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Saldi amari per Mango: arriva la condanna dal Tribunale di Milano

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Sentenza su pratica commerciale scorretta. Il Codacons esulta: “Vittoria per tutti i consumatori”

La catena avrà ora 30 giorni per poter adeguare il proprio comportamento

MILANO – Storica sentenza in tema di saldi di fine stagione emessa dal Tribunale di Milano, a nome del giudice Marangoni, della Sezione A, specializzata in materia d’impresa, nella causa promossa dal Codacons contro Mango Italia S.r.l..

La famosa azienda di abbigliamento è stata condannata per comportamento ingannevole nei confronti dei consumatori come fa sapere il Codacons in una nota.

“Il Tribunale ha considerato ingannevole la pratica di Mango, consistente nell’applicare un bollino riportante un prezzo maggiore sul cartellino applicato su ciascun capo di abbigliamento offerto in vendita, originariamente riportante un prezzo di minore entità, inibendone così la prosecuzione” sottolinea l’associazione dei consumatori.

Tale condotta, afferma il Tribunale di Milano, “appare dunque potenzialmente idonea ad incidere sulle scelte di acquisto del consumatore, il quale ove fosse in grado di rilevare la differente indicazione del prezzo normale di vendita orienterebbe diversamente il proprio comportamento commerciale per l’incertezza sulla reale entità dello sconto praticato dalla convenuta”.

Per il Codacons si tratta di una “sentenza storica, una vittoria per tutti i consumatori. Finalmente è stato posto un limite al comportamento che i negozi di abbigliamento possono adoperare al fine di comunicare gli sconti sui propri prodotti in vendita. Il consumatore deve essere sempre tutelato, con un’informativa corretta e chiara sul prezzo di vendita originario del prodotto, sul quale viene poi applicato lo sconto”.

“La sentenza che riguarda la catena Mango farà scuola, tutti i negozi di abbigliamento dovranno ora informare correttamente i consumatori degli sconti applicati, pena l’essere riconosciuti colpevoli di pratica ingannevole” conclude il Codacons.

Mango avrà ora 30 giorni per poter adeguare il proprio comportamento, dovendo anche dare pubblicità al provvedimento giudiziario, a proprie spese, su “Il Sole 24 ore”.

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