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Lavoro, dall’Istat arrivano segnali positivi: aumentano gli occupati

disoccupazione

Ad Aprile il tasso di occupazione sale al 57,9% (+0,2 punti percentuali). Giù dello 0,4% il tasso di disoccupazione

Il tasso di disoccupazione scende all’11,1% ad Aprile 2017

ROMA – Arrivano segnali positivi per il mercato del lavoro dagli ultimi dati diffusi oggi dall’Istat. Ad Aprile 2017 la stima degli occupati cresce dello 0,4% rispetto a Marzo (+94 mila unità), dopo un semestre in cui l’occupazione è stata a tratti stabile o in lieve crescita.

L’aumento congiunturale di occupazione, che si rileva sia per le donne sia soprattutto per gli uomini, interessa le persone ultracinquantenni e in misura minore i 25-34enni, mentre si registra un calo nelle restanti classi di età.

Cresce il numero di lavoratori dipendenti, sia permanenti sia a termine. In aumento nell’ultimo mese anche gli indipendenti.

Il tasso di occupazione sale al 57,9% (+0,2 punti percentuali). Nel periodo febbraio-aprile si registra una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,4%, pari a +82 mila), determinata dall’aumento dei dipendenti, sia permanenti sia a termine. L’aumento riguarda entrambe le componenti di genere ed è distribuito tra tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni. Dopo la crescita registrata a Marzo, la stima delle persone in cerca di occupazione ad aprile torna a diminuire sensibilmente (-3,5%, pari a -106 mila su base mensile). Il calo interessa entrambe le componenti di genere ed è distribuito tra tutte le classi di età.

Il tasso di disoccupazione scende all’11,1% (-0,4 punti percentuali), mentre quello giovanile rimane stabile al 34,0%. Dopo il calo del mese scorso, la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni ad aprile è in crescita (+0,2%, pari a +24 mila). L’aumento interessa donne e uomini e coinvolge i 15-24enni e i 35-49enni, mentre tra gli over50 l’inattività è in calo, stabile tra i 25-34enni. Il tasso di inattività è pari al 34,7%, in aumento di 0,1 punti percentuali su Marzo.

Nel periodo Febbraio-Aprile alla crescita degli occupati si accompagna il calo dei disoccupati (-3,9%, pari a -118 mila) e il lieve aumento degli inattivi (+0,1%, pari a +8 mila). Su base annua, ad aprile si conferma la tendenza all’aumento del numero di occupati (+1,2%, pari a +277 mila). La crescita riguarda i lavoratori dipendenti (+380 mila, di cui +225 mila a termine e +155 mila permanenti) mentre calano gli indipendenti (-103 mila).

Aumentano nei dodici mesi gli occupati per entrambe le componenti di genere; la crescita è particolarmente accentuata tra gli ultracinquantenni (+362 mila) e più contenuta tra i 15-34enni (+37 mila), mentre calano i 35-49enni (-122 mila). Nello stesso periodo diminuiscono i disoccupati (-4,8%, pari a -146 mila) e gli inattivi (-1,4%, pari a -196 mila).

Confcommercio: “Segnale positivo, ora servono conferme”

“I dati diffusi oggi dall’Istat riflettono la buona intonazione della congiuntura economica italiana. Al di là di persistenti debolezze strutturali, la crescita dell’occupazione e l’attenuarsi della ripresa dell’inflazione potrebbero indurre un miglioramento nel sentiment delle famiglie, con riflessi positivi sui consumi”.

È il commento di Confcommercio ai dati Istat di oggi su occupati e disoccupati ad Aprile 2017. “L’incremento di 94mila unità su base mensile degli occupati (+277mila in termini annui) – continua la nota – ha determinato un ulteriore avvicinamento ai livelli pre-crisi: rispetto al massimo raggiunto ad aprile 2008 la distanza è di sole 192mila unità”.

“Rispetto al minimo di Settembre 2013 sono stati recuperati 870mila posti di lavoro. Rimangono, però, alti i livelli della disoccupazione che, seppure in ridimensionamento, coinvolge ancora quasi 2,9 milioni di persone” conclude Confcommercio.

CNA: l’occupazione nelle piccole imprese in un anno è cresciuta quattro volte il Pil

Oltre ai dati diffusi dall’Istituto di statistica, oggi arrivano anche quelli della CNA e anche questi sono caratterizzati dal segno più. L’occupazione nelle piccole imprese cresce oltre quattro volte più del prodotto interno lordo. Tra artigiani, micro e piccole imprese ad aprile 2017 gli occupati sono aumentati dell’1,5% rispetto a Marzo e del 3,4% su Aprile 2016. Negli ultimi dodici mesi la crescita del Pil è stata pari allo 0,8%. Perlomeno la piccola impresa, insomma, sta evitando il rischio di un “jobless recovery” (crescita senza lavoro) tanto più pericoloso di fronte a una ripresa gracile. Da Dicembre 2014 (cioè da quando la Legge di Stabilità 2015 ha introdotto significativi sgravi contributivi nelle assunzioni a tempo indeterminato) l’occupazione nelle imprese artigiane, micro e piccole è salita complessivamente dell’8,6%.

I dati emergono dall’Osservatorio mercato del lavoro CNA, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza mensilmente l’andamento dell’occupazione in un campione di 20.500 imprese artigiane, micro e piccole con circa 134mila dipendenti complessivi.

Aprile ha segnato la più alta crescita dell’occupazione, tanto nei raffronti annuali quanto mensili, dalla nascita dell’Osservatorio. Un risultato frutto del combinato disposto tra l’incremento record di assunzioni (+57,5%) e il ben più contenuto aumento delle cessazioni (+28,2%) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Una performance che trasforma in tendenza, migliorandolo addirittura, il dato di marzo, quando le assunzioni erano salite del 45,2% e le cessazioni del 34,6%. Tanto che la CNA stima una crescita dell’occupazione complessiva nei primi sei mesi dell’anno in corso pari al +5,8%, a meno di eventi imponderabili.

Numeri in assoluto non altissimi (le assunzioni sono state pari al 3,5% del totale degli occupati) ma che riprendono un trend. Tanto più che l’incremento è prodotto in larga parte dai contratti a tempo indeterminato (+12,8%), una sorta di scommessa ottimista sul futuro, cui ha contribuito l’avvio degli incentivi per l’occupazione degli juniores iscritti al programma “Garanzia giovani”.

Gli occupati a tempo indeterminato nelle imprese artigiane, micro e piccole, infatti, rappresentano il 72,1% del totale, anche se in due anni sono diminuiti del 12,3% a favore dei contratti a tempo determinato (cresciuti del 9,8% e arrivati al 17,5% complessivo), dell’apprendistato (adesso all’8,1% complessivo dal 6%) e del lavoro intermittente, passato dal 2,2 al 2,4%.

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