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Tassa su sale da gioco, il Codacons dice sì

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Il riordino del settore giochi avrà conseguenze pesanti per l'erario

L’associazione dei consumatori a favore dell’ipotesi: ma evitare l’aumento delle accise sui carburanti

Il Governo pensa a una tassa sulla filiera del gioco

ROMA – Una tassa sulle sale da gioco per evitare l’aumento delle accise sui carburanti. È l’ipotesi alla quale starebbe lavorando il Governo, alla ricerca dei 3,4 miliardi di euro richiesti da Bruxelles per ridurre dello 0,2% il deficit.

L’esecutivo, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbe in mente di introdurre una tassa speciale a carico dei quasi 96mila punti vendita tra bar, tabacchi e sale da gioco distribuiti lungo la Penisola.

Una misura che, nelle intenzioni del Governo, oltre a recuperare 1,5 miliardi combatterebbe la ludopatia.

Molti degli esercizi in questione sarebbero infatti portati a rinunciare all’offerta di giochi.

Il Codacons si dichara a favore di una tassa unica sulle sale da gioco per reperire i 3,4 miliardi di euro richiesti da Bruxelles.

«Purché tale misura annulli qualsiasi incremento delle accise sui carburanti» spiega l’associazione dei consumatori.

Per il presidente del Codacona l’ipotesi è «un provvedimento giusto perché colpisce non un bene primario come la benzina, di cui i cittadini non possono fare a meno per spostarsi, ma un pericolosissimo vizio come il gioco d’azzardo».

«È essenziale però – prosegue Rienzi – che parte dei proventi della tassa sulle sale da gioco siano utilizzati per combattere la piaga della ludopatia. La dipendenza patologica ha costi sociali enormi, pari a 7 miliardi di euro annui. Costi che potrebbero essere abbattuti utilizzando tali risorse per ridurre il debito e la pressione fiscale».

Il Codacons chiede anche che ai Comuni siano dati più poteri per limitare il numero di sale da gioco sul territorio e gli orari di apertura delle stesse.

«La proliferazione incontrollata delle sale slot incide pesantemente sull’aumento di forme di ludopatia nei cittadini. Prevenire è più utile e meno costoso del curare» conclude l’associazione.

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