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Scuole Centro Italia, ActionAid: “Ricostruzione lenta e poco trasparente”

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La costruzione delle scuole primaria e secondaria di primo grado di Pieve Torina

Ritorno in classe tra incertezze e ritardi nelle regioni colpite dal terremoto: l’associazione chiede di coinvolgere le comunità locali

La costruzione della scuola dell’infanzia B. Costa di Sarnano

ROMA – Una ricostruzione che procede con passo incerto, troppi ritardi, poca trasparenza e scarso coinvolgimento delle comunità locali. In vista della riapertura delle scuole nelle regioni del Centro Italia colpite dal terremoto, ActionAid ha analizzato lo scenario nei territori del cratere e lancia un appello a Governo ed enti locali affinché facciano maggiore chiarezza sulle risorse disponibili e si mettano all’ascolto della cittadinanza.

A oltre un anno dalla prima scossa, molti bambini – degli oltre 30 mila studenti che tra pochi giorni dovranno affrontare il nuovo anno scolastico nei territori del cratere – si apprestano a tornare a scuola in strutture d’emergenza.

Nelle ordinanze del Commissario straordinario specifiche sulla ricostruzione, il Governo ha previsto 72 scuole di nuova costruzione nelle quattro regioni colpite dalle scosse (Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria), mentre per altre 40 sono in programma interventi per adeguare, completare, migliorare o ampliare le strutture.

“Dall’analisi della documentazione resa pubblica, non è tuttavia possibile capire quando gli studenti potranno tornare in edifici non provvisori. Ricominciare dalle scuole è il motto della ricostruzione post terremoto, ma sono ancora troppi i punti poco chiari sulla ricostruzione e sull’agibilità degli edifici scolastici” spiega l’associazione.

“Una ricostruzione efficace non può che essere trasparente e partecipata. Ad oggi non sappiamo ancora quante sono le risorse totali messe in campo grazie alle donazioni, ai fondi pubblici e a quelli privati. Per una vera rinascita, non solo materiale, sono indispensabili strumenti di trasparenza informativa e percorsi di partecipazione mirati alla costruzione di spazi di dialogo aperto, inclusivo e informato tra istituzioni e cittadini in merito alla ricostruzione e allo sviluppo del territorio”, dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia.

Nel complesso, la gestione della ricostruzione appare piuttosto accentrata: le decisioni sono prese dal Commissario Straordinario e dai governatori delle quattro regioni colpite, in qualità di vice commissari per la ricostruzione, senza un reale coinvolgimento delle comunità locali. Inoltre, non è chiaro perché le risorse della terza campagna di raccolta fondi post sisma – arrivata a quota 3,2 milioni di euro con l’obiettivo specifico di ricostruire le scuole – siano stati destinati anche ad altre opere pubbliche.

A seguito del terremoto ActionAid ha scelto di intervenire nelle scuole perché ritiene che siano la base per ricostruire le comunità e il tessuto sociale, così profondamente segnati dall’evento sismico. L’organizzazione ha lavorato insieme al Ministero dell’Istruzione (MIUR) per accompagnare studenti e insegnanti nella difficile ripresa dell’anno scolastico. In particolare, ActionAid ha avviato il progetto “METE – Percorso di riscoperta della Memoria e dell’idEntità Territoriale localE” nelle scuole di Camerino, Pieve Torina e Valfornace nelle Marche. ActionAid ha inoltre partecipato al corso “A scuola di resilienza: apprendere e insegnare dopo una catastrofe”, organizzato dal MIUR con la Direzione scientifica dell’Università dell’Aquila, un percorso formativo rivolto ai docenti per accompagnarli nella difficile ripresa delle lezioni.

Nelle province di Ascoli Piceno e Macerata, l’associazione opera in tre istituti comprensivi (Pieve Torina, Camerino e Acquasanta Terme) che abbracciano otto località: Pieve Torina, Valfornace, Visso, Muccia, Camerino, Fiastra, Acquasanta Terme e Arquata del Tronto.

Anche nel cratere aquilano, dove ActionAid è presente dal 2009 ancora sono tante le domande senza risposta. Ad oggi nessun progetto di ricostruzione delle scuole pubbliche è partito e migliaia di ragazzi riprenderanno le lezioni per l’ottavo anno consecutivo in strutture “temporanee”. La struttura che ospita il maggiore liceo della città (oltre 1000 studenti) viene dichiarata inagibile e gli studenti divisi in tre differenti plessi, mentre mancano le verifiche di vulnerabilità in altre strutture di competenza comunale e provinciale.

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