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Etichette nutrizionale su vino e alcolici: a rischio l’export made in Italy

Fivi, la Federazione dei Vignaioli Indipendenti, e Adiconsum chiedono al Mipaaf la modifica del sistema di etichettatura dei vini, ritenendola ormai obsoleta

Coldiretti: “Bene la trasparenza ma senza caricare i produttori di altri oneri burocratici”

Coldiretti interviene sulle etichette nutrizionali su vino e alcolici

ROMA – La Commissione europea ha dato un anno di tempo ai produttori per trovare un accordo riguardo all’etichetta nutrizionale su vino e altri alcolici. L’obiettivo di Bruxelles è di fornire ai consumatori informazioni circa gli ingredienti e le calorie. Una decisione importante soprattutto per l’export made in Italy, che rischia di veder sfumare miliardi.

Per Coldiretti infatti l’etichetta nutrizionale sul vino non deve tradursi in un inutile aggravio di oneri burocratici per le aziende vitivinicole. A partire da quelle medio-piccole, che contribuiscono in misura importante al nuovo record delle esportazioni di 5,6 miliardi nel 2016.

Per l’associazione “l’obiettivo comune deve essere quello di fornire informazioni corrette senza però che questo vada a caricare le imprese agricole di adempimenti burocratici difficili da sostenere, considerata la grande varietà delle produzioni made in Italy”.

La stessa ‘voglia di trasparenza’ dovrebbe però essere garantita anche su altri aspetti del settore vitivinicolo che oggi danneggiano i produttori italiani e i consumatori di tutto il mondo” aggiunge Coldiretti.

“Ad esempio la possibilità per i Paesi del Nord Europa, consentita dall’Unione Europea, di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero, pratica vietata nel nostro Paese. Ma anche quella di permettere la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua” conclude l’associazione.

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