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Firenze: adolescente ridotta in schiavitù e promessa in sposa per 15mila euro

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La Polizia ha arrestato il padre, un 49enne serbo: aveva tenuto segregata la figlia per quattro anni

Le indagini sono partite l’anno scorso grazie alla segnalazione di un ragazzo alla quale la piccola aveva chiesto aiuto in chat

FIRENZE – È rimasta segregata in casa per quattro lunghi anni senza contatti con il mondo esterno mentre il padre la vendeva per 15mila euro a un altro uomo che l’avrebbe “acquistata” per sposarla. A mettere fine all’incubo di un’adolescente di etnia Rom ma residente a Firenze sono stati gli uomini della Squadra mobile di Firenze che l’hanno salvata da una probabile vita da schiava.

Il padre della ragazzina, un cittadino serbo di 49 anni, è stato arrestato al termine di un’indagine durata oltre un anno, con l’accusa di riduzione in schiavitù.

L’attività investigativa è iniziata nell’agosto 2016, in seguito alla segnalazione di un centro antiviolenza fiorentino, il quale, a sua volta, era stato allertato da un messaggio proveniente dalla Sicilia che indicava una situazione di pericolo per una giovane ragazza residente a Firenze, della quale conosceva solo il nome.

Gli investigatori della Mobile si sono attivati, riuscendo ad individuare la famiglia della giovane e l’appartamento in cui era rinchiusa, riuscendo appena in tempo ad impedire la “vendita” della ragazza.

Dall’indagine è infatti emerso che l’uomo arrestato, per diversi anni, si è comportato come se la figlia fosse un oggetto su cui esercitare un vero e proprio diritto di proprietà, compresa la facoltà di venderla.

Quando era appena 13enne la piccola è stata promessa in sposa ad un suo connazionale, residente in Francia, grazie ad un accordo concluso con la sua famiglia, che, in cambio, avrebbe versato al genitore la somma di 15mila euro.

In base all’accordo la famiglia del promesso sposo avrebbe versato 4mila euro a titolo di acconto, stabilendo che, entro settembre 2017, la ragazza avrebbe dovuto essere portata in Francia per le nozze.

Entro quella data la giovane avrebbe dovuto mantenere la verginità, imparare a svolgere le faccende domestiche e ritrovare la forma fisica che aveva a 13 anni, perdendo qualche chilo.

Per mantenere le “condizioni” del contratto il padre della promessa sposa ha segregato in casa la ragazza, sottoponendola a stretti controlli: è stata privata di denaro e scheda telefonica, e poteva uscire solo poche volte al mese per andare a fare la spesa, sempre “scortata” da un uomo della famiglia.

La salvezza è arrivata grazie a un gioco per smartphone, al quale aveva il permesso di giocare offline. Agganciandosi a una connessione Wifi libera, la piccola attraverso la chat del gioco è entrata in contatto con un coetaneo al quale ha confessato la sua situazione. È stato proprio il suo amico virtuale ad effettuare la segnalazione dalla quale è partita l’indagine che ha salvato l’ennesima sposa bambina.

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