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Salvataggio banche venete, Codacons: “Costerà 708 euro a famiglia”

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L'associazione accusa il Governo di aiuti di Stato, vietati dalla normativa vigente

L’associazione dei consumatori attacca il Governo: “Mala-gestione degli istituti scaricata sulla collettività”

Codacons attacca il Governo per il decreto salva-banche

ROMA – Il salvataggio di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza costerà ad ogni singola famiglia italiana la bellezza di 708 euro. Lo afferma il Codacons, commentando il decreto varato domenica pomeriggio dal Consiglio dei Ministri, che mobilizza risorse per complessivi 17 miliardi di euro.

Il salvataggio delle banche venete, secondo il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi, “è una vergogna”.

“Ancora una volta il Governo mette le mani in tasca agli italiani per salvare le banche venete ridotte al fallimento da una mala-gestione i cui costi vengono scaricati sulla collettività. I cittadini si ritrovano doppiamente danneggiati dalla crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza” aggiunge.

“Una prima volta attraverso il crollo delle azioni delle due banche, già costato 19 miliardi di euro ai risparmiatori assieme agli aumenti di capitale e alle perdite degli ultimi anni. La seconda attraverso le risorse pubbliche che il Governo mette a disposizione del salvataggio, 17 miliardi di euro pari a 708 euro a famiglia, soldi che potrebbero essere destinati a ridurre le tasse, completare le opere incompiute, o mettere in sicurezza le scuole a rischio” conclude Rienzi.

In totale, secondo l’associazione dei consumatori, la crisi delle banche venete costerà 42,5 miliardi di euro alla collettività.

“I 118.994 soci di Bpvi e gli 87.502 di Veneto Banca hanno subìto il deprezzamento delle proprie azioni per complessivi 10 miliardi di euro, cui si aggiungono ulteriori perdite negli ultimi anni per quasi 9 miliardi di euro e aumenti di capitale per 6,5 miliardi” spiega il Codacons.

“A tali cifre si aggiungono i costi del salvataggio di Stato varato ieri dal Governo, e che mobiliterà 17 miliardi di euro portando il conto complessivo della crisi delle banche venete a sfiorare i 42,5 miliardi di euro” aggiunge l’associazione.

Cosa prevede il decreto sul salvataggio delle banche venete

Nel pomeriggio di domenica 25 Giugno il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.a. e di Veneto Banca S.p.a. e per garantire la continuità del sostegno del credito alle famiglie e alle imprese del territorio.

Il testo arriva dopo che lo scorso 23 Giugno la Banca Centrale Europea ha dichiarato le due banche in condizione di dissesto (failing or likely to fail). Successivamente il Comitato di risoluzione unico (SRB – Single Resolution Board) ha valutato se vi fossero tutti i tre requisiti per una risoluzione secondo la direttiva europea per i salvataggi bancari (BRRD), giungendo alla conclusione che non sia possibile dichiarare la risoluzione in quanto non sussiste il requisito dell’interesse pubblico.

“Di conseguenza, si è ritenuto di fare ricorso alla normativa nazionale,e in particolare al ‘Testo unico bancario’, che prevede l’avvio della procedura di liquidazione coatta amministrativa. Tuttavia, atteso che l’applicazione della procedura ordinaria rischierebbe di produrre conseguenze negative per il tessuto produttivo e sociale, per l’occupazione e per i risparmiatori, il Governo ha ritenuto necessario adottare misure pubbliche a sostegno di una gestione ordinata della crisi delle due banche, nel contesto di una speciale procedura d’insolvenza” spiega Palazzo Chigi.

Le misure adottate prevedono “aiuti compatibili con il mercato interno” ritenuti ammissibili dalle regole europee in quanto volti a evitare danni economici più ampi, subordinati all’approvazione da parte della Commissione europea. L’aiuto di Stato è consentito dalla Comunicazione della Commissione europea dell’agosto 2013 alle seguenti condizioni:

Gli aiuti di Stato, necessari a mitigare l’effetto della liquidazione sul territorio grazie alla continuità dell’accesso al credito da parte delle famiglie e delle imprese, nonché alla gestione dei processi di ristrutturazione delle banche in liquidazione, ammontano a 4,785 miliardi di euro.

A questa cifra si aggiungono circa 400 milioni quale fair value delle garanzie prestate dallo Stato sugli impegni delle banche in liquidazione, per un ammontare massimo di circa 12 miliardi di euro.

“Gli aiuti di Stato sono adeguatamente coperti dai crediti delle due banche” spiega ancora Palazzo Chigi e il decreto legge quindi consente al Ministro dell’Economia, su proposta della Banca d’Italia, di:

Il Ministro Padoan, spiega ancora il Governo, è autorizzato a effettuare interventi pubblici a sostegno dell’operazione:

“Al fine di massimizzare il valore dei crediti deteriorati e di altri attivi non ceduti, il provvedimento legislativo abilita il Ministero a cedere questi ultimi alla Società per la Gestione di Attività S.p.a., il cui capitale è da esso interamente posseduto. Il corrispettivo della cessione è rappresentato da un credito verso le banche in liquidazione: i proventi della gestione del portafoglio trasferito sono destinati interamente alle banche in liquidazione e sono, dunque, disponibili per i creditori di quest’ultime” si legge nella nota diffusa al termine del Consiglio dei Ministri.

“Per i creditori subordinati delle banche che siano investitori al dettaglio è previsto un meccanismo di ristoro analogo a quello previsto dal decreto legge n. 59 del 2016. Come in quel caso, le prestazioni sono a carico del ‘Fondo interbancario di tutela dei depositanti’. Le disposizioni in materia fiscale sono volte a rendere fiscalmente neutre le operazioni di cessione e gli interventi pubblici che le possono accompagnare. Esse sono volte, inoltre, a consentire il trasferimento dei crediti per le imposte differite delle banche in liquidazione al cessionario dell’azienda bancaria. Le risorse necessarie per il sostegno pubblico sono prelevate dal fondo ‘salvarisparmio”’costituito con il decreto legge n. 237 del 23 dicembre 2016, incrementate di 300 milioni di euro per l’anno 2018” conclude la nota di Palazzo Chigi.

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