) di Magritte, Surrealist Essay (1934) di Dalí, L.H.O.O.Q. (1919/1964) di Duchamp e Main Ray (1935) di Man Ray.

L’allestimento è realizzato dal grande architetto Oscar Tusquets Blanca, che in omaggio all’evento ha ricostruito a Palazzo Albergati la celeberrima sala di Mae West di Dalì e l’installazione 1,200 Sacks of Coal ideata da Duchamp per l’Exposition Internationale du Surréalisme del 1938.

La mostra, curata da Adina Kamien-Kazhdan curator of Modern Art at The Israel Museum, vede il patrocinio del Comune di Bologna e dell’Ambasciata di Israele ed è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con l’Israel Museum di Gerusalemme.

Cinque le sezioni di mostra:

Dadaismo e Surrealismo

È passato un secolo da quando queste due fondamentali correnti hanno fatto la loro comparsa e, ai nostri giorni, accostamenti “meravigliosi”, automatismo, ready made, fotomontaggio, metamorfosi, paesaggi onirici sono per noi ovvi e scontati, in arte e non solo.

Ma all’epoca, gli artisti che per primi hanno inventato tecniche, costruito ideologie, scoperto e applicato la psicanalisi freudiana all’arte e alla vita, non solo hanno sfidato e rinnegato la tradizione, ma hanno introdotto materiali e strategie innovativi destinati a trasformare il vocabolario dell’arte e, soprattutto, lasciato un’eredità che non si è ancora esaurita.

Spronato dalla devastazione della prima guerra mondiale, il Dadaismo nacque nel 1916 a Zurigo, e si diffuse rapidamente a Berlino, Hannover, Colonia, New York e Parigi. Per i dadaisti, la guerra incarnava la prova definitiva del fallimento del razionalismo e della cultura borghese della fine del XIX secolo, al punto che il movimento venne lanciato con alcune performance contro la guerra al Cabaret Voltaire di Zurigo. Nel Manifesto del 1918 il poeta rumeno Tristan Tzara dichiarò che la parola infantile ma suggestiva “dada” (“cavallo a dondolo” in francese ma non solo questo è il significato attribuito al termine dada), scelta a caso da un dizionario francese-tedesco, non significava niente.

Nell’intento di distruggere i principi consolidati e decostruire il tradizionale linguaggio dell’arte, i dadaisti adottarono idee e modalità espressive radicali. I loro collage, assemblage, fotomontaggi, readymade, film e performance sono considerate antiarte nichilista.

A raccontare tutto questo in mostra saranno presenti opere di Kurt Schwitters, Hannah Höch, Erwin Blumenfeld, Marcel Janco, Francis Picabia, Max Ernst, Man Ray e Marcel Duchamp.

Il Surrealismo, nato a Parigi nel 1919 sulla scia del fermento dadaista, ambiva invece a una rivoluzione dello spirito e alla ricerca di una realtà nuova non solo in campo artistico. Ispirandosi all’esplorazione dell’inconscio praticata da Sigmund Freud, il Manifesto del 1924 invocava le forze irrazionali e creative che si nascondono nella psiche umana. L’uso degli accostamenti casuali, dell’automatismo, delle forme biomorfiche, l’immaginario onirico e la manipolazione di oggetti quotidiani, caratterizzano il lavoro di artisti diversi tra loro come André Breton, Max Ernst, Joan Miró, René Magritte, Salvador Dalí, tutti presenti in mostra.

Oscar Tusquets Blanca e la stanza di Mae West

Special Guest di Palazzo Albergati sarà la riproduzione dell’opera quadro-simbolo del Surrealismo, Viso di Mae West come appartamento (1934-35) di Salvador Dalí conservata nel Museo Dalí di Figuere che l’architetto Oscar Tusquets Blanca – che fu amico e collaboratore di Dalì stesso – ripropone eccezionalmente a Bologna.

la stanza-installazione vuole essere un tuffo nel passato a tutti gli effetti, una suggestiva alienazione dello spazio che evidenzierà le sfumature più geniali dell’arte del marchese di Púbol dai celebri baffi all’insù, i suoi giochi di luce, le finte prospettive e l’illusione che si dilata accompagnando la visita del pubblico tra sogno, enigmi e finzione, paesaggi tipici dell’anima di Dalì.

INFO UTILI SULLA MOSTRA

Sede: Palazzo Albergati, Bologna.

Date: 16 ottobre 2017 (a partire dalle ore 15.00) – 11 febbraio 2018.

Link utili: www.palazzoalbergati.com; www.arthemisia.it;

Orario apertura: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima).

Prezzo Biglietti: Intero € 14,00 (audioguida inclusa); Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa).

Informazioni e prenotazioni gruppi: T. +39 051 030141.

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