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Dieta Mediterranea, una diga per l’Alzheimer

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La metà dei 90enni non ha segni di demenza e milioni di persone possono salvarsi con uno stile di vita sano

Il 17 Novembre 2010 la Dieta Mediterranea è diventata patrimonio immateriale dell’umanità

PISTOIA – Se le cattive notizie colpiscono davvero più di quelle buone, ecco spiegato il motivo per cui tendiamo a preoccuparci delle conseguenze negative dell’invecchiamento, benché la vita media sia ormai prossima ai 90 anni e circa la metà dei novantenni non abbia alcun problema di demenza. Tutto ciò mentre è ormai accertato che un sano stile di vita, come niente fumo, alcool con moderazione, attività fisica, Dieta Mediterranea, può salvare dalla malattia milioni di persone.

Sono i paradossi sui quali insiste un’autorità mondiale in tema di terza età, la neurologa Laura Fratiglioni, intervenendo oggi a Pistoia al Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer. “Dobbiamo essere ragionevolmente ottimisti”, spiega citando una vasta serie di studi più o meno recenti e inediti, “E’ ormai scientificamente assodato che si può vivere molto a lungo e senza Alzheimer. Destino e genetica permettendo, dipende in gran parte da noi, da come si vive”.

Fratiglioni parla sulla base degli studi più recenti. Toscana di Montemassi (Maremma grossetana), laureata a Firenze in neurologia e immunologia, da oltre vent’anni insegna in Svezia al Karolinska Institutet (la maison dei Premi Nobel) dove dirige il Centro di Ricerche sull’Invecchiamento (ARC). Vanta inoltre centinaia di pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche e una vera collezione di riconoscimenti accademici. In altre parole, è uno dei tanti cervelli in fuga.

Attualmente è impegnata in una ramificata rete di ricerche multidisciplinari sulla popolazione alla ricerca di risposte a domande antiche così sintetizzabili: perché invecchiamo?, perché invecchiamo diversamente l’uno dall’altro?, come possiamo diminuire malattie e disabilità?, come produrre cure più efficaci? Le prove fin qui raccolte le suggeriscono le seguenti considerazioni.

Ed ecco il punto. Chi sono questi scampati alla demenza? Come ci sono riusciti? Risposta: con uno stile di vita sano: niente fumo, alcool con moderazione, attività fisica, Dieta Mediterranea, controllo dei problemi cardiovascolari, ipertensione e diabete, mente allenata (studio, letture, giochi complessi, vita sociale).

“Tutti i dati concordano – dice la professoressa Fratiglioni -.Con un sano stile di vita, meglio se adottato da giovani, possiamo scongiurare anche un terzo dei casi di demenza. Per di più abbiamo capito di recente che lo stile di vita può incidere positivamente anche su certe predisposizioni genetiche”.

Considerando le fosche previsioni (2,5 milioni di malati in Italia, 130 nel mondo nel 2050), è facile calcolare i benefici sia umani che economici.

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