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Manovra fiscale, Comitato unitario delle professioni in allarme

multinazionali

Professionisti preoccupati per lo split payment e le compensazioni dei crediti relativi a imposte sui redditi e relative addizionali

Il Comitato Unitario delle Professioni in audizione alle Commissioni riunite di Camera e Senato

ROMA – Il Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali ha depositato, nel corso di un’audizione presso le Commissioni riunite di Camera (Bilancio, Tesoro e programmazione) e Senato (Bilancio), un documento contenente le proprie osservazioni e proposte sul disegno di legge n. 4444 di “conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo. In particolare, il documento si sofferma sulle misure in ambito fiscale che hanno uno specifico impatto sui professionisti.

Nel testo il Cup sottopone alle Commissioni riunite una serie di modifiche per rendere più conforme la normativa al lavoro quotidiano e alle responsabilità dei professionisti. Tra queste spiccano i richiesti urgenti chiarimenti sulla natura del Bonus Renzi e del credito d’imposta scaturente dal modello 730, assieme al ripristino della possibilità di trasmissione dei modelli F24 tramite i canali alternativi a quello dell’Agenzia delle Entrate. Il tutto in uno alla richiesta di proroga dell’entrata in vigore delle novità normative – cosi modificate – per dare agli Uffici, ai professionisti, alle software house e ai contribuenti la possibilità di adeguare procedure e disposizioni

Al riguardo, il Comitato unitario delle Professioni “pur consapevole delle necessità di bilancio che hanno indotto il Governo al varo della manovra correttiva contenuta nel decreto legge in esame, esprime grande preoccupazione per la misure contenute che rischiano di essere troppo penalizzanti e non in linea con le finalità che si intendono perseguire”.

I timori per split payment e compensazioni crediti imposte su redditi

Due, in particolare, le misure su cui si focalizza il documento: lo split payment e le compensazioni dei crediti relativi a imposte sui redditi e relative addizionali. Per quanto riguarda l’articolo 1 del decreto legge n. 50 del 2017, il Comitato Unitario delle Professioni ritiene del tutto ingiustificata l’estensione della c.d. “scissione dei pagamenti” (o split payment, meccanismo secondo cui il committente non corrisponde al proprio fornitore l’importo dell’IVA da questi indicata nella fattura emessa nei confronti del primo) ai professionisti e, in genere, ai lavoratori autonomi che prestano servizi alla pubblica amministrazione e agli altri soggetti attratti alla disciplina con il decreto-legge n. 50 del 2017.

L’esclusione dall’applicazione di tale meccanismo, all’epoca della sua introduzione (1° gennaio 2015), era infatti giustificata dal fatto che i professionisti e, più in generale, i titolari di reddito di lavoro autonomo erano già soggetti a ritenuta alla fonte all’atto dell’incasso delle fatture da loro emesse nei confronti della pubblica amministrazione, dal che la trattenuta, sulla medesima fattura, anche dell’IVA era considerata una duplicazione non necessaria per soddisfare le esigenze di contrasto all’evasione fiscale che hanno ispirato l’introduzione di tale meccanismo.

“Pur considerando le disposizioni specificamente previste per limitare gli effetti finanziari negativi derivanti dallo split payment che sanciscono la priorità nell’erogazione dei rimborsi dei crediti IVA relativi alle operazioni soggette a detto meccanismo, non può essere sottaciuto che la misura, laddove riferita ai professionisti e agli altri lavoratori autonomi che già subiscono una ritenuta alla fonte all’atto dell’incasso dei corrispettivi, deve in ogni caso ritenersi non conforme al principio di proporzionalità di fonte comunitaria” afferma il Cup.

Nel documento si chiede pertanto l’abrogazione della lettera c) dell’articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 50 del 2017 e, per l’effetto, la reviviscenza della disciplina dalla stessa abrogata.

Quanto al secondo punto, il D.L. n. 50/2017 ha previsto all’articolo 3 una “stretta” sulle disposizioni in materia di contrasto alle indebite compensazioni dei crediti relativi alle imposte sui redditi e relative addizionali, di cui all’articolo 17 del D. Lgs. n. 241/1997.

Pur condividendo le ragioni che hanno indotto il Legislatore ad apportare la modifica – intanto con l’abbassamento del tetto da 15 a 5 mila euro per poter utilizzare la compensazione – e dunque la ratio della norma specificamente finalizzata alla lotta contro gli abusi e le frodi nell’utilizzo dell’istituto, il Comitato Unitario delle Professioni tuttavia rileva delle notevoli criticità.

Da un lato l’estrema poca chiarezza della norma dovuta, principalmente, alla mancanza di una misura transitoria che disciplini espressamente il comportamento da tenere relativamente a quegli adempimenti destinati a produrre effetti nel tempo. Dall’altro il notevole peso economico e burocratico per contribuenti e professionisti delle modifiche introdotte, unitamente alla immediata entrata in vigore delle stesse.

“La novità normativa in commento, infatti, rischia di creare enormi disagi alla maggioranza dei contribuenti corretti che, invero, si troveranno ad affrontare gravosi adempimenti ed oneri. In parallelo, questi ultimi saranno chiamati a rispondere alle inevitabili e numerose richieste, fisiologicamente legate alla serialità dei crediti fiscali oggetto della nuova disciplina, che periodicamente sono esposti a credito in compensazione nei modelli F24, peraltro in un periodo nel quale lo stesso Legislatore, contrariamente al processo di semplificazione auspicato, ha introdotto ulteriori e numerosi nuovi adempimenti (es. comunicazioni periodiche IVA)” conclude il Comitato unitario delle professioni.

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