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Tra i giovani aumenta il consumo di alcol fuori dai pasti: allarme per il binge drinking

L'abuso di alcol porta alla demenza. Lo rivelano due nuove grandi ricerche su 2 milioni di pazienti in vista del 9° Congresso nazionale sui Centri diurni Alzheimer in programma a Montecatini il 17 e 18 maggio

Gli italiani e le bevande alcoliche nell’ultimo rapporto dell’Istat: ecco tutti i dati

Le consumatrici occasionali passano da 9 milioni 608 mila a 10 milioni 641 mila (+10,8%)

ROMA – Addio bicchiere di vino a tavola, l’Italia si avvicina sempre di più ai Paesi del Nord Europa per il consumo di alcol con i giovani che bevono soprattutto fuori dai pasti e nei luoghi del divertimento.

È proprio in questi ultimi, dalle discoteche ai concerti senza dimenticare però pub o case di amici, che cresce l’allarme per il cosiddetto binge drinking, vale a dire il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione.

A scattare la fotografia del consumo di alcol in Italia nel 2016 è stato l’Istat nel suo ultimo rapporto incentrato sul consumo di bevande alcoliche nel nostro Paese.

A livello generale il 64,7% della popolazione superiore agli 11 anni dichiara di aver consumato almeno un tipo di bevanda alcolica nell’anno: un dato stabile dal 2015 (64,5%), ma in netto calo rispetto al 2006 (68,3%).

Tra il 2006 e il 2016 diminuisce soprattutto la quota di chi consuma bevande alcoliche quotidianamente (dal 29,5% al 21,4%), ma aumenta quella di coloro che le consumano occasionalmente (dal 38,8% al 43,3%) e fuori dai pasti (dal 26,1% al 29,2%).

Più donne con il bicchiere in mano lontano da tavola

Cambiano soprattutto i comportamenti delle donne: tra il 2006 e il 2016 le consumatrici giornaliere scendono da 4 milioni 463 mila a 3 milioni 138 mila (-29,7% contro -23,2% dei maschi), mentre aumentano quelle che fanno uso di bevande alcoliche fuori dei pasti, da 4 milioni 52 mila a 5 milioni 250 mila (+29,6%).

Le consumatrici occasionali passano invece da 9 milioni 608 mila a 10 milioni 641 mila (+10,8%). Aumentano in misura consistente gli uomini che consumano occasionalmente bevande alcoliche, da 9 milioni 524 mila a 11 milioni 795 mila (+23,8% contro +8,9% delle donne).

Nel corso dell’ultimo decennio si modificano, anche se in modo differenziato, le abitudini in tutte le fasce di età. Tra i giovani fino a 24 anni e tra gli adulti 25-44enni cala soprattutto il consumo giornaliero; tra gli adulti di 45-64 anni e gli anziani over 65 aumentano i consumatori occasionali e, specialmente tra le donne, il numero di consumatrici di alcol fuori pasto.

Nel 2016, 35 milioni e 171 mila persone di 11 anni e più dichiarano di avere consumato almeno un tipo di bevanda alcolica nell’anno; di queste, 11 milioni 641 mila bevono quotidianamente. Elevate le differenze di genere: consuma alcol almeno una volta l’anno il 77,3% degli uomini contro il 52,9% delle donne.

Tra gli adulti 25-64enni, quasi tre persone su quattro dichiarano di aver consumato alcol almeno una volta nell’anno: oltre l’80% sono uomini, circa il 68% donne. Fra i ragazzi più giovani di 11-15 anni il 10% ha assunto alcolici negli ultimi 12 mesi (11,4% dei maschi e 8,5% delle femmine).

Già a partire dai 18-19 anni i valori si avvicinano a quelli della media della popolazione, per le ragazze sono anche più elevati (63,3% contro un valore medio relativo all’intera popolazione femminile di 52,9%). Il consumo giornaliero aumenta molto al crescere dell’età: tra i minorenni riguarda l’1,2% dei maschi e lo 0,2% delle femmine, cresce poi progressivamente e raggiunge il massimo tra le persone di 60 anni e più (50,8% uomini e 17,6% donne).

I giovani preferiscono aperitivi, amari e superalcolici

La popolazione di 11 anni e più di entrambi i sessi che consuma alcolici nell’anno beve soprattutto vino (51,7%), birra (47,8%) e altri alcolici (43,2%). La preferenza di alcol cambia però a seconda delle fasce di età. Tra gli adolescenti di 11-17 anni e i giovani e adulti fino a 44 anni ai primi posti si trovano birra e aperitivi, amari e superalcolici e all’ultimo posto il vino.

Le differenze di genere sono forti: gli uomini scelgono soprattutto la birra, le giovani fino a 24 anni invece aperitivi, amari e super alcolici. La bevanda più scelta dagli adulti 45-64enni e dagli anziani di 65 anni e più resta il vino, senza differenze di genere.

Nella fascia di età dei 18-24enni il consumo esclusivo di vino aumenta in modo consistente fra i maschi, mentre diminuisce nettamente tra le coetanee le quali, invece, a partire da questa età e per tutte le successive, intensificano il consumo di altri alcolici, scelti in modo crescente dagli uomini soltanto a partire dai 45 anni

Alcol anche fuori dai pasti per più di un uomo su due e per più di una donna su tre

Beve alcolici anche fuori dai pasti il 45,9% dei consumatori di alcol (15 milioni e 649 mila persone), in aumento rispetto all’anno precedente (44,0%), soprattutto fra gli adulti 25-44enni e 45-64enni (rispettivamente da 56,6% a 59,4% e da 38,9% a 41,3 %).

Fuori pasto beve alcol più di un uomo su due (53,2%) e una donna su tre (35,9%). Le differenze di genere sono accentuate fra gli adulti, e meno evidenti tra gli adolescenti e i giovani under 24; crescono rapidamente con l’età e raggiungono i valori più alti tra i 40-64enni (52,0% degli uomini contro il 31,7% delle donne) e tra le persone di 65 anni e più (33,6% contro il 14,5%).

Tra il 1999 e il 2016, in generale, sia per gli uomini sia per le donne, aumenta il consumo di alcolici fuori pasto tra i giovani (i nati tra il 1981 e il 1985), mentre diminuisce per la generazione dei più anziani (i nati tra il 1926 e il 1945). Le differenze di genere invece si riducono nel tempo a parità di età (tranne che per gli anziani di 75 anni e più) per il consumo di alcolici fuori dai pasti.

A livello territoriale, consumano più alcolici fuori pasto soprattutto gli uomini e le donne residenti nel Nord-est (rispettivamente 63,1% e 44,1%). Per gli uomini si hanno valori sopra il 60% in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta, per le donne la quota più elevata (58,2%) è raggiunta in Trentino-Alto Adige.

Tra gli adolescenti di 11-17 anni e i giovani e adulti fino a 44 anni ai primi posti si trovano birra e aperitivi, amari e superalcolici

Sono i giovani a bere più alcol fuori pasto almeno una volta la settimana

Ben 3 milioni 846 mila persone di 11 anni e più hanno un consumo di alcol fuori pasto più frequente (almeno una volta a settimana). Tale consumo riguarda soprattutto i giovani di 18-34 anni, con differenze di genere e un’incidenza fra i ragazzi più che doppia rispetto alle ragazze.

Considerando l’andamento per età la quota di consumo almeno settimanale di alcol fuori pasto sale fino al raggiungimento della fascia di età 25-29 anni, per poi scendere progressivamente nelle classi di età immediatamente successive.

In media si consumano a settimana fuori dai pasti 4,3 bicchieri di bevande alcoliche (4,6 per i maschi e 3,4 per le femmine). Tra i maschi i valori più elevati riguardano le persone di 55 anni e più; fra le donne l’andamento risulta più differenziato nelle diverse fasce di età.

Se si rapporta il numero medio di bicchieri fuori pasto a settimana a quello complessivo settimanale, l’incidenza del fuori pasto risulta superiore al 60% tra gli adolescenti, i giovani e gli adulti in età compresa tra 11 e 44 anni, mentre diminuisce nelle fasce di età successive.

Otto milioni e mezzo di bevitori eccedono nelle quantità raccomandate

Ai fini della valutazione dei rischi alcol correlati per la salute sono considerati sia il consumo abituale eccessivo di vino, birra o altri alcolici, che supera le quantità raccomandate dal Ministero della salute (consumo abituale eccedentario), sia gli episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni (binge drinking).

Qualsiasi tipo di consumo è considerato a rischio per la salute per i ragazzi sotto i 18 anni perché non sono ancora in grado di metabolizzare adeguatamente l’alcol.

Nel 2016, il 48,8% della popolazione (54,1% uomini e 43,8% donne), pari al 75% dei consumatori, ha comportamenti di consumo moderati che non eccedono rispetto alle quantità raccomandate.

Nel complesso, invece, i comportamenti di consumo abituale eccedentario o di binge drinking riguardano 8 milioni e 643 mila persone (pari al 15,9% della popolazione e al 25% dei consumatori), di cui 6 milioni e 82 mila maschi e 2 milioni 562 mila femmine.

Il consumo abituale eccedentario riguarda il 14,8% degli uomini e il 6,2% delle donne, il binge drinking l’11,2% degli uomini e il 3,7% delle donne. Rispetto al 2015 si mantengono costanti i consumatori a rischio sul totale della popolazione, sia per quanto riguarda il consumo abituale eccedentario sia il binge drinking.

Comportamenti non moderati, tra i bevitori di alcol, si osservano più frequentemente tra gli ultrasessantacinquenni (36,2% uomini e 8,3% donne), tra i giovani di 18-24 anni (22,8% maschi e 12,2% femmine) e tra gli adolescenti di 11-17 anni (22,9% maschi e 17,9% femmine).

Nelle classi di età anziane le quantità raccomandate vengono superate soprattutto nel consumo abituale di vino durante il pasto (57,5% uomini e 77,4% donne), forse anche a causa della scarsa conoscenza dei rischi per la salute in questa fascia di età (per la popolazione di 65 anni e più infatti già una quantità pari a 2 o più unità alcoliche è considerata a rischio).

Oltre agli anziani, anche i giovani di 18-24 anni sono una sotto popolazione ad alta diffusione di comportamenti a rischio; in particolare il binge drinking, che rappresenta per loro l’unica modalità di eccedere, coinvolge il 21,8% dei maschi e l’11,7% delle femmine che consumano alcolici.

Tra i giovanissimi di 11-17 anni, una quota del 20,4% hanno un comportamento non moderato nel consumo di bevande alcoliche. Anche in questa fascia di età si osservano differenze di genere, sebbene meno evidenti che nel resto della popolazione (22,9% maschi e 17,9% femmine). Le ubriacature raggiungono già tra i 16-17enni livelli pari a quelli medi della popolazione (7,5%).

Comportamenti a rischio più diffusi tra chi va in discoteca

Alcuni comportamenti non moderati nel consumo di alcolici risultano più diffusi tra chi frequenta abitualmente (più di 12 volte nell’anno) discoteche e luoghi in cui si balla.

“Pur non potendo affermare che il consumo di bevande alcoliche avviene necessariamente nel momento in cui ci si trova in discoteca o in altri luoghi in cui si balla, si osserva che alla frequentazione assidua di questi luoghi nel tempo libero (12 o più volte all’anno) si associa un’abitudine maggiore al bere in modo non moderato” sottolinea l’Istat nel suo rapporto.

Il fenomeno riguarda soprattutto i giovani e gli adulti fino a 44 anni. Tra i giovani di 18-24 anni di sesso maschile che vanno abitualmente in discoteca, il 38,4% ha l’abitudine al binge drinking (contro il 10,0% di quelli che non ci vanno) e il 24,4% delle donne (contro il 3,2%).

Anche la quota dei giovanissimi di 11-17 anni con l’abitudine al binge drinking (3,5%) sale tra chi frequenta le discoteche e raggiunge il 18,9% tra chi le frequenta maggiormente. Comportamenti di consumo eccessivi si osservano anche tra gli assidui frequentatori di concerti di musica o spettacoli sportivi.

Il binge drinking coinvolge il 21,1% delle persone che assistono 12 volte o più nell’anno a un concerto e il 13,5% di chi partecipa con maggiore frequenza a spettacoli sportivi, contro il 4,8% e il 4,4% di coloro che, rispettivamente, non svolgono queste attività. Anche in questo caso sono coinvolti soprattutto giovani e adulti fino a 44 anni.

I luoghi del binge drinking: casa di amici o parenti, bar, pub, birreria

Considerando l’ultimo episodio di binge drinking, i luoghi dove si eccede di più sono, nell’ordine: casa di amici o parenti (39,3%), bar, pub o birreria (29,4%), ristorante, pizzeria, osteria (27,5%), casa propria (25,1%), discoteca/night (13,0%) luoghi all’aperto o la strada (5,3%), e altri luoghi come, ad esempio, punti di degustazione o vinoforum (2,7%).

Sono prevalentemente i giovani e gli adulti fino a 44 anni che dichiarano episodi di binge drinking al bar, pub o birreria (41,7% tra 18 e 24 anni e 34,9% tra 25 e 44 anni), mentre tra le persone di 45 anni e più questa abitudine è maggiormente diffusa a casa propria o di amici e parenti e al ristorante, in pizzeria e all’osteria.

Tra i giovani di 18-24 anni e tra i giovanissimi di 11-17 anni l’ultimo episodio di binge drinking è avvenuto molto più frequentemente, rispetto alle altre fasce di età, in discoteca o night (18-24 anni 35,0%, 11-17 anni 28,8%). In queste età, tra i frequentatori assidui di discoteche o night, il 54,9% colloca in questi ambienti l’ultimo episodio di binge drinking.

Nella maggior parte dei casi l’ultimo episodio di binge drinking è avvenuto in un unico luogo (69,2%), mentre il 29,6% dichiara di essersi spostato in più luoghi. Per questi ultimi, le combinazioni di luoghi più frequenti sono “casa propria” insieme a “casa di amici o parenti” (5,5%) oppure “casa di amici o parenti” insieme a “ristorante, trattoria, pizzeria, osteria” (3,3%).

Il Codacons chiede etichette con avvertimenti per la salute come sui pacchetti di sigarette

“Servono subito misure di contrasto ad un fenomeno, quello dell’alcol tra i giovani, pericolosissimo, perché oltre a creare dipendenze e danneggiare la salute, contribuisce ad incrementare gli incidenti stradali” spiega il Presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

“Chiediamo in particolare un giro di vite nei confronti dei locali della movida, punto di ritrovo dei ragazzi nelle varie città italiane, dove di servono prodotti alcolici senza alcun limite e senza alcun controllo sulla vera età dei consumatori” aggiunge.

Per l’associazione dei consumatori “è necessario poi apporre etichette su bottiglie di birra, vino e alcolici in genere, contenenti avvertenze che informino i consumatori circa la pericolosità dell’alcol e gli effetti negativi per la salute, al pari di quanto già avviene per le sigarette”.

“I consumatori, specie i giovanissimi, devono avere informazioni chiare circa il contenuto dei prodotti alcolici, i rischi per la salute che derivano dal consumo di bevande alcoliche, e gli effetti collaterali legati all’uso e abuso di alcol. Così sarà possibile consentire un consumo responsabile e contribuire a ridurre i rischi legati agli eccessi alcolici” conclude Rienzi.

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