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Chi si muove poco mangia peggio e ingrassa di più

Nuovo studio dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano rileva che la scarsa attività fisica induce scelte alimentari errate aumentando il rischio di obesità  

Desenzano del Garda – Ingrassa chi mangia più di quanto consumi. Così come le diete sbilanciate in nutrienti sono una delle principali cause di sovrappeso e obesità. Un nuovo studio dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano (Ogp, vedi scheda di seguito) ha analizzato la relazione tra la quantità di attività fisica svolta e la qualità della dieta seguita, valutando le interviste a 5.500 adulti italiani, in età maggiore di diciotto anni.

Un primo risultato dello studio è che le persone che svolgono scarsa attività fisica consumano meno energia, mangiano meno frutta e verdura e bevono meno acqua, fattori indispensabili per non aumentare di peso. E coloro che non praticano alcuna attività, né moderata quotidiana né intensa settimanale, mangiano meno di 2 porzioni al giorno di frutta, verdura e bevono meno acqua. Inoltre, l’inserimento dell’attività fisica all’interno della propria quotidianità favorisce l’abitudine dell’organismo a seguire uno stile di vita più sano sotto ogni punto di vista, incluso quello alimentare.

L’indagine su come si ingrassa ha indagato le abitudini e l’intensità dell’attività fisica a vari livelli: moderata e quotidiana come il camminare, l’attività fisica intensa come la corsa, il nuoto, la palestra ed altro, il tempo dedicato e la frequenza settimanale. Di tutti gli intervistati è stato rilevato il peso e l’altezza e calcolato l’Indice di massa corporea (BMI) per classificarli in normopeso, sovrappeso (BMI>24.9 e <29.9) e obesi (BMI>29.9); l’attività lavorativa (classificata in sedentaria, in piedi, manuale e manuale pesante) e le ore quotidiane di attività domestica. Oltre all’attività fisica sono state raccolte le abitudini nutrizionali quotidiane riguardanti il consumo di frutta, verdura e acqua.   Dallo studio Ogp emerge che la sedentarietà quotidiana è già responsabile dell’aumento ponderale. Infatti, la media delle persone che svolgono un lavoro sedentario (56% del campione) è caratterizzata da un BMI di 27, mentre coloro che svolgono un lavoro manuale pesante hanno un BMI medio di 26. Risultato che potrebbe sembrare ovvio, ma che in realtà conferma che questo campione riesce ad avere un migliore bilancio energetico.   Le attività domestiche sono ancora un lavoro prevalentemente femminile, ma stare a casa, anche se si lavora intensamente (lavoro domestico 3-4 ore al giorno) non predispone ad avere un peso normale, perché ben il 43% del campione preso in esame trascorre un tempo superiore alle tre ore davanti alla televisione e il BMI correla positivamente, ovvero aumenta all’aumentare delle ore trascorse davanti allo schermo.   La ricerca Ogp conferma che la quantità di attività fisica, intesa come attività moderata svolta ogni giorno oltre a quella sul lavoro (camminare o andare in bicicletta), è correlata con il BMI. Infatti, chi non svolge nessun tipo d’attività, il 25% degli intervistati, è sovrappeso (BMI medio 29) mentre il BMI medio dei soggetti che camminano o pedalano per almeno 30 minuti al giorno è mediamente 26 e si avvicina di più agli standard di normalità. Solo il 10% del campione dichiara di camminare o andare in bicicletta più di un’ora al giorno. L’attività fisica più intensa ad esempio jogging, nuoto, palestra, o sport di squadra amatoriali, è svolta una o più volte a settimana solo dal 30% degli intervistati, mentre il 70% non fa nessun allenamento settimanale.

Lo studio dell’Osservatorio è in accordo con un recente studio pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition – ha dichiarato la dott.ssa Michela Barichella, Presidente di “Brain&Malnutrition Association” e membro del Comitato scientifico OGPche mette in luce il legame tra l’attività fisica e la scelta di cibi considerati particolarmente sani. Praticare sport e avere una moderata attività è correlata con un indice di massa corporea normale e sembrerebbe favorire la scelta di cibi salutari aggiungendo altri benefici vantaggi a quelli che porta l’attività fisica continuativa”.

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