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La Venere di Urbino resta nelle Marche fino a gennaio

Lo ha deciso la Galleria degli Uffizi di Firenze: gesto di solidarietà per le aree colpite dal terremoto

La Venere di Urbino, dipinto di Tiziano

ROMA – Resterà a Palazzo Ducale fino all’8 Gennaio 2017 la Venere di Urbino, celeberrimo dipinto di Tiziano. Acquistato proprio per abbellire le stanze del Palazzo Ducale di Urbino e giunta nelle collezioni medicee grazie al matrimonio di Vittoria della Rovere, ultima erede della dinastia urbinate, l’opera è conservata abitualmente alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

E qui sarebbe dovuta rientrare il 18 Dicembre, ma la Direzione del museo fiorentino ha deciso di prolungare la permanenza nelle Marche della Venere di Urbino.

Un gesto di solidarietà per favorire il turismo nell’Italia centrale colpita dalla sequenza sismica iniziata il 24 Agosto.

Una decisione che è anche un messaggio a chi si troverà nelle Marche durante le festività di Natale.

La Venere di Urbino aveva fatto ritorno a casa, per la prima volta, lo scorso Agosto. Esposta dal 6 Settembre al Palazzo Ducale della città marchigiana, sarebbe dovuta rientrare agli Uffizi il 18 Dicembre.

Negli ultimi 13 anni il dipinto su tela è stato ammirato anche nel Museo del Prado di Madrid, nel Palais des Beaus Arts di Bruxelles, nella National Gallery of Western Art di Tokyo e nel Palazzo Ducale di Venezia.

«Privare gli Uffizi, ancora per tre settimane, di questo significativo quadro ci è apparso niente a confronto di quanto questa prolungata permanenza nelle Marche potrà restituire alle sue popolazioni in termini di maggiore attrattività turistica per i visitatori e di conforto per gli abitanti» afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt .

«Intorno alla celebrazione delle maggiori festività ruota una grossa parte dei flussi di spostamento che attraversano la Penisola da nord a sud e viceversa. Dotare una fra le regioni centrali colpite dal terremoto di una carta in più per fortificare il suo appeal è il minimo che potessimo fare» aggiunge.

«Siamo inoltre certi che l’opera sia sicura ad Urbino quanto lo sarebbe a Firenze, perché abbiamo pianificato con cura il prestito insieme al direttore e collega Peter Aufreiter» conclude.

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