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Fusione nucleare, il progetto DTT riproduce il meccanismo che alimenta le stelle

fusione nucleare

ENEA: “Passo in avanti per realizzare in Italia il Divertor Tokamak Test facility”

Nel cilindro ipertecnologico alto 10 metri con raggio 5, saranno confinati 33 metri cubi di plasma

ROMA – Si chiama DTT, Divertor Tokamak Test facility, il progetto da 500 milioni di euro per realizzare in Italia un’infrastruttura strategica di ricerca sulla fusione. La grande sfida è quella di riprodurre il meccanismo fisico che alimenta le stelle e per questo sono impegnati i migliori laboratori di tutto il mondo nel produrre energia rinnovabile, sicura, economicamente competitiva, inesauribile e in grado di sostituire i combustibili fossili.

Con il progetto DTT l’obiettivo è quello di realizzare nel nostro Paese una macchina-laboratorio che fornirà risposte scientifiche e tecnologiche cruciali per risolvere le maggiori criticità del processo di fusione, vale a dire i materiali da usare nel reattore e la gestione dei grandi flussi di potenza prodotti dal plasma combustibile.

E sul Divertor Tokamak Test facility sono stati compiuti ulteriori passi in avanti. Dopo la risoluzione approvata dalla X Commissione della Camera (Attività produttive, commercio e turismo) che impegna il Governo ad assumere iniziative per la realizzazione del progetto in Italia, anche EUROfusion, consorzio europeo per la ricerca sulla fusione nucleare che si compone di 29 istituzioni di ricerca di 27 Paesi, ha dato il via alla fase finale per finanziare il progetto.

“Si tratta della conferma dell’impegno di Parlamento e Governo nella direzione di favorire la localizzazione nel nostro Paese di infrastrutture di ricerca di frontiera che possono avere grandi ricadute sul tessuto imprenditoriale e per il consolidamento di filiere produttive di eccellenza”, ha sottolineato Federico Testa, Presidente dell’ENEA.

“Con un investimento di 500 milioni provenienti principalmente da fondi comunitari ed internazionali sarà possibile dare vita ad un polo scientifico-tecnologico di eccellenza con circa 2mila addetti che svilupperà tecnologie innovative per la competitività dell’industria nazionale, con ricadute scientifiche, economiche e per la formazione e l’impiego dei giovani”, ha concluso Testa.

Il Divertor Tokamak Test Facility

Il progetto nasce su impulso dell’ENEA in collaborazione con CNR, INFN, CREATE (Consorzio di Ricerca per l’Energia, l’Automazione e le Tecnologie dell’Elettromagnetismo) e alcune tra le più prestigiose università e aziende italiane leader nel settore.

Questo grande laboratorio scientifico italiano, considerato l’anello di collegamento tra i grandi progetti di fusione nucleare ITER e DEMO, fornirà risposte scientifiche, tecniche e tecnologiche cruciali destinate a risolvere una delle maggiori criticità del processo di fusione, lo smaltimento dell’energia nei reattori a fusione. Dopo Iter infatti rimarranno da affrontare i problemi che riguardano la gestione dei grandi flussi di potenza prodotti dal plasma combustibile e i materiali da usare come contenitore.

La tecnologia made in Italy alla base di DTT sarà la stessa utilizzata per ITER, ma con in più la possibilità di eseguire test utilizzando anche tecniche brevettate dall’ENEA: su DTT infatti si testeranno configurazioni magnetiche innovative e nuovi materiali come i metalli liquidi.

I “numeri” di DTT

In questo cilindro ipertecnologico alto 10 metri con raggio 5, saranno confinati 33 m3 di plasma e portati alla temperatura di 100 milioni di gradi con un’intensità di corrente di 6 milioni di Ampere, un carico termico sui materiali fino a 50 milioni di Watt per metro quadro e un’intensità di campo magnetico di 60 mila Gauss.

Mentre il plasma “scaldato” tramite corrente elettrica dall’effetto Joule lavorerà ad una temperatura di milioni di gradi, i 26 km di cavi superconduttori in niobio e stagno e i 16 km di quelli in niobio e titanio, distanti solo poche decine di centimetri, saranno a 269 °C sotto zero.

Grazie ai materiali superconduttori di ultima generazione realizzati dall’ENEA in collaborazione con l’industria, DTT sarà in grado di lavorare con un alto campo magnetico cosi da minimizzare la dissipazione dei conduttori e confinare plasmi con alta densità di potenza ed energia.

Il ruolo dell’ENEA

ENEA fornisce un contributo rilevante ai principali programmi di ricerca internazionale sulla fusione (ITER, DEMO e Broader Approach) ed è tra i partner principali delle agenzie europee EUROfusion e Fusion for Energy (F4E).

A livello nazionale, ENEA è il punto di riferimento nel progetto ITER, International Thermonuclear Experimental Reactor, reattore sperimentale in via di realizzazione in Francia, a Cadarache, nell’ambito di una collaborazione fra Europa, Giappone, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Corea. Il Dipartimento Fusione e Tecnologie della Sicurezza Nucleare, con i Centri di Ricerca di Frascati e del Brasimone, vanta professionalità e dotazioni strumentali di altissimo livello, riconosciuti quali eccellenze a livello internazionale.

Gli scienziati dell’ENEA sono stati tra i primi a realizzare impianti per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico, macchine per la fusione come il Frascati Tokamak (FT) e il Frascati Tokamak Upgrade (FTU); le attività sulla fusione hanno originato oltre 50 brevetti negli ultimi 20 anni, con ricadute significative per lo sviluppo e la competitività delle industrie nazionali con commesse che hanno superato il miliardo di euro.

“L’ENEA ha sempre ricoperto un ruolo d’eccellenza nella ricerca sulla fusione nucleare e con DTT l’Italia potrebbe mettere a frutto le competenze e le professionalità accumulate in anni di studi”, ha commentato Aldo Pizzuto, responsabile Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare. “Si tratta di un’occasione unica anche per l’ambiente perché l’energia ottenuta dal processo di fusione nucleare è sicura, inesauribile e in grado di soddisfare consumi energetici in costante crescita, e libera da CO2 perché non brucia combustibili fossili” ha concluso.

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