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Vini affinati in alta quota con le teorie di Pasteur

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Progetto INGV: per dodici mesi testato a quota 2800 metri un lotto dell’azienda Calcagno

Il progetto sperimentale di affinamento ad alta quota si basa sulle teorie di Pasteur

ROMA – Nuovi orizzonti per l’affinamento dei vini grazie alla scienza e, in particolare, alle teorie di Pasteur. Domani, all’Osservatorio di Pizzi Deneri (Linguaglossa-Catania), saranno infatti svelati i risultati di un innovativo progetto dove la ricerca scientifica contribuisce al processo di affinamento dei vini.

La sperimentazione, nata dalla collaborazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), con l’azienda vinicola Calcagno, è durata per un anno.

Grazie a “Vini d’alta quota. I VINI CALCAGNO A QUOTA 2800”, questo il nome del progetto iniziato il 22 luglio 2015 e terminato il 22 luglio scorso, è stato allestito, presso l’Osservatorio di Pizzi Deneri, a quota 2813 m, un corner dedicato all’affinamento di un lotto di bottiglie dei vini dell’azienda, posizionati in casse di legno, per un periodo di circa 12 mesi.

Primo nel suo genere, il progetto si basa sulle teorie di Pasteur (1822-1895), chimico, biologo e microbiologo francese. Pasteur sosteneva infatti che “l’aria in alta quota è priva di germi ed è migliore per la conservazione di un prodotto fermentato come il vino”. Secondo lo studioso “l’aria più rarefatta, con meno ossigeno, mantiene i vini più giovani”.

Nell’arco dei dodici mesi di affinamento sono stati osservati i fattori considerati da Pasteur, insieme all’esclusivo microclima, il profondo silenzio, l’assoluta assenza di luce e la bassa concentrazione di ossigeno, presenti a quota 2.813.

Tutti elementi che favoriscono il “rallentamento” del processo di maturazione del vino e, quindi, la longevità dello stesso, evolvendosi sia dal punto di vista organolettico, sia della tonalità del colore.

A conclusione del primo anno di affinamento, i vini sono stati sottoposti a controllo per poter stabilire l’effettiva salute dei prodotti. La fase finale della sperimentazione, con il recupero delle bottiglie presso la zona dell’Osservatorio, prevede una degustazione analitica da parte di una commissione di esperti del settore (enologi, giornalisti, sommelier).

I vini, oggetto della sperimentazione, saranno venduti tramite un’asta di beneficenza e il ricavato sarà devoluto all’INGV per la ricerca sul sisma e per l’acquisto di specifici macchinari dedicati al monitoraggio e sorveglianza vulcanica.

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